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Intercettazioni: democrazia 'appesa' a un aggettivo

21-05-2010 / A parer mio

di Giuseppe Fornaro

"Quando si comincia con un aggettivo, si sa dove si comincia ma non si sa dove si
finisce". È il commento efficace di Paolo Mieli alla legge sulle intercettazioni telefoniche
licenziata mercoledì 19 maggio dalla commissione giustizia del Senato. Secondo la
legge, infatti, per procedere all'ascolto delle telefonate occorrono "gravi indizi di
colpevolezza". "Chi stabilisce cosa è grave e cosa no?", si è chiesto Mieli. Una
domanda che mette in luce i gravissimi margini di discrezionalità che la legge concede
a funzionari di polizia e magistrati più o meno zelanti. Occorrerà ora un regolamento
attuativo che stabilisca criteri oggettivi di gravità? Che stabilisca una sorta di
interpretazione autentica del legislatore su cosa è grave e cosa no? E su quali basi
saranno stabiliti? Il rischio evidente a chiunque è che tutto può essere considerato
grave così come nulla può esserlo. Dipenderà dal magistrato che autorizzerà le
intercettazioni? È evidente che ciò che può essere considerato grave alla procura di
Palermo, potrebbe non esserlo a quella di Roma e viceversa. La gravità degli indizi da
cosa sarà stabilita? Dalla rilevanza o meno dell'ipotesi di reato su cui si indaga, e
quindi dal ragionevole dubbio del magistrato che siano in atto comportamenti
criminosi? I comportamenti dei soggetti coinvolti nella cosiddetta "cricca" prima di
arrivare alla formalizzazione delle ipotesi d'accusa potevano configurare "gravi indizi di
colpevolezza"? Oppure occorrono plateali comportamenti criminosi perché vi siano
"gravi indizi"? Perché se così fosse i reati dei colletti bianchi (la "cricca", appunto)
sfuggirebbero a questo tipo di accertamento consumandosi sul filo della legalità, si
pensi ai reati finanziari, ad esempio. E ancora: la soffiata di un confidente o le
rivelazioni di un pentito o di un collaboratore di giustizia potranno essere considerati
sufficienti per configurare "gravi indizi di colpevolezza" a carico di terzi? Sulla base di
tutte queste considerazioni è dunque lampante che quell'aggettivo è del tutto inutile.
Sarebbe stato più che sufficiente scrivere che per autorizzare le intercettazioni
occorrono "indizi di colpevolezza", ma allora non ci sarebbe stato bisogno di questa
nuova legge. A questo punto il sospetto concreto e più che fondato è che
quell'aggettivo sia stato piazzato lì come una bomba ad orologeria pronta ad
esplodere alla prima applicazione della legge per renderla di fatto inattuabile e quindi
inattuabili le intercettazioni tout court. Insomma, una furbata. L'ennesima.