Parcheggio multipiano: lettera aperta agli amministratori
15-09-2009 / A parer mio
Associazione Amici della Bicicletta
Il mercato coperto che nelle intenzioni dovrebbe essere trasformato in
parcheggio multipiano è il paradigma di un'epoca in cui gli spazi propri della socialità,
dello scambio, del confronto tra le persone e le culture, del commercio, sono sacrificati
all'auto. Tutto ciò che connota la partecipazione alla vita di una città cambia natura,
funzione, scopo.
Le strade e le piazze da bene comune di tutti i cittadini diventano luogo per
l'occupazione privata da parte di una sola categoria di utenti: gli automobilisti che si
contendono uno spazio sempre più limitato. Non perché la città si sia rimpicciolita
come in "Alice nel paese delle meraviglie". No. É che le auto tendono
progressivamente ad aumentare di numero e devono contendersi una risorsa scarsa
qual è, appunto, il territorio cittadino. Da qui le velocità sempre più sostenute per
raggiungere il luogo di destinazione, per arrivare prima del collega d'ufficio e
"soffiargli" il parcheggio più vicino al luogo di lavoro. Da qui l'aumento della
incidentalità, dell'aggressività al volante. Infatti, è sempre più esperienza comune di
pedoni e ciclisti che gli automobilisti, per fare un esempio, raramente tendono a
fermarsi o a rallentare in prossimità di un attraversamento ciclo-pedonale, perché
questo li ostacola nella loro corsa all'occupazione del territorio. La soluzione, allora,
non sta nel creare sempre nuove strade, autostrade, parcheggi al servizio dell'auto
perché ciò indurrà la domanda di altre strade, altri parcheggi, altro territorio
cementificato. Riteniamo si debba invertire la tendenza avendo il coraggio di vietare
l'accesso delle auto alla città. Non c'è alternativa possibile al problema del traffico e
dell'inquinamento. Anche perché un servizio di trasporto pubblico può divenire
efficiente ed efficace solo se lo spazio fisico delle strade non deve essere conteso con
altri mezzi privati che ne ostacolano la corsa. Mezzi che, nell'80% dei casi, trasportano
il solo conducente con uno spreco di risorse tali per cui su 10 litri di carburante, tra 8
e 9 litri servono per spostare la massa metallica dell'auto. Un sistema meno efficiente
e più energivoro di questo non poteva essere inventato dall'uomo.
Contemporaneamente alla liberazione delle strade dalle auto bisognerà puntare
sul potenziamento del servizio di trasporto pubblico e su parcheggi esterni la città, su
nuove forme di servizio sempre più personalizzate e rispondenti ai bisogni di una città
moderna: servizi a chiamata, taxi bus, taxi collettivi, car sharing, ecc. Insomma,
bisognerà tendere al passaggio dall'economia del possesso individuale del mezzo di
trasporto a quella dell'accesso ai servizi. Non solo perché presto il petrolio, che ha già
raggiunto il suo picco di massima estrazione, sarà una risorsa sempre più scarsa; non
solo perché ne va della sopravvivenza del pianeta, ma anche perché l'economia
dell'accesso ha a che fare con la democrazia in cui veramente a tutti è consentita la
mobilità e in cui mobilità è sul serio sinonimo di libertà. Ora invece si confonde la
libertà di possedere un'auto e stare imbottigliati nel traffico col falso mito della libertà
di muoversi. Sempre più si sta dimostrando che all'uso dell'auto non equivale
maggiore libertà. E allora bisogna rendersi conto che il trasporto basato sull'auto
privata è il meno razionale tra i sistemi possibili perché causa ingorghi, stress, spreco
di risorse e territorio e non migliora affatto la nostra qualità della vita. Anzi, la
peggiora.
Associazione Amici della Bicicletta