Il ciclista elettrico
08-02-2008 / A parer mio
di Fausto Natali
Sarà capitato anche a voi, mentre, placidamente, in sella alla vostra amata "spicciola" vi stavate avviando verso casa, di vedervi sorpassare da un oggetto misterioso che silenziosissimo vi è sfrecciato accanto. Una forma indistinta, un vortice, un lampo che vi ha lasciati senza fiato. Che sarà mai? - vi siete detti - Siamo in ZTL (che non significa Zona a Traffico Libero - come qualcuno sostiene - ma Limitato, nel senso di contenuto, ridotto, vietato, achtung-verboten per i motorizzati) e non dovrebbe essere consentito l'accesso a nessun bolide (tantomeno a quelli a propulsione atomica, come potrebbe far pensare l'assoluta assenza di rumore di questo "coso"). Allora che roba è? Un Ufo che ha smarrito la strada? Rutger Hauer alla ricerca delle porte di Tannoiser? Un ex consigliere comunale che scappa con i soldi degli amici? Dopo un primo momento di stupore avete cominciato ad intuire che forse si trattava di una semplice bicicletta elettrica. Bicicletta? Elettrica? Alla velocità con la quale ha impostato la curva, tutto sembrava fuorché una bicicletta. Ha zigzagato fra gli altri veicoli come Tomba fra i paletti di Kitzbhuel, rischiando più volte di fare un filotto di pedoni e riempire una mezza dozzina di ambulanze e il tutto con la più assoluta disinvoltura. Imitando, nel suo piccolo, l'atteggiamento di strafottenza che hanno i SUV nei confronti delle utilitaria. "Cosa ti costa lanciare un bel 'Pistaaaaa!' mentre stai arrivando?", ho consigliato la settimana scorsa ad uno spavaldo ciclista elettrico che mi aveva scaraventato in una fioriera con il solo spostamento d'aria. "Ma non hai sentito il zzzzzzzzzz?", mi ha risposto. "Zzzzzzzzzz? Di che zzzzzzzzzz stai parlando? Ma non era una zanzara con la bronchite?". Ora, sia ben chiaro, non è mia intenzione ostacolare la diffusione dei veicoli ad energia elettrica, per carità, rappresentano per le nostre agonizzanti città una salutare pratica da incentivare, ma l'atteggiamento da "primo della classe", da prediletto dalle divinità ecologiche che gli elettrici ciclisti acquistano assieme alla bici, oltre ad infastidirmi può rappresentare un problema. Permettetemi, perciò, un piccolo suggerimento. Perché non applicate al vostro voltaico velocipede un minuscolo dispositivo, semplice ed economico, che potrebbe stroncare sul nascere ogni questione e, per di più, farvi ritrovare il tempo perduto (senza per forza rimpinzarvi di madeleinette)? Prendete una cartolina piegata in due (non una email perché l'effetto non sarebbe lo stesso) e con una molletta da bucato fissatela alla forcella della bici e, oplà, il gioco è fatto! Provate a far girare la ruota . ratatatatatatatatatata perfetto! Ora potete anche andare!