Ferrara, ragazza sobria e silenziosa
29-01-2007 / A parer mio
di Chiara De Luca
Ricordo con particolare chiarezza una sensazione che avevo da bambina, tornando con i miei genitori dai nostri frequenti soggiorni a Roma.
Lasciata la capitale, madre caciarona, spettinata, allegramente invadente, si tornava alla piccola Ferrara, ragazza chiusa, sobria, elegante e silenziosa.
Avvertivo una strana impressione, il senso di un brusco stacco, come quando tornavo da scuola, dalle corse con gli amici nel cortile, e mi rifugiavo nella mia stanza, a leggere o a giocare, mentre il tempo svaniva, e ciò che contava era il silenzio, che dovevi in qualche modo colmare perché non ti trascinasse via.
Roberto Pazzi, scrittore che vive da anni a Ferrara, cui ha dedicato molte belle poesie, in un suo romanzo dal titolo omonimo, la definisce Città volante. Ed è proprio così, Ferrara ha un qualcosa di sospeso, che a tratti ti dà l'impressione di essere in un'altra dimensione, dove tutto si muove più lentamente, più ordinatamente, dove il silenzio fa rimbombare i rumori, così che, invece di stordire in un flusso continuo, come nelle grandi città, sorprendono, si disegnano nell'aria, risaltano.
Ho accennato alla mia infanzia perché i miei ricordi di Ferrara partono con naturalezza da lì, attraversano un'assenza di anni, e riprendono nel passato recente.
E perché, in modo del tutto singolare, la ragazza sobria e silenziosa non è cambiata molto da allora, come se il tempo per lei non fosse trascorso; mentre io me ne allontanavo restandole in qualche modo, senza saperlo, legata, e, pare, crescevo, o soltanto invecchiavo, lei non è cresciuta né invecchiata.
Certo, c'è più movimento, più traffico, qualche supermercato, negozio, qualche palazzo è sorto a togliere spazio, la periferia si è ampliata, qualche nuovo locale spezza qua e là, la quiete immobile della sera, ma nella sostanza quel senso di sospensione interna, di attesa, è rimasto intatto.
Lasciai Ferrara per trasferirmi a Pisa, dove frequentai l'Università, poi vissi un po' a Firenze, infine sono approdata a Bologna, lavoro a Parma, spesso Milano.
Solo di recente riscopro Ferrara, o forse la scopro per comparazione e contrasto, e ci torno per trovare un qualcosa che altrove non c'è, o forse per trovarci una assenza, non so.
Già arrivando alla sua stazione, percepisci uno stacco, è come entrare in una dimensione diversa, più lenta forse, sospesa, appunto.
C'è un senso di quiete, come in molte piccole stazioni, una quiete che però senti solo apparente, colma di attesa.
Quando, dopo aver girato a sinistra e aver attraversato i giardini, ti ritrovi sul grande viale Cavour, dove un tempo scorreva l'acqua del Po, vedi che qualcosa comincia a muoversi, come afferrandoti e conducendoti dritto al cuore della città, il cui centro è il Castello Estense, perfettamente conservato, che si erge come una vedetta nel centro di Piazza Largo Castello, circondato dal fossato.
Qui è come se si aprissero le braccia di una croce.
1) Puoi decidere di voltare a sinistra:
lungo lo splendido Corso Ercole I d'Este, costeggiando i sampietrini, arrivare al Palazzo dei Diamanti, le cui pareti sono, appunto, costituite da rocce sporgenti a forma di diamante, e dove si tengono mostre periodiche di arte.
Proseguendo ancora lungo corso Ercole D'Este, che, attraversato Corso Porta Po, si orna di alberi e si fa più raccolto, tra le villette chiuse da mura da cui trapela il verde dei giardini, arrivi ad un altro bivio.
Proseguendo puoi salire sulle "Mura di Ferrara"; luogo che io amo moltissimo. Si tratta di un terrapieno, che costeggia le antiche mura medievali, e dove, tra gli alberi, la gente corre, passeggia, sfreccia in bicicletta, si ritrova, fa un crocchio e discute.
Qui venivo sempre a correre da bambina, e ancora ci torno, ogni volta che vengo a Ferrara a trovare mia madre.
Ho visto che ultimamente hanno ripulito tutta la zona del sottomura, ora è diventata uno splendido parco, che gira tutt'attorno alla città, e che hanno munito di una illuminazione molto curata, studiata per far risaltare gli angoli più suggestivi, creando un gioco di luci e di ombre che si arrampicano sui vecchi bastioni e sulle mura, con un effetto magico.
Nel parco che costeggia le mura, soprattutto nel week-end o a orari fissi nella giornata, si radunano i proprietari dei cani, che formano una sorta di branco disordinato, che spesso riesce a far inciampare qualcuno degli assidui corridori che sfrecciano lungo il viale di asfalto e ghiaina.
