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"Presenze ferraresi" ad Exempla

06-05-2008 / A parer mio

di Maurizio Villani

Da pochi giorni è stata inaugurata a Rimini, negli austeri spazi di Castel Sismondo la mostra EXEMPLA. La rinascita dell'antico nell'arte italiana. Da Federico II ad Andrea Pisano. L'esposizione, che resterà aperta fino al 7 settembre, intende documentare, attraverso un centinaio di opere fra sculture, cammei, codici miniati e dipinti, come l'arte italiana del Duecento abbia attinto a modelli antichi, greci, etruschi e romani, interpretandoli con una particolare sensibilità che filtra quell'eredità attraverso stilemi propri del gotico.
Il percorso espositivo si apre con un'ampia campionatura di opere prodotte sotto l'impulso di Federico II, mostrando i precedenti romani e normanni che ispirano la produzione scultorea del cantiere di Castel del Monte. Segue poi la sezione dedicata a Nicola Pisano, in cui la capacità di rievocare la classicità si coniuga con un sentimento di "verità di vita" ispirato dalla cultura d'oltralpe. Tra i pezzi più significativi della sezione La lupa con Romolo e Remo e Rea Silvia, lastra marmorea della Fontana maggiore di Perugia, esempio emblematico di soggetto romano modernamente interpretato.
La sezione dedicata ad Arnolfo di Cambio e ai suoi aiuti mostra quanto il classicismo dell'artista toscano sia intriso di una particolare sensibilità religiosa, come si evidenzia nel severo Volto di Cristo con l'animula della Vergine, del Museo dell'Opera del Duomo di Firenze.
Le opere di Giovanni Pisano chiudono le sezioni dedicate alle arti plastiche ed evidenziano quanto la personalità inquieta dell'autore sappia rappresentare nel marmo il movimento e il pathos che preannunciano il rinnovamento naturalistico trecentesco. Esempio mirabile è la Danzatrice di Pisa, modernissima nel movimento di danza sottolineato dall'ondeggiare delle vesti.
Particolarmente suggestiva è la sezione sulla pittura a Roma nel secondo Duecento, dove spicca il Volto di Cristo di Pietro Cavallini, nel Collegio Teutonico in Vaticano, in cui la tradizione bizantina viene superata grazie all'influsso del classicismo romano.
Le "presenze ferraresi", di cui si parla nel titolo di questa nota, consistono in due teste muliebri della metà del XIII secolo, che fanno parte della collezione della Fondazione Cavallini-Sgarbi di Ro. Si tratta di opere della tarda età federiciana, in cui, come è scritto nel catalogo, "non si può non riconoscere come il classicismo, ormai giunto alla maniera estrema, estenui i valori plastici delle figure". Secondo la critica moderna queste protomi provengono dal palazzo imperiale fatto costruire da Federico II a Foligno ed erano destinate ad ornarne le pareti della sala di rappresentanza. Il fatto che la Testa muliebre con corona sia priva dei globi oculari ha fatto avanzare l'ipotesi che consentisse di spiare dall'esterno quanto avveniva nella stanza.
Il visitatore ferrarese non può non osservare con sorpresa un evidente errore geografico: la sede della Fondazione Cavallini-Sgarbi non si trova in un inesistente Ro di Rovigo, come è scritto sia nei pannelli dell'esposizione sia nelle didascalie del catalogo; essa ha sede notoriamente a sud del Po a Ro ferrarese.