Activia
15-04-2008 / A parer mio
di Andrea Poli
Se davvero volete avere l'esatta percezione di quanto i mezzi di informazione abbiano contribuito ad approfondire il nostro grado di consapevolezza delle grandi questioni epocali che travagliano l'umanità, provate solo a pensare alla meteorologia. Ai tempi non mai rimpianti della mia sconsiderata giovinezza, d'estate crepavamo di caldo e d'inverno sbattevamo i barbini, ma eravamo convinti -beata ignoranza- che tutto si svolgesse nella regola; anche a causa, va detto, dei cattivi maestri della mia generazione, i nonni. I quali ti venivano vicino mentre stavi rantolando sotto quaranta gradi al centopercento di umidità e ti dicevano lapidari, roteando l'indice: "Tien't a mént, bèlo, che d'invèran a néva e d'istà fa càld!", in inverno nevica e d'estate fa caldo, prendevano su e se ne andavano. E tu venivi sopraffatto dai sensi di colpa: come, sarò mica una mezzasega che si fa spaventare da un po' di canicola? Poi sono arrivati i telegiornali di prima serata e abbiamo finalmente iniziato a prendere coscienza della drammaticità della situazione. "Freddo polare su Milano", titola il Tiggì Cinque alle otto di sera del 18 dicembre, mentre la conduttrice, dissimulando a mala pena l'apprensione, informa: "Nella notte termometro a meno tre nel capoluogo lombardo, ma gli esperti prevedono un ulteriore peggioramento delle condizioni climatiche", e un compunto colonnello del Centro Epson informa la nazione attonita che per i primi di gennaio è previsto un brusco calo delle temperature, con punte minime che potranno arrivare anche ai cinque gradi sottozero e possibilità addirittura di nevicate in pianura. A seguire, un medico del Niguarda dallo sguardo visibilmente preoccupato raccomanda di uscire di casa ben coperti e bere molte spremute di arance per rinforzare le difese naturali dell'organismo. A Ferragosto, invece, il Tiggì Uno delle venti dedica doverosamente il titolo di apertura all'emergenza del giorno: "Non accenna ad attenuarsi la cappa di calore che attanaglia la penisola: oggi a mezzogiorno, in piazza Navona, si sono raggiunti i trentasei gradi", mentre la conduttrice, dissimulando a mala pena l'apprensione, informa che "Gli esperti prevedono ancora otto giorni di caldo torrido", e un compunto colonnello dell'Aeronautica Militare informa la nazione atterrita che il picco della calura è previsto per il fine settimana, con punte massime che potranno arrivare anche a trentasette-trentotto gradi. A seguire, un medico dell'Umberto Primo dallo sguardo visibilmente preoccupato raccomanda e di bere molto per compensare le perdite di sudore. Il Tiggì Due, che va in onda mezz'ora dopo e si ritrova la notizia più clamorosa bruciata dalla concorrenza, rilancia nei titoli di apertura (e quando mai gli ricapitano altri trentasei gradi a Roma a Ferragosto): "L'Italia brucia sotto il sole: oggi a mezzogiorno, in piazza Navona, si sono raggiunti i quaranta gradi", mentre il conduttore, dissimulando a mala pena l'apprensione, informa che "La temperatura percepita ha raggiunto punte africane", e un compunto colonnello dell'Aeronautica Militare (un altro) informa la nazione prostrata che il termometro ha toccato i trentasei gradi ma che l'alto tasso di umidità ha portato a una temperatura percepita di ben quaranta gradi. A seguire, un medico del Policlinico Gemelli dallo sguardo visibilmente preoccupato raccomanda di mangiare molta frutta e verdura e di limitare il lardo di Colonnata. Grazie per essere stati con noi e buon proseguimento di serata, sigla. Ora, amici lettori, considerando che oramai tutte le notizie, di qualunque genere esse siano, ci vengono proposte con la stessa salutare carica di angoscia di quelle relative al tempo di cui ho or ora disquisito, sarei per invitare i direttori, i vicedirettori, gli spicher e le spicheresse che leggono i telegiornali a consumare molto, ma molto yogurt activia, quello che rimette in moto le funzioni intestinali. Così potranno andare di loro spontanea iniziativa in quel posto dove, immagino di interpretare anche il vostro pensiero, li manderemmo molto volentieri noi, non so se ci siamo capiti.