La storia riscritta dai vincitori
13-07-2007 / A parer mio
Egregio Sig. Ghesini,
ho letto con interesse la sua mail e purtroppo mi sono trovato di fronte alla solita verità aggiustata della parte vincente.
Non so se le è sfuggito un dato di fatto incontrovertibile ovvero la famosa foto della banda inglese con tanto di cornamuse che sfila innanzi al Duomo il giorno (o quello successivo) della liberazione. Ebbene alle spalle della fanfara si nota benissimo la facciata del palazzo della Ragione intatta.
L'incendio avvenne, a quanto riferitomi da parecchi cittadini non schierati con la parte divenuta egemone, qualche tempo dopo con la città saldamente in mano agli alleati e con le forze di polizia formate da formazioni partigiane comuniste mentre di fascisti o presunti tali non v'era chiaramente più traccia.
Sulle motivazioni del gesto entriamo nel campo delle ipotesi, quella che ritengo più fondata è quella che vede i fascicoli civili e penali pericolosi per chi si voleva creare una verginità futura a livello politico ed amministrativo.
Le ricordo che gli archivi del P.N.F e del successivo P.R.F. erano costuditi in viale Cavour presso la Casa del Fascio mentre i fascicoli relativi ai reati ed ai processi politici erano anche presso la sede della Prefettura in castello.
Mi rendo perfettamente conto che ogni tesi può essere contestata ma quella fotografia è un fatto.
Siamo purtroppo abituati a Ferrara a veder distorti i fatti a seconda dell'onda che passa, esempio lampante l'assassinio del Federale Iginio Ghisellini (che provocò poi la straghe di antifascisti ed ebrei non comunisti) che venne rivendicata nell'immediatezza dei fatti sui giornali La Scintilla e l'Unità e confermata come opera dei Partigiani dal Sig. Spero Ghedini autorevole esponente degli stessi e del partito.
Poi sulla base di un romanzo e del successivo film (in calce al quale appare la doverosa precisazione che i fatti ed i personaggi ritratti sono di fantasia ed ogni attinenza a fatti realmente accaduti sono da considerarsi casuali) la "verità" prese altre strade senza chiaramente uno straccio di prova e cancellando in un attimo le dichiarazioni orgogliose e roboanti precedenti.
Vede Sig. Ghesini appurare fatti ormai lontani basandosi esclusivamente sull'opinione di una delle parti (quella vincente) non mi pare la strada maestra della verità. La verità di quegli anni tristi di guerra civile sono stati scritti e pubblicizzati (almeno nella nostra povera Ferrara) solo da chi ne trasse poi tutti i vantaggi tralasciando o modificando tutto quello che poteva essere d'intralcio.
Tempo e storia sono passati ma sarebbe giusto restituire giustizia ed onore anche agli sconfitti ed aggiungere, magari, nel corso delle annuali manifestazioni di ricordo una corona od un mazzo di fiori anche sulla porta del carcere di via Piangipane dove si consumò una orrenda strage di ragazzi che avevano fatto una scelta perdente e che non arrivarono mai innanzi ad una corte neutrale, e mai ebbero la soddisfazione di vedere da lassù una inchiesta per scoprire i loro criminali assassini.
Alessandro Romani
Gentile sig. Romani,
massimo rispetto per la sua opinione ma la foto che lei cita in realtà non prova nulla poiché la facciata dell'edificio, come è noto, era rimasta intatta anche dopo la distruzione del palazzo. Esiste, infatti, un'altrettanto famosa immagine dell'Archivio fotografico comunale nella quale appare molto chiaro che l'incendio salvò la facciata del palazzo della Ragione. Una foto che ritrae il retro dell'edificio colmo di macerie, ma con la facciata pressoché intatta. Sullo sfondo e attraverso le finestre si può scorgere distintamente il Duomo e il suo campanile. È comprensibile, pertanto, che il giorno della Liberazione alle spalle della banda inglese comparisse la facciata del palazzo della Ragione, ma solo la facciata.
La redazione
Spettabile redazione,
debbo farvi notare che in caso di incendio (ogni incendio) il fumo fuoriesce dalle finestre formando le caratteristiche striature nere verso l'alto. Nella foto sicuramente datata 23 o 24 aprile, quella con la fanfara, di tali striature non v'è traccia.
In quanto all'altra foto da voi citata, quella per intenderci con il retro del palazzo crollato e dalle cui finestre si nota il duomo ed il campanile, logica allora vorrebbe che nella prima foto, attraverso le finestre, si notasse il vuoto, cosa che non è. Quindi, se i miei occhi vedono bene, alla data della liberazione non c'era né incendio né crollo.
Alessandro Romani
Gentile sig. Romani,
sulla base della sua ulteriore replica il dibattito si potrebbe sviluppare ancora con nuove considerazioni e congetture. Ma non vogliamo, in quest'ambito, alimentarlo oltre misura, né tantomeno desideriamo persuadere alcuno. Siamo lieti, però,di avere proposto un tema che ha suscitato tanto vivo interesse e crediamo di avere offerto ai lettori, anche grazie ai suoi interventi, una serie di informazioni e di spunti utili per la conoscenza e la riflessione. E di questo la ringraziamo.
La redazione