Comune di Ferrara

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Quelli della Sacra Famiglia

07-05-2008 / A parer mio

di Roberto Bonsi

Nel proseguire a vista, nel mio cammino a ritroso nella Ferrara che fu, quella della mia infanzia e quella della mia adolescenza, intendo oggi ridipingere le pareti della mia memoria, perchè la stessa è un qualcosa di concreto e non un'astrazione; è come una pellicola della quale bisogna prendere la parte iniziale e riproporla così per intero, questo per chi a quel tempo non giaceva neppure nel ventre materno. FERRARA!!! città stupenda, un po' deserta ed un po' silenziosa, là dove le rughe del tempo han fatta la sua parte. Ma i ferraresi d'oggidì, sono quelli d'un tempo: vivamente cordiali ed umanamente disponibili oppure sono anch'essi omologati alla dabbenaggine ed all'indifferenza che praticamente ovunque regna sovrana??? torniamo, però, ora sul filo dei ricordi, e torniamo sulla Via Argine Ducale, là dove con gli occhi di bambino Guardavo le quattro torri del Castello ed il campanile della Cattedrale. alle mie ancor gracili spalle, c'erano le cosiddette: "case minime", le ricordo dipinte di giallo e di color bruno, e le ricordo come vecchi casamenti, come confusi condomini e piccole ma non certo ricche villette a schiera, e dicendo ciò spero che la memoria non mi inganni. Come in ogni dove, ogni quartiere ed ogni borgata, godono della presenza di una chiesa, ed anche l'area abitativa che ha visto la mia gioventù ne aveva e ne ha una; e quest'una è un grande ed esteso complesso edilizio costruito nel nome del Signore, e che si chiama: Parrocchia della Sacra Famiglia, Questo "rifugio" della vicina Comunità di fede ha un suo largo spiazzo che la vede impettita dinnanzi alla Via Bologna, che unisce il capoluogo felsineo con Porta Paola, detta anche Porta Reno, che era ed è l'ingresso principale a quel scrigno di grandi tesori che è la "Bella Ferrara". Di fianco alla chiesa in questione, esiste ancor oggi l'edificio della scuola: "Ercole Mosti", che chi scrive ha frequentato, e della quale, forse, parlerò in un altro scritto. Ma ritorniamo ora alla "Sacra Famiglia", quella composta dal bambin Gesù, da Sua madre Maria, figlia di Elisabetta e dal Suo Padre putativo, Giuseppe il Falegname; torniamo, è meglio dire, a questa Santa Casa delle anime, ed il parroco era in quel tempo Monsignor Adriano Benvenuti, un sacerdote dal piglio deciso, un Pastore che curava le sue pecore con nerbo e risolutezza. Si era all'avvio degli anni '60 e la Santa Messa era ancora in lingua Latina, ed in chiesa nella navata centrale ed in quelle laterali, uomini e donne stavano ben separati, e le regole ecclesiali erano molto più ferree di oggi. Il complesso parrocchiale aveva ed ha in se anche un oratorio ed un asilo con tanto di suorine, che se ben ricordo erano od ancora sono le Domenicane.
Esisteva od esiste ancora un campetto di calcio, che quasi aveva o ha poco da invidiare a quelli regolamentari. C'era e probabilmente ancora c'è un luogo di mescita con la possibilità di giocare anche con il calciobalilla. Mi ricordo anche il teatrino parrocchiale, ed i suoi spettacoletti, uno ad esempio, con tal Annalisa Guarnera, che poi nel tempo divenne mia amica e che ora ho perso di vista. La giovane Annalisa, era appena reduce dal Concorso: "Voci Nuove" di Castrocaro Terme, e lì nel teatrino, interpretò l'arcinota: "Non ho l'età" dell'oggi amica Gigliola Cinquetti, e mi ricordo di un altro giovane interprete che cantava un altra canzonetta che amavo ascoltare, e parlo di: "Ogni Volta", allora interpretata al Festival di Sanremo dal canadese Paul Anka e dal romano, da tempo scomparso, Roby Ferrante. frammenti di ricordanze, attimi di vita ormai perduta, e racchiusa da tempo in un ingiallito album dei ricordi. Correva l'anno 1966, ed io mi trovai nella parte ludica del complesso parrocchiale, non lontana da quella sacrale, con in mano un disco di vinile, un 45 giri sempre della Cinquetti, con quel brano che lei interpretò unitamente a Mimmo Modugno, sempre a Sanremo. Autore era sempre il "grande" e non dimenticato cantautore pugliese, morto nel 1994, ed il brano era ed è: "Dio, come ti amo" -" Nel cielo passano le nuvole,/che vanno verso il mare/ sembrano fazzoletti bianchi/ che salutano il nostro amore ...", e così via cantando. Alla vista del 45 giri, una suora, di fatto si scandalizzò per il titolo e per il contenuto, da lei ritenuto pressoché offensivo in quanto "l'innocente e pudica" Gigliola si rivolgeva al suo innamorato con fare blasfemo verso il ... buon Dio. Che tempi?. Oggi tutto ciò farebbe sorridere, di fronte a quello che si vede in giro. Quanta acqua come si suol dire è passata sotto i ponti ... . Quel disco, fu un regalo della Lellina, un'amica di mia madre, che oggi è la sposa del noto impresario televisivo: Bibi Ballandi. Fu mia madre a presentarli. Ho un buon ricordo di quei momenti, e non è solo un'espressione inneggiante alla memoria. Ricordo, che tredicenne feci un Capodanno lì con il cappellano e gli amici di quel tempo, e che i miei familiari, mi vennero a prendere a bordo della Fiat 500 di mia madre, e che ad un certo momento io dovetti per un attimo scendere dall'auto, in quanto dovetti dare un'indicazione stradale a mio padre che guidava, tanto era fitta la nebbia, che come ancor si dice, non la si poteva tagliare neppure con un coltello. Ricordo anche i momenti della catechesi evangelica e quello della mia Cresima in loco, dove mi sentii "arruolato" come soldato di Cristo, e fu l'Arcivescovo di allora, il Monsignor Natale Mosconi, a darmi lo "schiaffetto" liturgico che la prassi religiosa imponeva e forse ancora impone. Anche questa è una pagina oggi debitamente archiviata, del mio "modus-vivendi". Mi guardo indietro con simpatia, e per fortuna in qualche angolo remoto del nostro cuore e della nostra mente, giace in noi, quella parte di fanciullino di pascoliana memoria, che per fortuna tutti noi abbiamo.