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martedì, 13 maggio 2025.

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I giornalisti: vil razza dannata (I parte)

02-04-2008 / A parer mio

di Roberto Bonsi

Controcronaca in compagnia degli operatori della stampa e di critici d'arte, in pullmann tra Milano, Ferrara e ... (sigh!!!) ritorno.

La corriera, tema e sopratutto mezzo di locomozione a me caro. Mi evoca cari ed indimenticati ricordi legati strettamente alla mia infanzia; come quando si andava in vacanza durante l'estate tra gli anni '50 ed i "mitici" ma sin qui fin troppo strombazzati anni '60. L'estate la si trascorreva nella ridente Valle d'Aiano tra Sasso Marconi in provincia di Bologna e Zocca, oggi meglio nota come il paese del "Vasco", sugli Appennini modenesi. Qui nel medio pomeriggio dalle alture sovrastanti il paese che ci ospitava, vedevano salire superando ad uno ad uno i vari tornanti, la bella corriera blu che proveniva da Bologna, e che era chiamata il "postale", in quanto per l'appunto trasportava la posta a molti in loco, tra stanziali e villeggianti. Il suono rombante del suo clacson era una festa, e ci vedeva in avvistamento sull'alto colle, per godere di lei, come grande ed unica novità della giornata. La corriera era quella menzionata su di un altro mio articolo, quello dove parlavo del ... "trafugamento " a noi ferraresi di Milano, della corriera che univa le nostre due città, quella del cuore, chiaramente: Ferrara, e quella della mente, per l'appunto: Milano. Parlando della corriera, per non andar fuori tema, e per non rompere le ... scatole al lettore ed alla lettrice quali essi siano, e che mi stan leggendo; ci ritrasportiamo ora e tutto d'un colpo ai giorni nostri e seppelliamo la ... corriera nel suo mare di ricordi, e salendo a bordo di un modernissimo e fiammante autopullman G.T. Ahime!!!. Da tempo la mia città la vedo con il ... binocolo, una sorta di "mordi e fuggi" che scaturisce dalla mia presenza di giornalista invitato per lo più alle mirabili mostre offerte dal bugnoso Palazzo dei Diamanti, una delle più importanti e gloriose immagini (il Castello compreso) che rappresentano la "bella Ferrara". Il dì previsto per uscire dal caos di Milano e per via autostrada raggiungere Ferrara, ci vede compiere una sorta di levataccia all'alba. Dopo una rapida prima colazione, si prende la metropolitana o il tram, e sembra quasi fatto apposta, quando si ha fretta, rallentano la loro corsa, specie il tram qui a Milano è conosciuto per non arrivare mai e sopratutto andare a passo d'uomo, mentre la metropolitana a volte tende a sonnecchiare in qualche fermata principale od ancor peggio si arresta nel buio pesto della galleria tra una fermata e l'altra facendo perder minuti preziosi, a chi ha impegni pressanti, ma si sa a Milano, tutti corrono ..., corrono ..., corrono .... . Ah!. Non vorrei sembrar razzista, ed infatti non lo sono, poi sono .. fatti miei!!. Ma di solito il sabato mattina presto in quelle ore antidiluviane, le carrozze del metrò e quelle del tram sono popolate perlopiù da extra - comunitari di varia tipologia: avvenenti badanti slave, così fan presumere i loro biondi capelli ed il loro giunonico aspetto; operai e ... nullafacenti che rappresentano la maggioranza tra uomini di colore ed altre razze, che oggi popolano il "sottobosco" della "milanesità" perduta. Il "meeting-point" per attendere il pullmann organizzato dai "pierre" per raggiungere Ferrara, è lì in Piazza Castello davanti all'emblematica Torre del Filarete, vicino alla fontana che per il suo aspetto è stata soprannomianta la "torta", e su di li lei, un tempo si vociferava, si favoleggiava, seguendo i ritmi oltremodo stonati di una certa leggenda metropolitana , che il defunto statista: Bettino Craxi, blocco su blocco la fece a suo tempo trasferire nel suo esilio di Hammamet. Ma quante balle ... !!!. Passano i pochi minuti, ma solitamente il pullman che proviene da una ditta comasca, sembra non arrivare mai. prima di lui arriva il solito bus dei giapponesi, e guai chiamarli: "Jap", non so perchè ma per loro è dispregiativo, si offendono a morte, ma per fortuna questa non è una mia esperienza, e mai nessuno di loro mi ha indotto a fare ... "Karahiri". I giapponesi, fotografano il Castello Sforzesco, la "Torta" su citata, e chiunque passi loro accanto, poi si fotografano naturalmente tra di loro e così via. A prima vista, sono simpatici ed anche un po' buffi nel loro avanzare questi figli del "Sol Levante". Finalmente arriva il pullman per Ferrara, e chi scrive unitamente agli altri giornalisti, e agli aspiranti tali (ma non siamo già troppi!!), ecc. ecc., ci imbarchiamo tra mille sorrisi, tante moine e .. lunghi coltelli. Possibile che non si possa mai andar d'accordo quando in ogni modo si tende a formare un'umana aggregazione. Non occorre un capopopolo, bensì servirebbe solo un pizzico di buon senso, ma si sa le teste pensanti o presunte tali, sono tante. Esiste sempre il ritardatario o la ritardataria di ... turno, e quindi si parte alla volta della città delle ... belle donne, del buon mangiare e delle biciclette, sempre con un lieve ritardo, poi come una ciliegina sulla … torta, l'autista del bus, che non conosce bene la città, prima di uscirne, ci impiega un bel pò, facendo una sorta di giro dell'oca. Finalmente si entra in autostrada, e tra tanti: "bla-bla e così via si fa una breve sosta in qualche "Autogrill" per un "coffee-break" ed una capatina ai servizi. Dopo circa tre ore o poco meno, si esce a Ferrara-nord, si imbocca la via Modena, il sottopassaggio della Stazione Ferroviaria Centrale, il Largo delle Barriere, Corso Porta Po, Corso Biagio Rossetti, ed ecco lo "stop" al lato dei Diamanti.

(fine della prima parte)