Il miracolo
09-10-2007 / A parer mio
di Andrea Poli
Stap! Plin plinplin plin plin plinplin, clinck clinck, prosit! Oggi, cari amici lettori, festeggio con voi un mio personale record di cui menerò giustamente vanto nei secoli a venire: due semafori verdi consecutivi lungo viale Cavour. Ho già dettato, ad imperitura memoria dell'Evento, la mia epigrafe agli eredi: qui giace colui che prese due semafori aperti di fila agli incroci di via Cittadella e via degli Aldighieri. In trentacinque anni di onorata carriera automobilistica (così tanti?! Azzo però), mai mi era capitata una fortuna del genere, considerando che i sei semafori posti nel chilometro scarso che va dal viale della stazione all'angolo dei Quattro Esse sono il nostro personale Triangolo delle Bermude: un buco nero che inghiotte irrimediabilmente le energie nervose dei guidatori ferraresi. Perché non è che ti capita di trovarli verdi in base al calcolo delle probabilità -che già ti darebbe un cinquanta per cento di possibilità di fare almeno un filottino di due, chi si contenta gode, poco ma gode- o alle congiunzioni astrali: oggi la Luna entra in Scorpione e i nati sotto il segno dei Gemelli si troveranno il rettilineo spianato; no eh, i sei semafori sono sincronizzati, però a rovescio: qualunque velocità tu tenga quando ti diparti dal primo, stai pur certo che troverai il successivo rosso. Ma non rosso da un po', quel rosso antico che basta che uno rallenti un attimino e ti ridiventa verde davanti agli occhi. Macchè, il semaforo di viale Cavour è bastardo dentro; ti lascia avvicinare quel tanto che basta per darti l'illusione di farla franca, ma appena ti vede ai dieci metri tac!: giallo, rosso, fottuto. Perché poi sei costretto a vederti passare mezzo mondo davanti prima di ripartire, dal momento che il Cavour è un ecosistema urbano complesso: e le macchine che ti vengono su dall'incrocio, e le macchine che ti vengono su dal controviale, e i pedoni che sciamano attraverso il passaggio pedonale coi vecchietti artrosici che quando scatta il rosso stanno ancora a un quarto di carreggiata, e le ambulanze che vanno e vengono dal Sant'Anna, e le pantere che vanno e vengono dalla Questura, eccheduepalle. Intanto le auto in fila saturano di monossido di carbonio tutte le forme di vita sotto il metro di altezza poste nei paraggi, pargoli in carrozzina, barboncini col cappotto e gente che si allaccia le scarpe compresi; e i piloti cominciano a sgasare nervosamente già al verde pedonale, portando il limite di saturazione polmonare ad altezza d'uomo. Uno dice: possibile che viviamo in un'epoca storica in cui abbiamo clonato una pecora e fatto recitare Manuela Arcuri -per dire due cose che solo pochi anni fa sembravano pura fantascienza, anche se quello della Arcuri è l'esperimento francamente meno riuscito dei due- e non riusciamo a far andare a tempo sei cazzo di semafori? Personalmente ricordo che già una trentina di anni fa a Padova, lungo il vialone che porta in centro, dei cartelli ti avvisavano che se andavi ai quaranta all'ora trovavi tutti i semafori verdi; ed era vero, cavoli. Allora mi sembrò un miracolo e, visto quello che succede ancora oggi sull'asse principale della nostra città, un miracolo lo era di sicuro. Va detto che, in questo campo, Padova è la città di Sant'Antonio, che non ha una mazza d'altro da fare e può ben sovrintendere alla sincronizzazione di tre semafori, mentre Ferrara sta sotto San Giorgio, che è costretto a fare un sacco di straordinari in quanto è contemporaneamente patrono dell'Inghilterra, dove deve star dietro anche ai reali britannici. E così, fra draghi ancora in servizio permanente effettivo per le nuove regole sulle pensioni ed epigoni degeneri dei Windsor, dove vuoi mai che lo trovi il tempo di badare a viale Cavour, poveraccio.