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Straferrara: una storia della nostra storia

16-08-2010 / A parer mio

di Maria Cristina Nascosi Sandri

La Straferrara, compagnia stabile dialettale tota nostra et più 'antica', il 14 di agosto ha compiuto 79 anni, una carriera ed un'arte mai interrotte, nemmeno sotto i bombardamenti di guerra.
Coraggio e virtù da vendere. Non a caso il loro tessuto esperienziale, performativo ed esistenziale 'ci' appartengono, come Ferraresi: la storia della Straferrara è la storia di una compagnia di teatro dialettale, certo, ma 'è', anche, parte della Storia della 'sua' città, Ferrara, sua di origine e di 'possesso', trama ed ordito di uno stesso immortale 'tessuto', quello delle loro comuni radici.
Una storia da non dimenticare di ricordare...
Risale, infatti, al 14 di agosto del 1931, l'atto costitutivo che sancisce la nascita della compagine sottoscritto da Ultimo Spadoni, il fondatore, già maturo attore di fama, insieme con un piccolo gruppo di amici, attori per diletto: Mario Bellini, Piero Bellini, Renato Benini, Leonina Guidi Lazzari, Arnaldo Legnani, Umberto Makain, Norma Masieri ed Erge Viadana, la prima e, per certi versi, insuperata attrice protagonista de La Castalda - opera tratta ed adattata da Giovanni Pazzi nel 1902, da La Locandiera, di Carlo Goldoni e Pitteri era nato proprio nel 1902: annum... omen?

La prima recita era avvenuta il 3 settembre di quell'anno al Teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro con la commedia "Pàdar, fiòl e ...Stefanìn" e la farsa "L'unich rimèdi", scritte entrambe da Alfredo Pitteri, grande drammaturgo, attore, figura di profonda cultura: ben noti son i suoi rapporti diretti con la corrente del Futurismo - di cui da poco si son spenti gli echi dei vari festeggiamenti tenuti in Italia e nel mondo in occasione del suo centenario - e con il suo geniale fondatore, Filippo Tommaso Marinetti.
Poi la compagine crebbe, di successo in successo, a Ferrara, in regione ed oltre.
Fu il senatore Mario Roffi, mancato il 4 marzo di quindici anni fa, propulsore e mecenate di cultura ed arte ferrarese a tutto tondo, lui modenese per nascita e grande amante delle lingua e cultura dialettali, in quei tempi assessore alla cultura, a dare sempre più consistenza e propugnare la 'resa drammaturgica' di una così grande compagnia, in grado di lavorare non solo in lingua dialettale, ma pure italiana.
E la nostra bella cultura è continuata, nel tempo, anche proprio grazie alla Straferrara ed all'intelligente passaggio di testimone avvenuto nel 1967, quando la figlia di Spadoni, 'Cici' Rossana ed il marito Beppe Faggioli, subentrarono al fondatore cav. Ultimo: non son mai mancati, infatti, nel loro sterminato repertorio, riproposte nel tempo, opere 'storiche' come la già succitata Castalda o Madòna Frrara ch'è vvgnù in villa, testo di Anonimo del XVII secolo, in qualche modo, il prodromo del teatro dialettale ferrarese, redatto in una lingua definibile genericamente come rivierasco-padana, e non a caso: Ferrara è nata sulle rive del Grande Fiume e non poteva essere che così, un crogiuolo di parole e lingue intersecantesi tra loro per dare origine, nel tempo, alla grande stagione della civiltà Estense.