Martirio femminista
06-02-2008 / A parer mio
di Giuliana Berengan
Non è stato facile decidere di dare voce al pensiero che ha occupato la mia mente con adamantina chiarezza durante il recente e troppo lungo disquisire sulla libertà papalina.
E mi riferisco, lo si può capire, ai tanti, tantissimi bei discorsetti che, senza distinzione di appartenenza ideologica, hanno, con rara sollecitudine, sostenuto l'opportunità che il pontefice (nome che la chiesa di Roma ha sottratto al paganesimo latino che aveva il pontifex maximus come sovrintendente ai culti) entrasse da docente in quell'Università che un tempo era definita tempio della scienza; che salisse in cattedra a diffondere il proprio esimio ed altolocato ( qui l'etimologia è d'obbligo) punto di vista. No, non è stato facile perché nel mio animo ribelle alberga pur sempre il desiderio di poter condividere il pensiero diffuso specie quando esso proviene dalle alte sfere della politica, del sapere, della cultura e fa appello a valori imprescindibili quali correttezza, giustizia, civismo, libertà e altri ancora. Eppure non ho infine potuto negare alla mia mente laica, al mio corpo di donna, al mio spirito libertario di offrirsi tutti insieme come martiri a testimoniare grande soddisfazione per la revoca della lezione papale: una minima ma doverosa forma di rispetto per chi non si riconosce nell'oscurantismo sempre vivo nelle gerarchie ecclesiastiche; un infinitamente piccolo risarcimento per i tanti attacchi alla libera scelta delle donne, all'inalienabile diritto di decidere sui propri desideri e sul proprio ventre,
Proprio ora, quando già la macchina mediatica ha spento l'eco dell'evento ma la tracotanza dei possessori di verità si manifesta nel presunto diritto di costringere alla vita ho scelto di "ricordare". E' infatti al ricordo che rimanda il vocabolo greco martyrion che indicava la "testimonianza" alla quale si veniva chiamati, la "prova" che si doveva fornire: questo prima che la Chiesa si appropriasse di quella parola politica per farne, in modo etimologicamente enigmatico, l'opera di chi muore per far trionfare la dottrina di Cristo. E' dunque all'antico valore dei nomi assegnati alle cose che voglio rendere giustizia testimoniando la mancata conversione del mio pensiero eretico