Il cucinotto di quartiere
20-02-2008 / A parer mio
di Andrea Poli
Il mezzo fallimento (scusate se dico così, ma oggi sono di manica larga) della cosiddetta stanza urbana -presente, no?, il divieto di transito per i non residenti di due traverse di via Bologna, Putinati e Fabbri, nella zona dell'antico borgo San Luca, chiesto a gran voce dai residenti per arginare lo scorrere ininterrotto di auto lungo quella che è diventata la circonvallazione di fatto che collega via Ravenna con via Bologna e via Modena- dimostra in maniera incontrovertibile due cose. Primo, che quando si vive in una comunità non è che uno si può svegliare la mattina e decidere che ha il diritto di annusarsi solo la sua puzza, un po' come si faceva da bambini, parlo naturalmente per sentito dire, quando ci si nascondeva sotto le coperte per godersi in santa pace le proprie produzioni gassose. No, eh: per le emissioni in atmosfera vale l'antica e democratica legge del menga: chi ha il gas di scarico se lo tenga, perchè se poi qualcuno si mette dell'idea che sia giusto nasare solo la produzione propria e mette su una stanza urbana, allora anche tutti gli altri si sentono autorizzati a reclamare il loro tinello cittadino, il cucinotto di quartiere, l'antibagno condominiale. Secondo, che gli spiriti animali dell'automobilismo, se lasciati liberi di scatenarsi a loro piacimento, sono come gli spiriti animali del capitalismo: fanno quello che fa comodo a loro, non quello che reca giovamento alla collettività. E infatti, bruscamente troncato dallo sbarramento predisposto dalla polizia municipale su via Fabbri, l'incessante via vai di macchine non si è diretto -ma tu guarda come dev'essere dispettosa la gente- verso la direttrice di viale Volano, come avevano prefigurato gli strateghi della stanza urbana, bensì sulla prima parallela disponibile di via Fabbri, cioè a dire via Grillenzoni, che se possibile è anche più stretta delle altre due e si è ritrovata promossa dall'oggi al domani a nuova circonvallazione sud-ovest, vivissimi complimenti, troppo gentili non dovevate disturbarvi grazie, arrivederci e baci al bimbo. Va da sè che se lo chiedevano al sottoscritto, che di gestione del traffico non ne capisce una mazza, glielo dicevo anch'io che andava a finire così: raggiungere viale Volano da via Fabbri per sfuggire alle grinfie dei vigili è infatti impresa disperata, al cui confronto la biblica traversata del deserto da parte degli ebrei in fuga dall'Egitto è stata un'allegra scampagnata fuori porta. Essendo il popolo prediletto da Dio, almeno a loro il Creatore ha risparmiato la interminabile sequenza di rotatorie, zigzagamenti, semafori, sensi unici, confluenze di strade ad altissimo scorrimento che invece attende quotidianamente al varco il lungo serpentone di automobilisti ferraresi nel temibile collo di bottiglia di San Giorgio, coi santi malconci del ponte sul Volano che osservano allibiti l'ingorgo e pensano: noi facciamo solo i miracoli, qua mica siamo capaci di dare una mano. Va onestamente detto che da molte parti nel mondo, financo a Portomaggiore con rispetto parlando, attorno alle città sono stati costruiti dei misteriosi anelli asfaltati, detti circonvallazioni, che hanno il fine di sottrarre ai centri urbani il traffico di passaggio per incanalarlo all'esterno. E siccome l'automobilista molto spesso è stronzo ma quasi mai è scemo, se gli dai il modo di arrivare a destinazione senza pestare i calli delle casalinghe di via Putinati, lui prende la circonvallazione e va. Ora, la tangenziale sud-nord ci sarebbe anche, se non fosse che da qualche tempo -diciamo all'incirca da un periodo corrispondente all'affermarsi e all'estinzione dei dinosauri sulla Terra- giace, ahinoi! ferma allo stato di pia intenzione, unica traccia visibile della sua presenza essendo l'abbozzo di un cavalcavia segnalato da undici piloni in cemento armato, con la loro bella anima in tondino di ferro oramai marcio patocco che si protende verso il cielo come i rondinotti dal nido in attesa del verme e sembra implorare invano: il ponte, dateci il ponte. Mi associo di buon grado al grido di dolore degli stoici pilastri, certo di interpretare le aspirazioni dei poveracci che hanno la sventura di essere dislocati lungo le vie cittadine che fungono da circonvallazione già adesso o potrebbero essere in un prossimo futuro cinconvallazionate: ma lo vogliamo fare, 'sto ponte? E già che siamo in andare, non per fare i pignolini, vogliamo magari costruirci anche la sua bella strada di qua e di là?