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Cavalli & criminali

08-06-2007 / A parer mio

di Andrea Poli

Il Palio è finito, posso dire viva il Palio? Per favore… Chiedo umilmente ai lettori questa licenza a cagione del fatto che, dopo la sciagurata morte di due cavalli l'anno scorso, chiunque osi parlar bene della manifestazione si sente considerato alla stregua di uno che ha appena ammazzato la moglie. Anzi, peggio: perché le mogli, secondo una diffusa e non del tutto ingiustificata corrente di pensiero, un po' se la vanno anche a cercare, mentre i cavalli, dipendesse da loro, passerebbero il tempo a mangiare, dormire, digerire. Vivrebbero insomma beatamente la porca vita se non ci fossero quei figli di buonadonna dei contradaioli a costringerli al massacro lungo l'angusto anello di piazza Ariostea. Così non sei più padrone di dire: dì su, ma hai visto le gare degli sbandieratori? Non per niente sono i più bravi a livello nazionale, che subito un amico ti rimbecca con misurata pacatezza. "Lascia bén perdere il palio veh, che per me voialtri lì siete tutti degli assassini di cavalli!". Hai un bello spiegare tu che gli sbandieratori lavorano a piedi, l'amico non demorde: "Sì, però fanno il Palio no? E allora sono complici degli assassini, dei criminali anche loro!". A quel punto, vista la mala parata, tenti coraggiosamente di salvare il salvabile, cioè te stesso: ma perché dici 'siamo', lo sai pure che io il palio lo vedo da spettatore e basta?. E lì l'interlocutore, finalmente rabbonito dal tuo atteggiamento dimesso, chiude con tono conciliante: "Bé insomma, spettatore o no, per me quelli a cui piace il palio sono tutti da mettere in galera e buttar via la chiave!". Fine del proficuo scambio di vedute. Non va meglio, onestamente, se tenti di spostare il discorso sullo sfarzo degli oltre milleduecento costumi della sfilata storica che mandano in overdose di brodo di giuggiole orde di turisti giunti appositamente da ogni dove, sui lunghi mesi spesi dalle contrade per rendere sbalorditivi gli undici minuti del giuramento, sull'incessante lavorìo delle migliaia di volontari che, pro caritate et amore dei, ruotano attorno all'evento. Niente da fare, di questi tempi quando si tratta di palio o sei bianco o sei nero, cioè a dire amico degli animali o truce aguzzino; basta, finito. Così al presidente dell'Ente Palio arrivano minacce di morte e gli animalisti si affannano a dichiarare ai giornali che loro non c'entrano niente e che si tratta di una manovra per screditarli; potrebbero magari anche aggiungere, già che ci sono, che esprimono la loro solidarietà al poveraccio a cui vogliono fare la ghirba, ma siccome è anche lui un criminale assassino di puledri se ne guardano bene: così impara. Dico una cosa, sgradevole ma la dico lo stesso: i cavalli del palio, se non ci fosse il tanto esecrabile palio, sarebbero stati convertiti in bistecche per anemici già da un bel po', visto e considerato che molti di loro sono stati allevati per correre negli ippodromi ma hanno dimostrato, crescendo, scarsa attitudine alla pista, e gli allevatori, in genere, non stanno tanto a guardare per il sottile quando si tratta di recuperare i soldi fitti spesi per tirar su un cavallo da corsa. Magari pure qualcheduno degli animalisti che hanno imbrattato di vernice rossa la sede dell'ente palio in un momento di debolezza si è mangiato un lombo di scarto da ippodromo che ha avuto la botta di culo di non finire fra le grinfie dei massacratori del palio, ma non ha fatto in tempo a rallegrarsene. Constatazione che non autorizza nessuno ad ammazzare un animale durante una corsa, ma che dovrebbe indurre chi nella vita si ostina a vedere solo il bianco o solo il nero a meglio apprezzare le sfumature di grigio.