Comune di Ferrara

mercoledì, 14 maggio 2025.

Dove sei: Homepage > Lista notizie > La porta socchiusa

La porta socchiusa

07-01-2010 / A parer mio

racconto di Debora Peca

Il lavoro mi ha portato per qualche giorno a Milano; aprendo la posta ho letto la tua mail, ma prima di risponderti ho avuto bisogno di due giorni di tempo. Ormai sei grande e non posso più tergiversare, spostare lo sguardo per evitare discorsi faticosi perché (ahimè) sei diventata abilissima a catturare di nuovo i miei occhi.Attendere un po'prima di premere "Rispondi" mi è servito a far sedimentare le tue parole,le tue domande, a raccogliere le idee e il coraggio di parlartene. Adesso sono pronta. Quando l'ho conosciuto ero arrivata a Ferrara da poco,assunta a tempo indeterminato, quando ancora questo non era considerato utopia ma il risultato di un percorso. Nel week-end mi dedicavo a conoscere la città che mi aveva adottato, andavo in giro con la stradario tra le dita per cercare di orientarmi nella città estense. Lui si trovava lì per caso e mi offrì il suo aiuto; lavorando entrambi nella stessa zona del centro ci incontravamo alla stessa ora lanciandoci un cenno di saluto, fino a che abbiamo cominciato a vederci e ci siamo innamorati. Mi sono sempre un po' compiaciuta del fatto di saper cogliere con una certa precisione i tratti del carattere delle persone, ho sempre amato ascoltare con attenzione maniacale le parole, che per me hanno un valore inestimabile. Amo tuttora guardare le espressioni facciali, quel certo movimento delle sopracciglia, il sorriso aperto, timido... o storto delle persone,lo sguardo determinato, o sfuggente. Capire fino in fondo chi fosse tuo padre è stata l'impresa più ardua e insieme più importante della mia vita. I ferraresi che mi è capitato di incontrare nel corso del tempo, ad un primo impatto hanno rivelato un' indole ruvida e diffidente che poi mi hanno confessato di riservare ai "forestieri". Atteggiamento che hanno poi lasciato da parte una volta prese le "misure" sul mio carattere. Lui era proprio così, silenzioso riflessivo ma allo stesso tempo aveva nello sguardo la continua ricerca di qualcosa,aveva uno spirito nomade che lo portava a voler essere qui e contemporaneamente altrove. Era bello come lo sei tu,aveva l'abitudine di chiudere le porte con un calcio e tu pur non avendolo mai visto farlo hai preso questa brutta abitudine.Mi chiedi se per carattere eravate diversi. Negli anni mi ambientai in questa città perfettamente, tu ci eri nata e in poco tempo avevi acquisito quella "ferraresità" che a me tuttora non appartiene. E anche con te mi trovai a indagare i silenzi,la riservatezza e cercai di riconoscere la voglia di scappare; ma godevo anche dell'allegria, dell'ironia,della voracità di sapere che hai mostrato fin da bambina. Vi amavo ma qualcosa mi sfuggiva sempre, volevo "leggere" e comprendere sia te che lui, volevo spalancare le porte della vostra anima che invece vedevo eternamente socchiuse. Eravate diversi ma speculari.Non avevo mai creduto alla caratterizzazione geografica delle persone, mi dicevo che ogni uomo e donna sono figli del mondo, delle persone che incontrano e della famiglia in cui sono cresciuti. Fino a che ho letto un racconto (Mura di nebbia) che mi ricordava voi due in modo incredibile. E' tratto da "Nuove storie ferraresi", una raccolta di cinque racconti, scritti da altrettanti autori. Si cita la alternanza tra il piacere di crogiolarsi nelle consuetudini tipiche di questa città, buskers festival, corsa sulle mura, aperitivo del mercoledì sera (dimmi se non sei tu…) e il desiderio bruciante di andarsene via, che ha sempre caratterizzato il tuo papà. Spero di aver soddisfatto un po' delle tue domande, 'notte. Mamma