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Il Museo dell'Ebraismo e la sua città

11-01-2010 / A parer mio

di Piero Stefani *

[articolo pubblicato sulla rivista "Pagine ebraiche. Il giornale dell'ebraismo italiano", n. 1 gennaio 2010, p. 36]

Ferrara: "un progetto sul libro"
Parlano l'ex primo cittadino Gaetano Sateriale e il nuovo sindaco Tiziano Tagliani. Così il Museo nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah sta segnando l'identità della città emiliana

Uno dei monumenti ebraici più celebri al mondo si trova a Praga. È chiamato l' Altneueschul, la «Sinagoga vecchia e nuova». A Ferrara, rispetto al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), possiamo invece parlare di «Borgomastro vecchio e nuovo». Qualche mese fa, dopo due legislature, Gaetano Sateriale ha infatti completato il suo mandato; gli è subentrato Tiziano Tagliani. Seguendo l'ordine cronologico, abbiamo posto ad entrambi qualche domanda.
Lei ha fortemente voluto l'istituzione a Ferrara del MEIS, quali sono state le principali motivazioni che la spinsero a impegnarsi in questa direzione?
(Sateriale) «Quando la legge originaria del 2003 istituì a Ferrara il Museo nazionale della Shoah, fu chiaro a tutti che si trattava di un riconoscimento ad altissimo valore simbolico anche internazionale. Nello stesso tempo in molti condividevano la preoccupazione che un museo esclusivamente intitolato alla memoria della Shoah non fosse in grado di rappresentare la storia millenaria dell'ebraismo italiano. Abbiamo pertanto lavorato assieme all'Unione delle Comunità Ebraiche perché il legislatore ampliasse le finalità del Museo al fine di illustrare l'apporto della cultura e della presenza ebraiche in Italia lungo tutto l'arco degli avvenimenti storici nazionali: prima e dopo la tragedia della Shoah. Il Museo di Ferrara ha così acquisito una sua peculiare originalità in ambito nazionale.»
Mi permetta una paio di domande di tono più personale: quale significato attribuisce alla storica presenza ebraica nella sua città? Più in generale, si sente attratto dalla cultura ebraica?
«Le rispondo sullo stesso tono personale. Credo di essere coerente con lo spirito ferrarese nel dire che non ho mai pensato alla presenza ebraica a Ferrara in quanto separata dal resto della città. Ho molti amici: alcuni sono di religione e di cultura ebraiche, altri no; molti sono cattolici, altri no; molti sono laici come me. L'amicizia, quando è sincera, consente di assorbire il meglio di tutti: di arricchirsi nella contaminazione. È quello che cerco di fare io quando dico ai miei amici ebrei che nella la mia personale formazione Omero ha contato e conta molto più della Bibbia. Ne ho discusso di recente in pubblico con Arrigo Levi.
In ogni caso è fuori discussione che la presenza secolare degli ebrei a Ferrara ha migliorato in tanti modi la cultura di tutti. Gli ebrei sono meno chiusi nel localismo di quanto non siano gli altri, perché sono mediamente più dinamici quanto a capacità di intraprendere, come sapeva bene Ercole I d'Este.»
In quali modi ora, dopo la fine del suo doppio mandato di primo cittadino, pensa di poter ancora contribuire, allo sviluppo del MEIS?
«Non dipende da me. Quello che mi fosse richiesto lo farei volentieri perché credo sia un progetto per cui vale la pena lavorare. Ho visitato di recente il Memoriale della Shoah di Parigi che è molto ben organizzato e molto coinvolgente. Però penso che il nostro Museo possa rappresentare qualcosa di più originale se, accanto alla memoria della Shoah, che non può essere in alcun modo ridimensionata, riusciamo a descrivere le radici della cultura ebraica in Italia (e in Europa). In questo senso il nostro progetto potrebbe diventare un punto di riferimento internazionale importante.»

Passiamo ora al Sindaco in carica, Tiziano Tagliani.
Secondo i suoi progetti e programmi, il MEIS quale apporto potrà dare alla città da lei amministrata?
(Tagliani) «Il primo apporto è quello, tutto "locale": un doveroso omaggio ai tanti esponenti ebrei che hanno segnato con la loro opera il modo stesso con il quale noi viviamo ed immaginiamo le strade ed i quartieri di Ferrara.
La seconda occasione è quella di una finestra permanente, aperta sul panorama di una delle culture internazionalmente più feconde.
Da ultimo il Museo può essere un ulteriore importante tassello di quella proposta di "Ferrara città d'arte e di cultura" che in tanti anni abbiamo costruito. Non un evento fra i tanti, ma una presenza attiva, un luogo di produzione culturale che non ci "appartiene" in senso stretto, ma che ospitiamo nella nostra città nel significato meno banale del termine.»
Mi permetta una paio di domanda di tono più personale che ho posto anche al suo predecessore: quale significato attribuisce alla storica presenza ebraica nella sua città, Ferrara? Più in generale si sente attratto dalla cultura ebraica?
«La domanda è perfino imbarazzante!
Come è noto la cultura ebraica è parte non secondaria della nostra stessa struttura di pensiero. Però, più di ogni altra cosa, la cultura ebraica ha rappresentato e direi per me rappresenta anche oggi, il "luogo" dell'incontro con lo spirito: la lingua delle Scritture, la storia del "popolo di Dio", l'alleanza, il "silenzio di Dio", la terra promessa, Gerusalemme. Questi luoghi teologici dicono ad un credente le fondamenta della propria fede e anche a chi non crede "dicono" del senso della ricerca. Non esiste luogo più intimo, più vicino, fra due culture ed oggi questa base di prossimità, senza avventurarmi in analisi più rischiose, è comunque uno dei pilastri della cultura occidentale.
In modo meno problematico devo poi dire, da modesto lettore, che proprio l'opera dei grandi narratori ebrei contemporanei, è quella attraverso la quale trovo meno difficoltà a sintonizzarmi con i grandi temi della letteratura moderna, cioè dell'uomo. È la maschera che più volentieri indosso per andare "sott'acqua" quando non mi basta galleggiare sulle righe, ma ho volontà e forza per leggere davvero.
La prossima primavera, il MEIS organizzerà a Ferrara una mostra e una festa dedicate al libro ebraico: sarà un grande momento.»
Quali pensa che possano essere le principali difficoltà da superare per portare a termine un progetto così impegnativo e ambizioso come il MEIS?
«Il gruppo di lavoro è composto da persone di competente cultura, motivate e assolutamente convinte che Ferrara sia la città più adatta ad ospitare il Museo.
Non mi nascondo che la fase attuale è delicata, l'iniziativa infatti è comunque nella mani del Ministero dei Beni Culturali e confido che il concorso sulla progettazione architettonica possa svolgersi nella prossima primavera senza ulteriori ritardi.»
Si impone una conclusione: la staffetta amministrativa tra il vecchio e il nuovo Borgomastro ha confermato un impegno e un interesse che si spera possa essere condiviso a più ampio raggio..

