Appello per difendere l'istruzione pubblica e la democrazia
25-03-2010 / A parer mio
di Liana Romano e Mauro Barbanti
Ormai è evidente. Il colpo finale alle istituzioni dello Stato sta per giungere a compimento. Non solo la magistratura è sotto attacco. Anche i pilastri portanti della cultura italiana - la scuola, l'università, la ricerca - stanno per cadere definitivamente sotto la scure che intende demolirli.
E non è solo la Gelmini che vuole "deformare" la scuola. Se l'attacco fosse unico, sarebbe facile contrastarlo. L'attacco all'istruzione pubblica viene da più parti. È stato favorito già in passato anche dal centrosinistra. E le recenti parole di Livia Turco, nel corso della rubrica Omnibus, non fanno che aumentare lo sgomento.
Ma non solo.
C'è un documento di cui molti parlano, ma che non tutti hanno letto. Fu sequestrato, nel luglio del 1982, all'aeroporto di Fiumicino, a Maria Grazia Gelli, che lo teneva nascosto nel doppiofondo di una valigia. Leggerlo è illuminante, soprattutto a distanza di 28 anni dal suo ritrovamento perché il "Piano di rinascita democratica" di Licio Gelli si dimostra, oggi più che mai, vivo e attuale.
Chi doveva realizzarlo, dunque, lo sta facendo. E lo sta facendo in modo soft, senza che ce ne accorgiamo. Forse come si somministra una medicina amara ai bambini ignari, sminuzzandola in una dolce pappina?
Molti sostengono, infatti, che il "Piano di rinascita democratica", sminuzzato, frantumato, reso irriconoscibile e, spesso, edulcorato da belle parole, venga attuato attraverso flussi diversi, attraverso la contrapposizione di forze politiche diverse, ma unite da un'unica visione al vertice della piramide.
Non ci sarebbe nulla di nascosto. Tutto avverrebbe alla luce del giorno, ma solo chi possiede la chiave di lettura può comprendere ciò che sta realmente accadendo.
Ogni tassello, decontestualizzato, appare innocuo e persino accettabile.
È difficile, se non impossibile, riconoscere il disegno originario, quando esso è frantumato. Solo quando il disegno iniziale sarà stato ricomposto nella sua interezza, tassello dopo tassello, solo allora esso sarà evidente. E purtroppo sarà troppo tardi per porvi un rimedio.
Così può accadere oggi che, in un programma politico che, per molti aspetti, può apparire fortemente innovativo, si legga, disperso tra gli altri, il punto: "abolizione del valore legale dei titoli di studio".
Chi riconoscerà in quelle parole un tassello - ma non è l'unico - del "Piano di rinascita democratica"? Forse soltanto Licio Gelli che da tempo va ripetendo che potrebbe chiedere a tutte le forze politiche i diritti d'autore?
Ma gli altri? Probabilmente la maggioranza dei lettori avvertirà un lieve retrogusto amaro, ma sarà pronta ad ingoiare ugualmente il boccone perché la dolcezza, forse illusoria, di tutti gli altri punti programmatici costruiti sui desideri degli elettori, nell'euforia, prenderà il sopravvento.
La scuola pubblica sta davvero morendo. Impoverita progressivamente di ogni risorsa, sta cedendo le proprie antiche funzioni del sapere agli enti privati che ne faranno sempre più uno strumento di controllo e di potere. E tutto ciò in un delirio generale di contrapposizioni politiche, forse solo apparenti, che fanno perdere di vista gli aspetti essenziali del problema.
La cultura stessa sta morendo: la cultura di un intero Paese.
Ma prima che ciò accada in modo irreversibile, noi sentiamo il dovere morale di rivolgere un appello, al di là di ogni barriera ideologica, agli uomini di cultura, agli uomini politici e ai candidati alle elezioni regionali che hanno ancora a cuore la nostra democrazia, il nostro Paese, la nostra cultura, il nostro futuro.
Mai come in questo momento sono indispensabili la vigilanza democratica e la denuncia esplicita di tutto ciò che attacca e indebolisce la nostra Costituzione repubblicana. È per questo che, in un momento di così grave emergenza per la nostra democrazia, ci sembra necessario innanzitutto che si rilegga attentamente il "Piano di rinascita democratica" e che si ricerchino eventuali coincidenze nei programmi delle forze politiche a cui ciascuno si sente affine.
Riteniamo doveroso chiedere con fermezza che tutte le righe o tasselli del "Piano di rinascita democratica" che, in varia misura e casualmente, possano ritrovarsi incluse nei programmi delle diverse forze politiche, vengano immediatamente cancellati e, in particolare, per quanto riguarda l'istruzione, vengano immediatamente cancellate le righe relative all'"abolizione del valore legale dei titoli di studio".
Se ne potrà eventualmente riparlare in seguito, quando l'emergenza sarà passata. Ma ora riteniamo indispensabile che nulla di quel "Piano" possa continuare ad andare avanti.
Questa è la richiesta concreta che noi, come cittadini, ci sentiamo in dovere di avanzare, alla vigilia di queste elezioni regionali, a tutte le forze politiche democratiche.
È una richiesta concreta, in difesa della Democrazia e della Costituzione.
Ed è una richiesta - forse l'unica - che, se accolta, potrà consentire a noi tutti di andare a votare con maggiore fiducia e serenità quei candidati, e le rispettive liste, che avranno in tal modo concretamente dimostrato la volontà di porre dei rimedi nei confronti di questi pericoli, per l'istruzione pubblica e per la democrazia, che già da tempo molti cittadini stanno segnalando.
Liana Romano e Mauro Barbanti - Associazione Cittadini della Nuova Resistenza amici di Borsellino e Schönau (Ferrara)