Ascoltare l'Odissea: Tis
22-01-2008 / A parer mio
di Claudio Cazzola
Letture commentate in tre tempi
Primo Tempo: Odissee nell'Odissea
Il modello compositivo costituito dal «viaggio per mare» può avere protagonisti diversi pur nel modesimo contesto narrativo. Questo è proprio il caso dell'Odissea, che di tale genere letterario diventa subito un modello (dal greco: un archetipo): infatti nella cornice del poema trovano posto diversi itinerari che vedono lo spazio marino come luogo privilegiato. Nelle prime due puntate - già svolte presso il Liceo classico statale «L. Ariosto» di Ferrara il 5 e l'11 dicembre u.s. - si è esaminato rispettivamente il percorso di Telemaco e di Menelao, e questa volta tocca a Tis : chi sia costui lo si scopre con il soccorso (e che soccorso!) di Aristotele.
Tis. 13 dicembre 2007
Innumerevoli sono i tentativi di rinchiudere l'Odissea dentro una cornice robusta che la rappresenti in modo definitivo, laddove l'opera è congegnata in modo tale da sfuggire, regolarmente ogni volta, a qualsiasi rigida classificazione: come del resto infiniti i riassunti eseguiti del poema. Eppure, fra tanti di ogni tempo e paese, nessun perimetro si rivela più utile alla nostra indagine del logos delineato nella Poetica aristotelica - il logos appunto, vocabolo come al solito intraducibile, «concetto», «idea», «parola», e, perché no?, «riassunto» (1455b, 18-23):
«c'è un tale [tis ] che sta lontano dalla sua terra per molti anni, ostacolato da Poseidone, rimasto solo: proprio nel momento in cui le cose di casa sono messe in modo tale che i beni sono dilapidati dai pretendenti ed il figlio è oggetto di insidie, egli in persona giunge dopo aver naufragato, e, dopo aver riconosciuto alcuni, compie un assalto e lui si salva, mentre i nemici li annienta. Questo è lo specifico [ idion], il resto sono episodi [ epeisodia].»
Proviamo ad afferrare il filo offerto dal testo, con l'aiuto del quale avviarci alla ricerca di questo affascinante tis, un monosillabo diffuso capillarmente in tutta l'opera, come si cercherà di dimostrare negli incontri successivi, soprattutto ed in maniera esemplare nell'episodio di Polifemo. Per ora sia sufficiente l'exemplum seguente, tratto dal libro ventitreesimo: tutto è già stato compiuto, finita è la strage dei centootto pretendenti, occorre adesso ripulire l'ambiente e se stessi, ed indossare poi i vestiti della festa, in modo tale - afferma il vincitore (vv. 135-140) - che chiunque [tis ] sentisse musica e danza da fuori potesse solo pensare in positivo, e non ad una carneficina. Detto fatto: lavacro generale, si fa venire l'aedo, canto musica e danza che fanno risuonare dolcemente la casa:
«E così andava dicendo tis da fuori della casa in ascolto:
- davvero tis sposò la regina di molti aspiranti dotata:
infelice, poiché non è riuscita del suo legittimo marito
la grande dimora a difendere, finchè lui fosse giunto -.
Così davvero diceva tis , ma non sapevano come era accaduto.» (vv. 148-152)
Mentre ci lasciamo stregare anche noi [il verbo «stregare» attraversa l'Odissea intera come forma suprema di comunicazione poetica completamente avvolgente] dai tranelli della composizione, non lasciamoci sfuggire il nome celato in questo umile monosillabo. È proprio tis che la spunta su tutti gli altri pretendenti, colui che è penetrato da sotto, come un tempo a Troia, nella cittadella di Itaca travestito da pitocco. Parola di Atena, che è parola divina.