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Dal codice da Vinci al codice della strada

22-12-2006 / A parer mio

di Fausto Natali

Macchè "cerchi nel grano", linee di Nazca o monumenti megalitici di Stonehenge, a Ferrara da tempo si segnala la comparsa sull'asfalto delle strade cittadine di misteriosi ed inquietanti "segni" di ignota fattura e provenienza. Complicati ed enigmatici caratteri, simili a geroglifici, tracciati sulla carreggiata con una sostanza biancastra che ad un'approfondita analisi (DNA, TAC, broncoscopia, esame delle urine) è risultata avere la stessa struttura cellulare del comune gesso ("da lavagna", per intenderci). Stratoglifi, logotipi, simboli di fertilità, messaggi alieni o un nuovo gioco da strada (come i vari "mondo", "scala" o "settimana" della nostra infanzia)? La forma del pittogramma è strana, involuta, a volte eccessivamente elaborata, ma lascia intuire lo sforzo (vano) dei misteriosi autori per consentire anche alle menti più semplici di afferrarne l'arcano significato. Di primo acchito la bizzarra composizione di linee e curve lascia alquanto perplessi, ma superato lo stupore iniziale il disegno, il fregio, il sigillo o quel che è, può in un qualche modo assomigliare ad una abbreviazione. Una sequenza di sole tre lettere: una R, una linea verticale che potrebbe essere identificata come una I e una W rovesciata che i più sostengono trattarsi di una M. Tanti segmenti di varie dimensioni e angolazioni che un paziente lavoro di decodifica semantica può ricondurre ad una fantomatica sigla: RIM, per la precisione.
L'ideogramma, se qualche idea questo criptico segno vuol sottintendere, è poi parzialmente circoscritto da aste che lo delimitano su due lati. Un vezzo stilistico che denota profonda ricerca artistica e perfetto controllo dell'esoterica materia.
Un bel mistero non c'è che dire! Ma si sa, Ferrara è da sempre terra di misteri: il magalasso, il fojonco, la palpastrega, il palazzodeglispecchi…
I candidi segni compaiono all'improvviso, senza apparente motivo, nelle zone più impensate, a qualsiasi ora del giorno e della notte. «Non ho fatto in tempo a scendere dall'auto per entrare dal bottegaio all'angolo a comperare quell'etto di ciccioli senza il quale non riesco ad arrivare a mezzogiorno, che sull'asfalto, in men che non si dica, è comparsa quella strana sigla e, contemporaneamente, come per magia, la mia auto è sparita!» - ha raccontato in una drammatica testimonianza l'ultima vittima dell'inesplicabile fenomeno. I due eventi, apparizione dell'inquietante sillaba e scomparsa dell'automobile, sembrano avere un'origine comune, ma è una circostanza tutta da verificare e alla quale gli inquirenti non danno troppo credito. Anche alla luce di vaghi e confusi resoconti che sostengono di aver visto spuntare, assieme agli enigmatici pittogrammi, alcuni personaggi buffamente abbigliati (pare indossassero una sorta di divisa che, per usare termini conosciuti, potremmo definire "da vigile urbano") che hanno agganciato l'automobile ad uno strano mezzo "munito di protuberanze biomeccaniche atte a prelevare oggetti" - recita il verbale della Questura. Forse un'astronave aliena in missione scientifica, forse un camion della nettezza urbana in turno serale, più probabilmente un'allucinazione dovuta ad abuso di sostanze alcoliche (o similari). Gli esperti, in effetti, dubitano fortemente della veridicità di questa versione, palesemente fantasiosa e verosimilmente influenzata dal filone cinematografico "incontri ravvicinati di qualche tipo".
Da ogni angolo del Paese sopraggiungono folle di curiosi per toccare con mano il materiale ectoplasmatico, quasi si trattasse delle lacrime di una Madonna piangente o di un nano da giardino singhiozzante. Vere e proprie carovane di pullman percorrono centinaia di chilometri per ammirare lo straordinario prodigio ferrarese. I commercianti, ovviamente, gongolano. I più intraprendenti hanno immediatamente provveduto a mettere in commercio graziosi ricordini: palle di vetro (snowglobes, quelle con la neve, tanto per capirci) contenenti piccole zolle di conglomerato bituminoso (sulle quali è stata tracciata la sigla RIM con una vernice fosforescente) che quando piove non cambiano colore, ma emettono con uno spiccato accento ferrarese (senza "dopie" e con la elle velata) una sconcertante sequenza di frasi del tipo "a gò na fam che a magnarìa un bò", "a son stuf ad cavar dil bietul, st'an a piant di gumbar", "am son fàt na berta cla fa voja". Una cinghialata da Guinnes paragonabile solo a quelle trote in cornice che si agitano come delle invasate al ritmo di Jingle Bells, ma si sa, it's all grist to the mill ("tutto fa brodo") nella debordiana "società dello spettacolo".
I semiologi più raffinati stanno scervellandosi da mesi per cercare di venire a capo dell'indecifrabile rompicapo, ma la soluzione non sembra, per il momento, a portata di mano.
Alcuni esperti, quelli maggiormente sensibili al fascino del trascendente, hanno avanzato ipotesi alquanto mistiche: «Credo che siano stati evocati per la nostra meditazione interiore», «Costituiscono un'evoluzione verso un nuovo tempo e un nuovo mondo», «Sono una specie di portale verso un sé più elevato», «Sono forme subliminali che illuminano la nostra mente. Come l'Enel!». Che dire? Benedetta New Age!
Anche gli enigmisti più abili sembrano in difficoltà. Bartezzaghi l'ha presa persa e fra le lacrime ha esclamato: «Basta, basta, è troppo difficile per me. Voglio tornare alle parole incrociate pentasillabiche con triplo avvitamento carpiato e doppio salto di consonante sinistrorsa!»
La questione sta ormai assumendo i toni di un thriller, un noir, una spy story. A complicare la già intricata vicenda sono intervenuti altri sconcertanti fatti: pare che le linee biancastre presentino tracce di polonio, come il sushi londinese, e di selenio, come le patate bolognesi.
Come andrà a finire? Si riuscirà, prima o poi, ad individuare i misteriosi autori dei "segni sull'asfalto"? Gli strani simboli cesseranno improvvisamente come i leggendari "Dio c'è" sull'autostrada, vittime di un confuso revisionismo cultural-religioso di matrice bimillenarista? E le auto sparite continueranno magicamente a ricomparire nell'autorimessa della Polizia Municipale con un verbale sul parabrezza?
Tante domande, tanti dubbi, tante ipotesi, ma per il momento nessuna risposta attendibile. Le ultime speranze sono ormai riposte nelle mani dell'infallibile ispettore Rock, il quale, come si sa, in vita sua ha commesso il solo errore di non aver mai usato la brillantina Linetti. Il famoso poliziotto di caroselliana memoria, nonostante l'acume investigativo non sia più lo stesso di un tempo, sostiene di essere sulla pista giusta grazie ad un prezioso e più che affidabile confidente (una ex-spia, ex-KGB, ex-Giovane Marmotta, ex-fidanzato di una velina), che gli ha riferito "qualcosa" circa il coinvolgimento di un celebre professore bolognese di corporatura robusta. Umberto Eco?