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Piccole percezioni: per don Franco, in memoriam

03-02-2007 / A parer mio

di Marco Bertozzi

Conoscevo don Franco da sempre. Ma, durante gli ultimi anni, la nostra frequentazione si era intensificata. Da quando, soprattutto, partecipavo alla giuria del premio "Caput Gauri", che si riuniva puntualmente, all'inizio dell'estate, a Casa Cini. La lettura dei libri di poesie, che confluivano copiosi alla giuria del premio, era ormai da anni lieta occasione d'incontro e di animate, nonché piacevoli, conversazioni.
Spirito ironico e scherzoso, don Franco amava farsi da me ripetere (irrinunciabile tormentone di quei pomeriggi) la poesia di un'arcadica e candida pastorella, che portava al pascolo il suo gregge su colline marchigiano-romagnole (antiche mie terre d'origine). L'effetto straniante ed esilarante di questo poemetto, che avevo imparato a memoria, divertiva molto don Franco. E a me piaceva recitare, con teatrale ironia, questa e altre poesiole, che avevo forse memorizzato, ora me ne rendo conto, a suo beneficio.
Mi capitava poi di fermarmi con lui, per conversare amabilmente di arte e di filosofia, o per parlare di qualche iniziativa culturale. Come, ultimamente, nel caso delle conferenze comacchiesi sulle eresie. Negli anni più recenti, per sollecitazione di don Franco, avevamo trovato più volte l'occasione di presentare insieme qualche mostra di artisti ferraresi, a noi cari, presso la "Galleria del Carbone" o altri luoghi espositivi.
Avevamo sperimentato, con reciproca soddisfazione, un modo di conversare tra noi e con il pubblico che stava diventando una bella consuetudine, da mantenere viva. Durante una mostra di fine d'anno, pre-natalizia, entrò nel discorso il tema dei Magi (oggetto, da parte nostra, di periodiche riletture). Avevamo anche pensato di proporre qualche riflessione su questo affascinante argomento. Si era vagamente accennato al Natale scorso, senza poterne far nulla, per ovvie ragioni.
Mi era sembrato di capire che, dopo la sua prima malattia, la mia presenza gli fosse ancora più gradita. Forse perché riuscivamo insieme - rifuggendo gli eccessi dell'erudizione fine a se stessa - a trovare forme di comunicazione con gli altri, che ci sembravano efficaci e non prive di senso. Lo scorso anno, don Franco mi aveva chiesto di presentare con lui, a Comacchio, un ciclo di conferenze dedicato alle eresie, intese come utile e attuale "pungolo" di riflessione.
Ce ne andavamo verso Comacchio, velocemente accompagnati in auto da Massimo Marchetti e da Paola Forlani, per raggiungere la sala delle conferenze, sempre affollata da un pubblico attento, che seguiva con piacere le parole di don Franco, dai toni brillanti, lievi e carichi di comunicativa. Ho ancora ricordi molto vividi di queste belle giornate trascorse insieme. Sto ripensando ad una conferenza, con Franco Cardini, quando il già intenso pomeriggio si era prolungato in una serata conviviale, all'interno di un magnifico cascinale perso nelle campagne, dove le conversazioni erano piacevolmente continuate fino a notte inoltrata. Momenti che ci mancheranno...
Ho visto don Franco il 29 novembre, a Casa Cini, per la festa del suo compleanno. Mi aveva stretto la mano in modo più forte del solito, in mezzo all'allegria della serata. Rammento di aver notato il pallore del suo volto. L'ultimo, fraterno saluto, ora posso dire. All'inizio di febbraio, a Comacchio, ci sarà il nuovo ciclo di conferenze, voluto da don Franco, ancora sul "pungolo" delle eresie. Ci torneremo, con gli amici di sempre, per continuare insieme le nostre conversazioni... Piccoli ricordi, piccole percezioni, in memoria di un grande amico di noi tutti.