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Ricordo di Giorgio Passilongo

23-10-2009 / A parer mio

di Maria Cristina Nascosi Sandri

[Ricordo di Giorgio Passilongo a tre mesi dalla scomparsa]
Chissà cosa pensava il maestro Passilongo quando con il suo fare arguto e un po' sornione si accomodava sullo scranno posto dinanzi all'organo del Duomo di Ferrara, un Fedeli - Puggina del XIX secolo, e s'accingeva a suonare, sotto la superba volta del catino absidale con il Giudizio Universale dipinto dal Bastianino tra il 1577 ed il 1581 ( considerato da Francesco Arcangeli il 'pezzo' migliore dell'artista ferrarese), i capolavori dell'arte organistica che lui ben conosceva…
Giorgio Passilongo è scomparso tre mesi orsono; è stato per circa 60 anni il kapellmeister della Cattedrale di Ferrara dedicata, come la prima, quella del nucleo iniziale di Ferrara, la Città Fluviale, a San Giorgio, insieme con San Maurelio, il nostro protettore.
Nomen omen? Chissà.
Ma l'aver legato per così tanto tempo il suo nome al tempio principe di Ferrara non aveva gli aveva impedito di coltivare, oltre alla musica, altre importanti passioni. Maestro di Cappella del Duomo, si diceva, estese, per 27 anni, nell'ambito dello stesso, la sua attività al ruolo di organista accompagnatore della corale "Girolamo Frescobaldi".
Era subentrato, dopo averlo affiancato per tre anni - come lui stesso raccontava - al grande Raffaele Mingardo, che aveva lasciato Ferrara poiché chiamato al teatro La Fenice di Venezia con l'incarico di direttore dei complessi corali.
Nei decenni ebbe l'onore di collaborare, in forma di peculiare volontariato, con gli Arcivescovi di Ferrara: da Monsignor Ruggero Bovelli, che tanto si adoperò, in tempo di guerra, per salvare la nostra città dai bombardamenti, a Natale Mosconi e poi, via via, a Filippo Franceschi, Luigi Maverna, Carlo Caffarra e, last, but not least, a Mons. Paolo Rabitti.
Il suo lavoro 'secolare' lo aveva svolto come funzionario in uffici pubblici e privati; con la sua entrata in quiescenza, aveva rivolto a tutto tondo i suoi interessi alla cultura, collaborando con vari enti locali e non, come l'Accademia dei Concordi di Rovigo e la Filarmonica di Bologna, della quale era Accademico Censore - come ricorda Giuseppe Gabriele Sacchi nei suoi due volumi Ferraresi del XX secolo (Ferrara, Cartografica, 1999 - 2000).
Il suo eclettismo aveva fatto di lui uno storico, un ricercatore, un etno-musicologo, un amante di Lingue Minori, come comunemente ed erroneamente vengono considerate le lingue dialettali, la nostra compresa, quella da lui tanto amata e studiata.
Molto aveva scritto di essa, della sua origine, della sua storia, dopo le varie ricerche 'full immersion' nelle istituzioni ed archivi cittadini, pubblicando poi l'esito dei suoi approfondimenti sui quotidiani locali.
Di notevole ed incomparabile interesse sono le notazioni che il Maestro Passilongo raccolse e che son riconducibili ad una caratteristica ed originale espressività linguistica che, secoli fa, portò la nostra lingua dialettale - come altre, s'intende - ad una forma di comunicazione verbale 'personalizzata' e denominata Gergo o, meglio, per noi, Lingua Zerga.
Pare, infatti, avere lontanissime origini, visto che un vocabolario ad essa riferito e conservato da tempo memorabile al British Museum of London risale al 1545 - a Ferrara ne esiste, conservata, copia fotografica.
Per non dimenticare di ricordare la figura del Maestro Giorgio Passilongo, grande ferrarese, e per farlo con simpatia ed intelligente ironia - le stesse che lui profondeva in ogni gesto quotidiano della sua esistenza - si riporta, 'in primis', divertissément allo stato puro, una sua composizione in Lingua Zerga, sua inventio sul tema dei Buskers, il fortunato festival dei musicanti di strada che, ogni anno, si tiene a fine agosto nella nostra città.

PIERINO AL SMINCIA I BUSKERS
IN 'STAL MOD CHI
Passà Feragóst, par 'na stmana, al zzéntar dla bòla al ss'a sgónfia ad maràia nostrana e'd farlòch ch'i fa un bàito da bòia, parché in porta brìsa la tapadùra da bùlo; i gh'a mùtria, balèstar, spìfar, mustàcc, stópia sbigulà e qualcmént plinco, lima, slungósa, tapósa, bigónzi, paónn sgaruvià.
Mèco, faìnn, purassà pivié a póch ciósp i fa giavascàra par dàragh a mént; se i strilant i è tògo, la zént la va in buiùra e la gh'pica il ssèri, mo sse i è lòfi pòl cudìr e far marón.

COME PIERINO VEDE I BUSKERS
Dopo Ferragosto, per una settimana, il centro cittadino si riempie di gente del luogo e di turisti che fanno gran movimento perché c'è il raduno dei Buskers.
Essi son musicisti che, se non piove, suonano per la strada ed hanno un aspetto particolare in quanto non indossano vestiti eleganti; hanno viso, occhi, naso, barba trascurati, come pure cappello, camicia, sciarpa, giacca, pantaloni, scarpe sdruciti.
Uomini, donne, molti giovani e pochi vecchi fanno ressa per ascoltarli: se gli esecutori soddisfano, l'uditorio si esalta ed applaude, ma se lasciano a desiderare, possono soccombere e far fiasco.

E per rimanere in …tema col Bastianino, si prosegue con una 'zzirudèla' dello stesso Passilongo redatta tra il 2000 ed il 2001, in lingua dialettale ferrarese, all'indomani del restauro della splendida vòlta.

In Dòm i a dà al lùstar al Giudìzzi

Int al Còr dla Catedràl
con l'inzégn ad Nonfarmàl,
i a lustrà al bèl Cadìn
ad Flipét, al Bastianìn.
Prima al iéra intabacà
con dla rùzna, e sgaruvià,
mo, adèss, l'è tutt lusént
par l'argói ad tanta zént.
A gh'è vlèst i fónd dla Càssa
par stanàr quatrìn in màssa,
con Santìn, al Zantilòm,
saganà par al ssò Dòm.
Al pitór Flipét Bastiàn
l'a disgnà con svelta man
zzéntutànta mètar quàdar
con, in mèz, al Dio Pàdar.
Spartizzión in zzà e'n là
quéi ch'è sant e quéi danà,
gamb in véta e tèst a bass,
gran fissùria e gran scunquàss.
Con i far tutt inpizzà
al bèl quèl al ss'è ssciarzà:
maravié, al prim achìt,
su la vòlta dal sufìt.
Mo 'na vècia, tuta césa,
l'a zzigà con gran surprésa:
"Oh, Madòna banadéta,
i è tutt nud, sénzza braghéta!".