* - direttore scientifico Meis

MEIS - Presentazione
Il "Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah" è stato istituito a Ferrara in base alla legge 296 del 27 dicembre 2006. La decisione riconosce e valorizza la eccezionale continuità della più che bimillenaria presenza ebraica nella Penisola. Gli ebrei rappresentano un riferimento indispensabile per comprendere la storia e la civiltà italiane. Straordinario è stato l'apporto culturale arrecato dagli ebrei italiani tanto all'ebraismo nel suo insieme, quanto alla civiltà del nostro Paese. Nel corso dei secoli essi hanno contribuito a instaurare numerosi rapporti tra l'Italia, l'Europa e le altre sponde del Mediterraneo. Alla minoranza ebraica va perciò ascritta una preziosa funzione di collegamento tra culture e civiltà. Infine, vanno presi in considerazione i modi in cui, dall'esterno, si è guardato agli ebrei. In questo campo ci furono e ci sono scambi fecondi; tuttavia è anche attestata la presenza di un'ostilità di lunga durata sfociata negli avvenimenti estremi posti al centro del Novecento.
Più specificatamente, secondo la legge istitutiva, le finalità del Museo sono:
« a) far conoscere la storia, il pensiero e la cultura dell'ebraismo italiano; in esso un reparto dovrà essere dedicato alle testimonianze delle persecuzioni razziali ed alla Shoah in Italia.
b) promuovere attività didattiche nonché organizzare manifestazioni, incontri nazionali e internazionali, convegni, mostre permanenti e temporanee, proiezioni di film e di spettacoli sui temi della pace e della fratellanza tra popoli e dell'incontro tra culture e religioni diverse».
In sintesi, gli scopi del museo sono, da un lato, illustrare l'originalità della storia ebraica italiana nel contesto del più vasto ambito europeo e mediterraneo e, dall'altro, promuovere attività culturali volte a mettere a frutto, per il presente e per il futuro, il patrimonio di saperi, attività, idee ed esperienze testimoniate dalla più che bimillenaria presenza ebraica in Italia. Per conseguire tali fini, l'idea è che l'esposizione permanente sia integrata con altri settori e attività: biblioteca, centro studi, spazi riservati all'infanzia, mostre temporanee, seminari, corsi di aggiornamento, attività didattiche, conferenze, spettacoli… Una particolare attenzione sarà riservata alle nuove tecnologie. Alcune di queste iniziative si svolgeranno già prima dell'apertura ufficiale del museo.
Il sito individuato come sede del MEIS è costituito dall'ampio complesso delle ex carceri cittadine. L'edificio, inaugurato nel 1912, fu dismesso nel 1992. Attraverso qualificati interventi urbanistici e architettonici, si tratta ora di recuperare per la città un luogo di segregazione e di esclusione. In tal modo si renderà aperto e frequentato uno spazio di emarginazione (e in seguito di fatiscente abbandono) collocato in pieno centro urbano, a breve distanza dall'area dell'ex ghetto dove si trovano, tuttora, le storiche sinagoghe e altri importanti segni del celebre passato ebraico di Ferrara. .
Al fine di procedere all'attuazione del progetto museale, con la partecipazione del Ministero dei Beni culturali, dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e degli Enti locali, si è costituita un'apposita Fondazione. La legge prevede inoltre la collaborazione scientifica del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) di Milano.



Cariche e organi della Fondazione MEIS
Presidente: Riccardo Calimani.
Segretario Generale: Roberto Finardi
Consiglio di Amministrazione, Bruno De Santis, Cesare De Seta, Renzo Gattegna, Gad Lerner, Saul Meghnagi, Paolo Ravenna, Michele Sacerdoti.
Direttore scientifico: Piero Stefani
Comitato Scientifico: Roberto Della Rocca, Daniela Di Castro, Massimo Giuliani, Michele Luzzati, Michele Sarfatti

Fondazione MEIS, piazza del Municipio 2, 44100 Ferrara.
Tel 0532.419583; fax 0532.419501; e mail, fondazione.meis@comune.fe.it.
Sito, www.meisweb.it