Prugne secche
12-03-2008 / A parer mio
di Andrea Poli
L'altro giorno stavo passeggiando per corso Ercole Primo d'Este col naso all'insù quando ho pestato una merda di cane ancora calda fumante. Una di quelle belle sscionfe di quattrozampe moderni, sapete, che si chiamano Maik e Lucrezia, s'ingozzano di croccantini con prugne secche, maccheroncini al ragù e macine del mulino bianco e lasciano sui marciapiedi quei raccapriccianti ammassi gelatinosi, scusate il disgusto, che quando li pesti si aprono come le acque del Mar Rosso davanti a Mosè per poi richiudersi inesorabilmente attorno alla scarpa del malcapitato pestante. E siccome il depositore era qualche metro più avanti che saltellava leggiadro (e ti credo) al fianco del suo spensierato proprietario, ho raggiunto il suddetto e gli ho spiegato che le evacuazioni del suo cane non è che si possono lasciare sul marciapiede, guardi qui come mi ha conciato il mocassino scamosciato. Lui mi ha guardato come se fossi appena sbarcato da Marte e mi ha apostrofato con un tono di severo rimprovero: "Lei non ama gli animali!". E infatti, è bén per quello che sto incazzato con lei, gli ho risposto. Intanto l'incolpevole cane, che di battesimo fa Ettore, se ne stava in disparte tutto contrito, ben consapevole degli effetti deleteri delle prugne secche sui mocassini scamosciati. Perché i cani, occorre riconoscerlo, hanno generalmente un senso civico che fa loro onore: quando sono lì lì per andar di corpo guardano il padrone come per dirgli: occhio che mi scappa, guarda che sto per farla eh, oddio non riesco mica più a tenerla, la faccio guarda che la faccio, cavolo l'ho fatta! Poi indicano la slofa col muso, come a dire: dai, prendila mò su che non sta bene, se passa qualcuno che figura ci facciamo. E si capisce che ci tiene, il cane voglio dire, a non passare per maleducato; nel frattempo il padrone assiste impassibile alla complessa operazione, e quando il cittadino modello a quattro zampe avvicina il naso ai postumi della digestione per invitare l'altro ad adoperare la paletta, questi -che la natura benigna ha generosamente dotato di mani e braccia anche se poi, per legge di compensazione, è stata piuttosto parca sulla materia grigia- lo strampona via tirandolo per il guinzaglio: "Cos'è che annusi quella porcheria, Ugo? Vieni via, non vedi che schifo?". E se ne vanno, regalando al mondo un cane afflitto dai sensi di colpa e due merde in più, non so se ci siamo capiti. Nel sottomura, dove i cani scorrazzano giustamente liberi e sono magari le mamme che tengono al guinzaglio i figlioletti per impedir loro di sbordare dai vialetti pedonali, i prati sono fittamente punteggiati di ricordini in paziente attesa della loro preda: la mano di un ragazzino incespicato, il giaccone di un bimbo in libera uscita, il piede improvvido di qualche patito delle camminate nella natura incontaminata. Secondo un mio amico i cani hanno tutto il diritto di fare i loro bisognini in mezzo all'erba, tanto lì non danno mica fastidio a nessuno. Il ragionamento fila, ragion per cui gli ho chiesto di poter utilizzare il giardino di casa sua come water: tanto lì in mezzo all'erba una bella ricciola di bipede vaccinato non dà mica fastidio a nessuno. Attendo risposta.