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Né da quercia né da roccia

17-02-2009 / A parer mio

di Claudio Cazzola

La neve, vivificata dal sole, riverbera sui solchi dei volti induriti della gente della Carnia. La monotonia secolare della vita del paese rischia di venire sconvolta all'improvviso dall'apparire massiccio di un corteo di automobili quale nemmeno una visita pastorale - ma il silenzio regna sovrano. C'è chi ha voluto essere presente, ed è lì, muta ed implacabile accusa contro l'invadenza delle telecamere; chi invece, ed è la maggioranza della comunità, se ne sta in disparte: ma non devi vederla come una alzata di spalle, se hanno fatto sapere che si voleva una cerimonia privata tale deve essere, una parola basta e avanza. Ecco che si forma, come se ci fosse una regia nascosta da qualche parte, l'accompagno, quello che da che mondo è mondo si affianca a colui che sta compiendo il viaggio supremo: nessuno parla, nemmeno gli uccelli nel cielo. Ad un certo punto, come su cenno dall'alto, la pompa si ferma, sembra senza un perché, questa casa non è per nulla diversa da tutte le altre della via, e del borgo stesso: ma lassù, tendine tirate a tutte le finestre, tranne una, diagonalmente divisa. E, dietro, un volto che guarda.

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Intanto l'inverno sembra sferrare gli ultimi suoi assalti: il sole delle ore centrali del dì ha fatto già spuntare tante margherite, insieme con altri fiori ed erbe nuove. Rinascono pure, come per incanto, le cosiddette gite scolastiche, con tutto il loro strascico di polemiche cicliche, sempre uguali e mai risolte, sulla sostanziale inutilità di tali iniziative, dai soldi (troppi) spesi dalle famiglie ai danni (troppi pure loro) arrecati ai luoghi visitati. Eppure, per i nostri studenti di Ferrara, c'è un posto assai comodo da raggiungere, addirittura mediante servizio di autobus urbano: il Dipartimento di Riabilitazione "San Giorgio", ubicato in zona Fiera. Qui è possibile toccare con mano cosa significa vivere per ragazze e ragazzi, quando Zeus ha girato lo sguardo dall'altra parte, loro e le rispettive famiglie. Questo è un viaggio di istruzione altamente consigliabile, per tutti - e finiamola una buona volta con le risse televisive.

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Di un padre è quel volto che guarda in basso: cosa passa nel suo cuore in quel momento? Da una fessura simile si sporgeva lo sguardo di Penelope, la regina angosciata da vent'anni di attesa (attesa di che cosa?), impotente e disseccata nel cuore: e quando arriva, inatteso, lo straniero carico di tante ambiguità ella non sa resistere al grumo che cova dentro di sé, sfogando con lui tutta la propria disperazione; e conclude, aspirando segretamente alla solidarietà dell'altro: "Sicuramente non sei nato da quercia indurita né da roccia" (Odissea, 19, verso 163). Tra tante, troppe parole ingenerose oltre che inutili pronunciate in questi giorni, queste potrebbero bastare a tessere una solidarietà silenziosa e perciò genuina con chi ha sofferto, e continua a soffrire, come Beppino Englaro.
Ed anche tu, mia lettrice e mio lettore, non sei nato né da quercia né da roccia.
Ed a te infine, Eluana, sia lieve la terra, perché tu - lo testimonia il poeta latino Marziale - non fosti a lei pesante.