A Michelangelo Antonioni e Guido Scaramagli, due Ferraresi molto 'colti'
29-07-2010 / A parer mio
di Maria Cristina Nascosi Sandri
E' strano come morte richiami altra morte, ma, in realtà, sia vita vissuta che richiama altra vita.
E il tessuto esperienziale, esistenziale di due persone seppur così diverse come Michelangelo Antonioni e Guido Scaramagli, vissuto all'insegna del precorrere il tempo, il loro tempo, dell'essere antesignani per eccellenza - unicuique suum, si capisce - li accomuna, all'insegna del 'comunque' essere grandi testimoni della Cultura Ferrarese a tutto tondo, quella che mutatis mutandis rimarrà un classico - come diceva T. S. Eliot di Autori come Dante - sempre valido nel tempo, sempre fonte di stimolo per le generazioni future.
Ricorre in questo scorcio di fine luglio il terzo anniversario della morte di Michelangelo Antonioni, che avrebbe compiuto 100 anni nel 2012.
Com'è noto la sua scomparsa è praticamente coincisa con quella di un altro grande del cinema mondiale, Ingmar Bergman, un altro Classico nel suo genere, 'alla maniera di cui sopra'.
Ma perché accomunare due persone, due grandi Ferraresi come Antonioni e Scaramagli?
Esattamente per quanto, seppur in fieri, già citato: Il primo ha dato una svolta alla Storia del Cinema, e non solo Ferrarese: quanto da lui affermato, scritto ed applicato alla 'sua Settima Arte', anche nei riguardi della 'sua Ferrara' cui ha voluto alla fine ritornare per sempre, appartiene alla Storia del Cinema Mondiale - e non solo per quel tardo e misero Oscar alla carriera a lui riconosciuto pochi anni or sono, ma per quel senso di universalità ed, ancor più, di anticipazione che lui continua a trasmettere, da decenni a questa parte alle generazioni dopo di lui.
E, come si diceva, fatte le debite proporzioni, lo stesso è quanto è accaduto a Guido Scaramagli nei riguardi della propria professionalità, delle proprie passioni, del proprio tanto (alla latina, tanto grande!) amore per la Cultura Popolare e Dialettale della sua terra, quella terra che lui, da splendido discendente di Cincinnato e Virgilio, 'contadino' d'elezione e poeta di rango, ha mostrato nel suo essere antesignano, conservandone le vestigia degli avi nel tempo e nei ben noti modi, perfettamente ricordati dalle testimonianze di questi giorni, all'indomani della sua dipartita.
Ottantotto anni aveva Guido Scaramagli che, prima in nuce, poi nel suo Museo della Civiltà Contadina e del Mondo Agricolo Ferrarese, con la saggezza del senex e la genialità tipica dell'amante delle proprie più autentiche origini, ha profuso e diffuso fonti inestimabili e 'classiche', ancora una volta, quindi, destinate a durare per sempre, delle nostre radici terragne, viscerali - le stesse di un altro grande poeta ferrarese e dill sò "Falìstar - Faville", Alfonso Ferraguti di Marrara, che 'pensava, piangeva e rideva in dialetto', e le stesse, un po' trama e tessuto, vero ordito, ad un tempo, di Florestano Vancini e del suo ben noto La neve nel bicchiere, del 1984 e non solo, un altro grande innamorato della 'sua Ferrara', il suo ultimo porto.
Ma, ellitticamente, si vuol tornare a Guido Scaramagli che chi scrive ha avuto il grande privilegio di conoscere tanti anni fa, per portare, umilmente, il ricordo splendido ed affettuoso che, sempre, conserverà nel proprio cuore.
Tanti anni fa, molto giovane e già molto legata alla mia amatissima Ferrara ed a tutto quanto di essa fa parte, nel tempo, Storia e Cultura, in primis, venni invitata a molti filò che Guido Scaramagli già teneva a San Bartolomeo, a casa sua, dove una fetta di ottimo salame all'aglio di campagna ed un buon bicchiere di vino, magari Clinto, erano la corroborante 'colonna sonora' di incontri già allora speciali sulla Poesia Dialettale e Popolare.
In quei contesti, così autenticamente umani, passava la poesia di Bruno Pasini, di Massafiscaglia, il poeta-vate e straordinario Cantore del nostro Delta, la bravura recitativa di Alberto Belli, indimenticato capocomico del Teatro Minore ora a lui dedicato, dell'amatore della Ferraresità Guido Comastri, della duttilità recitativa di Attilio Orlandini, splendido fine dicitore e attore anche per Pupi Avati, il 'preferito' di Guido Scaramagli che per ogni performance dialettale, poetica e drammaturgica - sì, perché Guido è stato poeta e drammaturgo, pure, come si sa - si rivolgeva ad Orlandini, sempre del Teatro Minore con Aida Marzocchi.
E quei filò rimarranno per sempre nella memoria di chi vi ha partecipato e, forse, ancor più, nella storia di un 'Classico Ferrarese' che ha fatto della sua Terra la ragione della sua vita e di quelli che vorranno raccoglierne l'immortale retaggio.
Con affetto antico
Maria Cristina Nascosi Sandri