Biografia politica di un riformista a Ferrara
12-06-2008 / A parer mio
di Maurizio Villani
La segnalazione bibliografica che propongo riguarda un libro recentissimo, che offre un contributo accurato alla conoscenza di figure e fatti della storia novecentesca dell'area ferrarese e bolognese, e non solo, ma che per le implicazioni che contiene si presta a considerazioni generali sulla polita italiana contemporanea.
E' appena uscito, per i tipi dell'editore Pedragon, il saggio di Salvatore Botta "Ezio Villani. Un socialista di Galliera all'Assemblea costituente". Il volume contiene, oltre allo studio storico dell'autore, un saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano e tre introduzioni di Enrico Boselli, Paolo Pombeni e Walter Veltroni.
I nuclei tematici principali della biografia di Villani (Galliera 1892-Roma 1955) riguardano due periodi cruciali della storia italiana del Novecento. Il primo, cui è dedicato il capitolo "Dalla crisi dello Stato liberale al fascismo", ricostruisce l'azione politica di Villani dopo la fine della prima guerra mondiale, cui aveva partecipato da ufficiale guadagnandosi una decorazione. Nel 1920 è nominato Segretario della federazione socialista di Ferrara, Vice-segretario della Camera del Lavoro, a fianco di Zirardini, e direttore della "Scintilla". Sono gli anni in cui la sinistra vive la contraddizione tra slanci rivoluzionari e spinte riformistiche, mentre già all'orizzonte si annuncia la reazione del fascismo. Villani è coinvolto nello scontro a sangue del Castello Estense il 20 dicembre 1920, viene arrestato e resta in carcere per tre anni, prima dell'assoluzione. Per sottrarsi alle vessazioni cui lo sottopone il regime mussolinaino, è costretto a numerosi spostamenti in città del nord-Italia, fino all'arrivo a Roma nel 1942.
Il capitolo su "Il secondo dopoguerra" prende in esame il secondo periodo cruciale dell'attività politica di Ezio Villani: il ruolo di dirigente del PSIUP e la militanza antifascista delle brigate Matteotti, che gli procura la denuncia al Tribunale speciale, l'arresto e la tortura nel carcere di via Tasso. Dopo la liberazione, Villani diventa redattore capo dell'Avanti! e partecipa alla delegazione socialista che rinnova il Patto di unità d'azione con il PCI. Nel 1946 è eletto all'Assemblea costituente nelle file del PSIUP nella circoscrizione di Bologna-Ferrara-Ravenna-Forlì. Il libro di Botta si sofferma sul contributo di Villani ai lavori della Costituente - in particolare sui temi del lavoro -, ma presta anche attenzione alle tensioni che crescono nel Partiti socialista e che portano alla scissione di Palazzo Barberini. Villani aderisce al PSLI, poi PSDI, nelle cui liste viene eletto deputato alle elezioni del 18 aprile '48.
Il libro si fa apprezzare non solo per la precisione della ricerca storica che lo sorregge e per le citazioni di scritti del protagonista che ne rivelano la dimensione provata e affettiva, ma anche per due ragioni che attengono all'attualità: in primo luogo questa, come altre biografie dei costituenti, mostra quale fosse lo spessore intellettuale e morale di quella classe dirigente politica che guidò la nascita della Repubblica; in secondo luogo, la vicenda di Villani ripropone il tema del controverso rapporto tra la sinistra italiana e il riformismo, cioè una questione che ha attraversato oltre un secolo di storia ma non appare ancora compiutamente risolta.