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Le false alternative dei nostri giorni

30-05-2006 / A parer mio

di Carlo Pancera

Col fiorire della commedia antica non si esita a sottolineare certe caratteristiche di personaggi e situazioni della società di Atene del quinto secolo a.C., per renderli caricaturali e così enfatizzare dinnanzi agli occhi del pubblico ciò che, portato al paradosso, può divenire ridicolo. Si invita dunque da un lato a guardare con maggiore distacco alle cose, e dall'altro a prendere posizione. La commedia infatti con il suo contenuto provocatorio mira anche ad un intento di stimolo, oltre a quello di sbeffeggiamento e di puro divertimento.
Aristofane nella sua commedia "Le nuvole" mette in scena i due campi avversi di chi con un certo rimpianto da conservatore valorizza le consuetudini della tradizione su cui si basava ad esempio la pratica educativa convenzionale, e i seguaci di nuove modalità formative propugnate a quei tempi da certi "sofisti".
Nel testo de "Le nuvole" si drammatizza una pubblica disputa tra due modelli educativi, quello incarnato da un personaggio chiamato "discorso più forte", e quello detto "discorso più debole". Il primo rappresenta la vecchia scuola tradizionale a cui i nostalgici del passato guardano come ad un esempio da riprendere; l'altro rappresenta la smania alla moda, di seguire novità inaudite in un campo delicato e importante come la formazione dei figli. Il duello oratorio che ne consegue viene esposto a scopo provocatorio, ma anche a scopo di istruzione del pubblico. Di entrambi si rimarcano le assurdità, e su entrambi si provocano sboccacciate e grasse risate.
Viste in modo caricaturale la vecchia e la "nuova" modalità, son tali per cui la prima, l'educazione autoritaria di un tempo, di certo non ci alletta più, nè ci pare allettante l'altra, che oggi sembrerebbe identificabile nel condizionamento educativo dei mass media (è questo "il nuovo che avanza"...) e soprattutto della nostra inseparabile TV che teniamo in cucina, in sala, e in camera, e che rappresenta la nostra nuova balia per tutte le età. Ritornare alla prima è semplicemente improponibile, nonostante i nostalgici ne continuino a ricordare i vantaggi troppo dimenticati e disprezzati. Ritenere una accettabile alternativa quella con quel tipo di modello "nuovo", e considerarlo come moderno e veramente innovativo, è appunto ridicolo.
Pensando dunque a questa drammatizzazione aristofanea, la parola oggi in disuso qui potrebbe essere "figuriamoci", intendendola nel suo doppio senso, e quella oggi in auge che la sostituisce sarebbe "scenario", ma intendendola come un termine di provenienza anglo-americana....in quanto ricorrendo solo al vecchio dizionario greco-latino in uso una volta, l'avremmo sostituita forse con "ipotesi" o "prospettiva", ma si sarebbe potuto dire anche : "figuriamoci una situazione in cui....".
In conclusione non vi sembra che tra quei due scenari del V sec. a.C. potremmo riconoscere motivi di continuità con le false alternative dei nostri giorni? figuriamoci un momento la situazione in cui siamo scivolati a furia di seguire nuove metodologie di quelle impacchettate già bell'e fatte, in vendita in molte librerie o propinateci da programmi televisivi o direttive ministeriali o corsi di "aggiornamento". E dunque figuriamoci se per non ricadere nella vecchia modalità autoritaria dovremmo credere che questa ora in vigore sia nuova, innovativa, e paradossalmente non-autoritaria. Figuriamoci...! Proviamo dunque a considerare in una ricerca collettiva che tutte le componenti sociali dovrebbero svolgere assieme, se non riusciamo a ipotizzare uno scenario realmente rinnovato da prospettare per la formazione delle nuove generazioni.