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Case con l'anima

21-10-2009 / A parer mio

di Debora Peca

Per una serie di coincidenze incredibili ho ritrovato una compagna di scuola che non vedevo nè sentivo dai tempi delle superiori, quando abitavo ancora in Lombardia. Ritrovarla è stata una sorpresa e una gioia: il primo abbraccio e il primo sguardo ci hanno visto passare dalla leggera commozione alla valutazione scherzosa dei nostri cambiamenti fisici; ognuna di noi ha mentalmente fatto la conta dei chili acquisiti o delle rughette intorno agli occhi che a 15 anni proprio non c'erano. Subito dopo si è passate a parlare della situazione attuale di entrambe: matrimonio, figli lavoro etc.etc. Infine siamo giunte ad un tuffo a testa in giù verso i ricordi. Non potevamo innanzitutto non pensare alla Villa appartenuta ad una famiglia dell'antica borghesia milanese che è divenuta la sede del nostro Istituto; ci tornavano alla mente: il numero impressionante di aule, i soffitti altissimi e le porte pesanti come macigni. E che dire dell'immenso parco che circondava la scuola? Rigoglioso e pieno di profumi in primavera, quanto gelido e ghiacciato d'inverno.
Lepareti erano affrescate a testimonianza di antichi splendori: scene di caccia, o scene di vita quotidiana, gli sguardi fieri della famiglia lungo le pareti a volte sembravano sorvegliare i nostri studi e il chiacchiericcio dell'intervallo. Ma io e la mia compagna di classe, durante qualche chiacchierata ci domandavamo spesso che tipo di famiglia fosse la proprietaria di quella splendida villa, quali dame avessero attraversato i lunghi corridoi, quali lacrime avessero versato, quali amori avessero vissuto, o quanti intrighi e tradimenti si fossero consumati. Insomma la Villa era un luogo talmente affascinante da suscitare in due quindicenni un po' romantiche, le fantasie più sfrenate.
Ancora oggi, pur con qualche differenza rispetto ad allora, quando osservo qui nel Ferrarese,i palazzi signorili che conservano l'aspetto e i segni dell'antica bellezza,cerco di immaginare la loro storia e le guardo come delle splendide signore di una certa età, che dietro i segni del tempo conservano ancora nello sguardo il fascino di quando erano ragazze.
Da qui è nata la voglia di scoprire le antiche dimore Ferraresi. L'occasione mi è stata data dall'autrice Maria Teresa Mistri Parente la quale, con un libro di racconti dal titolo "La Mensa. Una villa del ferrarese da raccontare" (Alba Editore, 2002) mi ha mostrato l'esistenza di "case con l'anima"; case in cui la presenza umana ha lasciato un segno indelebile nell'aria, nonostante il passare del tempo. "La Mensa" era una residenza di villeggiatura voluta da Bartolomeo della Rovere; si trova sulla strada che porta a Formignana, appena fuori dall'abitato di Sabbioncello San Vittore. Tra le pagine è possibile rivivere, di racconto in racconto, le atmosfere di un tempo, in un palazzo al cui interno si alternavano, alle vite agiate e goderecce di uomini di Chiesa, delitti efferati ma anche sorprendenti conversioni. Procedendo nella lettura, è possibile "udire" poi, all'esterno della villa,la voce delle lavandaie,dei contadini e delle giovani donne di ritorno dai campi, che (forse) è possibile sentire ancora passando da quelle parti.