Se invece, prima delle mura, giri a destra, prosegui lungo un vialetto di ghiaia, ti trovi alla Certosa, altro luogo splendido, ben curato, lontano mille miglia dal mondo.
Altro luogo di pace e di silenzio è il Cimitero ebraico, a due passi dalle mura.
2) Davanti al Castello puoi anche decidere di addentrarti nel centro storico:
A me appare come una sorta di salotto, un luogo raccolto, dove passano le biciclette (Ferrara è anche detta "città della bicicletta") rare macchine, qualche autobus che avanza lentamente, come una nave che vada ad incagliarsi.
Bellissima è la Piazza del Municipio, completamente circondata dai palazzi, chiusa come una piccola pozza d'acqua tranquilla che, attraverso un arco, sfocia in Piazza Trento Trieste, dove la Cattedrale si erge maestosa davanti alla torre dell'orologio.
Proseguendo ancora, costeggiando la chiesa sulla destra, si può scivolare per Via S. Romano, dove sotto i portici la gente passeggia per vedere le vetrine. Da qui si dipartono tante stradine, una delle quali, Via delle Volte è forse tra le più suggestive di Ferrara, stretta tra palazzi alti, da quasi l'impressione di un cunicolo che porti ad una qualche uscita di sicurezza.
Via S. Romano sfocia poi in Piazza Trento Trieste. Il lunedì vi si tiene il mercato settimanale, dove, tra grida, richiami, inviti all'acquisto, si raduna sempre una folla variopinta di persone di tutte le età.
Oppure, da Piazza Trento Trieste, si può proseguire per Via Mazzini e avventurarsi nel dedalo di strade e stradine, osservare gli intarsi dei cornicioni, spiare tra le fessure delle alte mura che difendono belle ville circondate da giardini, osservare i muri di mattoni a vista salire e aprirsi verso il cielo.
Una delle vie più belle, forse la più curiosa, è Via Cammello, lunga e contorta, intersecata da altre stradine, prende il nome dalle curve che forma, e che ricordano proprio le gobbe di un cammello.
Molto bella è anche Via Scienze, dove si trova la grande Biblioteca Ariostea. Qui molti studenti si ritrovano per studiare, e quando comincia la bella stagione, si può stare anche ai tavolini nel cortile interno, o nel giardinetto contiguo.
Nel cuore della città medievale, in Vicolo del Gambone, si trova il Monastero di Sant'Antonio in Polesine, che io ritengo essere uno dei luoghi più belli di Ferrara.
Originariamente situato su un'isola in mezzo al Po, ne ha conservato la quiete, il silenzio perfetto, l'isolamento. Nel cortile dove si affaccia la chiesa dei Benedettini, si trova un albero che comunemente viene chiamato "ciliegio giapponese".
Privo di foglie, a primavera fiorisce e diviene una enorme nuvola, che in autunno piove petali di un rosa-violetto molto delicato, creando un tappeto attorno alle sue radici.
In via Scandiana si trova invece Palazzo Schifanoia, dimora di vacanza degli Estensi, dove si può visitare la Sala delle Virtù e il Salone dei Mesi, impresa pittorica eseguita a varie mani nel giro di pochi mesi (tra il luglio 1469 e il marzo 1470) maestoso esempio della cultura figurativa rinascimentale.
3) Davanti al Castello, puoi invece decidere di costeggiarlo sulla sinistra, e di andare dritto, giù per Corso Giovecca, il proseguimento di Viale Cavour, una strada larga, aperta al traffico, al termine della quale si incrociano nuovamente le Mura di Ferrara.
Se invece, all'arrivo alla stazione, piuttosto che girare a sinistra, attraversare i giardini e imboccare Viale Cavour, decidi di attraversare la strada e andare dritto, sotto il portico, e poi ancora dritto, puoi fare un percorso alternativo, per visitatori più esperti, che consiglio nel caso di una seconda visita alla città.
È un percorso che io faccio sempre.
Se segui Via Arturo Cassoli, un lungo viale alberato che costeggia lo stadio, girando sulla destra in Via Vittorio Veneto, puoi fare una escursione in zona acquedotto, una delle più silenziose di Ferrara. L'acquedotto si leva nel mezzo di un giardino dove spesso giocano i bambini.
Tornando su Via Arturo Cassoli, attraversato Corso Isonzo, proseguendo ancora, arrivi all'imbocco di Via Garibaldi, strada tranquilla, zona pedonale, provvista di negozi su entrambi i lati, in una strana commistione di passato e presente, antico e moderno.
È una strada lunga, che prosegue fino alla Piazza della Cattedrale.
Da lì puoi ricominciare il giro.
Perché Ferrara è una città di cui forse ti puoi fare un'idea anche in un giorno soltanto, ma ogni volta che ci torni puoi scoprire qualcosa di nuovo. A me succede ancora, forse perché, essendoci nata, l'ho data a lungo per scontata, e la scopro adesso dopo una lunga assenza, tornando da città più grandi, più invadenti, loquaci.