Moni Ovadia e il suo 'violento' intervento di pace per il giorno della memoria
27-01-2009 / A parer mio
di Maria Cristina Nascosi
Ha iniziato, come suo more solito, con battute e storielle ebraiche che fanno subito sorridere il già preso uditorio, poi l'ultima entra in argomento e ti ci ritrovi come dentro le sabbie mobili, senza sapere come.
Solo la sua voce, che ha cominciato a tuonare come quella di un dio ariostesco che da lassù lanci i suoi anatemi verso i propri malcapitati peccatori quaggiù, ti fa capire che è entrato in argomento e che sta azzannandoti perché tu ti scuota dal tuo inutile umano torpore.
Commento a parte, pregnante, intensa, piena di citazioni intelligenti di altri, oltreché proprie, la conferenza di Moni Ovadia, lo scorso venerdì al Dipartimento di Scienze Storiche dell'Università di Ferrara, Una Memoria per costruire il futuro, tema che è solo riflessione, interlocuzione, assommoir nella migliore tradizione ebraica che pone domanda a domanda.
La risposta sarebbe troppo 'comoda', assonnante; il Giorno della Memoria deve essere non di sole ventiquattro ore, ma deve divenire il Tempo della Memoria per tutti, affinché si applichi ciò che ognuno di noi vorrebbe divenisse il mondo: un po' quello che diceva Gandhi, quello che forse ci si aspetta da Obama che - dice Moni - ha lavato il peccato originale americano, specie quello di Jefferson che, certo emanò la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, ma, al contempo, permise bellamente la schiavitù.
La responsabilità - ha sottolineato più volte - deve essere in ognuno di noi: nessuno può sottrarsi alla sua etica, tutti siamo colpevoli se non ci adeguiamo e concorriamo.
Un tema del non dimenticare di ricordare che applicherà al suo prossimo Mercante di Venezia da Shakespeare (autore che Moni definisce non solo genio, ma 'luciferino') ed allo splendido monologo del 'suo' Shylock - un tema che dobbiamo fare nostro e la poesia che segue, redatta da chi scrive, vuol essere un piccolo germe scaturito dalla lectio magistralis ovadiana.
RICORDA
Ricorda
ricorda
ricorda,
perché
labile è la memoria.
Ricorda,
perché nessuno possa
dire mai
io non c'ero,
in nome
di un ancor più obliante
noi, non c'eravamo
PER NON DIMENTICARE DI RICORDARE, MAI
Maria Cristina Nascosi Sandri, per il 27 gennaio 2009