Oddiomamma
03-05-2007 / A parer mio
di Andrea Poli
Nel nostro paese vige un metodo scientifico di affrontamento delle emergenze basato su sofisticati modelli razionali che, per non tediare il lettore con complicate spiegazioni tecnicistiche, potremmo per brevità definire "sistema dell'Oddiomamma". E Ferrara, va detto a suo merito, è in prima fila nella rigorosa applicazione sul campo del principio. Un ragazzino muore dissanguato dopo avere sfondato una porta a vetri a scuola? Oddiomamma, mettiamo subito i vetri temperati (quelli che si sminuzzano in minuscoli pezzettini inoffensivi) a quella porta. Un po' di platani assortiti si rovesciano durante un temporale lasciando le loro belle voragini sull'asfalto? Oddiomamma, mettiamo subito delle transenne. A nessuno passa naturalmente per la testa di mettere in sicurezza le vetrature di tutte le scuole, o di verificare lo stato di salute di tutti i platani della provincia, hai visto mai che alla prima raffica di garbino qualche sfortunato automobilista di passaggio si becchi una platanata sulla testa: nel sistema dell'Oddiomamma sono dettagli di nessun rilievo. Molti anni fa, anzi diciamo solo alcuni che suona meglio, da presidente della materna nella quale era inserito suo figlio, il vostro brillante corsivista chiese alle autorità competenti di provvedere ad eliminare i venticinquemila litri di olio combustibile inutilizzato che invecchiavano come buon barolo d'annata nello scantinato posto esattamente sotto la sala mensa dell'asilo. Risposta di tutte le autorità competenti alle quali si rivolse, nessuna esclusa: non si preoccupi di mandare arrosto i venticinque bambini del piano di sopra, è difficile che l'olio combustibile prenda fuoco. Pregovi notare la finezza di quel "difficile": nella cultura dell'Oddiomamma se un evento ha meno di nove probabilità su dieci di verificarsi non si verificherà, sulla base dell'inoppugnabile assunto "Vuoi proprio che siamo così sfigati?". Quella volta, giocando sporco sulla pedante differenza semantica fra 'difficile' e 'impossibile', riuscimmo a scongiurare il frittomisto di lattanti: l'olio combustibile venne portato via. Ma si tratta di un'eccezione; la regola è quella applicata su via Comacchio nel tratto tra l'uscita dalla città e Cocomaro di Cona. Un po' di tempo fa, a seguito dell'asfaltatura di un paio di ciclisti avvenuta su altre strade, Oddiomamma!, fu apposto il limite dei cinquanta orari per tutelare i biciclari in transito. Qualche annetto dopo, a seguito di un paio di spalmate di auto contro platani avvenuti su altre strade, Oddiomamma!, nel medesimo tratto venne apposto un guard-rail per tutelare gli automobilisti in transito. Risultato: gli automobilisti schiumano per via del famoso limite dei cinquanta, i ciclisti (e i pedoni, tanto per non fare dei permali a nessuno) se la fanno sotto per via del famoso guard-rail che gli ruba almeno sessanta centimetri di carreggiata, che sulla spaziosa via Comacchio possono essere la distanza che separa l'andare fuori porta dall'andare all'altro mondo. In attesa della prossima grattugiata di biciclaro sul guard-rail, con rimozione dello stesso, e della prossima accartocciata di auto contro platano, con ripristino del guard-rail di cui sopra, nel grande valzer italico della prevenzione postuma: un-due-ttré-un-due-ttrée su il guard-rail, un-due-ttré-un-due-ttrée giù il guard-rail, changez la dame. L'altra domenica un mezzo centinaio di abitanti della zona, per protestare contro la pericolosità della strada, è arrivato in bici dal centro di Cona al piazzale della basilica di San Giorgio, finendo a cagione di ciò sui giornali. In realtà la vera impresa del manipolo di eroi non è stata giungere in città, bensì riuscire a tornare ai propri affetti familiari senza perdite; perché, come ha profeticamente cantato Gianni Morandi dopo un giro di ricognizione nel tratto di strada incriminato, su via Comacchio uno su mille ce la fa.