Forum provinciale Pari Opportunità: i generi a confronto nella comunicazione umana
02-11-2010 / A parer mio
di Cecilia Polizzi *
Si è svolto giovedì 28 ottobre 2010 (sede auditorium Istituto scolastico Marco Polo - Ferrara) il primo Forum Provinciale per le Pari Opportunità che ha coinvolto professionisti del settore della comunicazione e istituti superiori cittadini in uno spazio di dibattito sul tema "Verso un altro genere di comunicazione", in particolare approfondendo il rapporto tra i media e le rappresentazioni dei generi. Ciò che è emerso è la complessità di un mondo nel quale le discussioni sui media sono figlie di teorie sorpassate. L'elemento che cambia nel corso del tempo è il rapporto con il pubblico.
Negli anni '20 la comunicazione era intesa come qualcosa che si inseriva direttamente e passivamente nelle menti delle persone. Questo approccio è stato rivisitato e ha fatto scorgere la concezione di un pubblico 'pensante' che filtra attraverso le sue competenze e conoscenze ciò che osserva. La complessità del mondo viene così percepita e decodificata da ogni popolo in maniera attiva.
"Nello specifico della relazione uomo-donna all'interno della comunicazione, Giovanna Cosenza, docente dell'Università di Bologna, osserva che gli spot pubblicitari che inneggiano alla libertà di espressione sessuale, sono interpretati in una maniera diversa dai paesi occidentalizzati e da quelli meno evoluti. Ma questo non dipende da una minore competenza nello scegliere ed interpretare le immagini" ha commentato il relatore Michele Travagli (Kuva Comunicazione).
Si affaccia il dubbio che la libertà sia una sorta di sfruttamento. Nel 2010 la pubblicità internazionale gioca con ironia gli stereotipi di genere ma il valore profondo del desiderio non può venire espulso; emozionare il pubblico è l'obiettivo principale.
Accanto alla tv generalista si affacciano nuovi media: la ''comunicazione punto zero'' (internet, social network) accorcia le distanze tra gli utenti e le pubblicità. Ma grazie ai mezzi di cui siamo detentori - le capacità di scegliere secondo le proprie facoltà cognitive o i propri modelli culturali - è possibile sottrarsi a questo flusso continuo, riappropriarsi dei contenuti e trasformarli secondo le proprie esigenze. In poche parole, è possibile scegliere.
"La creatività è la nostra essenza, è uno stato in equilibrio tra follia e razionalità" ha affermato Luca Targa (Inside BTB).
Purtroppo la società dei consumi se ne avvale in maniera sbagliata.
Il marcato uso del corpo della donna nella moda e nel marketing pubblicitario, contribuisce a creare un'immagine distorta del sesso e del genere femminile che dalle aziende viene mascherata e giustificata sotto il nome di 'forte impulso creativo'.
La comunicazione dipinge la donna come un oggetto primitivo e non come un essere regolarmente inserito e attivo nella società.
Questa pratica affonda le radici nella conoscenza del nostro percorso evolutivo, le tecniche di persuasione pubblicitarie cercano di stimolare le aree celebrali più istintive e incontrollabili.
"La comunicazione quindi agisce come una droga - ha spiegato Luca Gavagna (Le Immagini) - ma le immagini rassicuranti non hanno effetto nel nostro paese perché le persone sono concentrate nella risoluzione di problemi rilevanti concreti". Nonostante questo, si persegue comunque nella ricerca dello spot 'infallibile'.
Uno spot televisivo nasce da una congiunzione di fattori: l'esigenza di un cliente viene coniugata con la messa a punto di una strategia comunicativa. Questa ha lo scopo di condurre lo spettatore da un punto di partenza ad un punto di arrivo, ovvero come le persone percepiscono il prodotto e cosa si desidera che le persone pensino del prodotto. In questo percorso comunicativo obiettivo finale è persuadere.
L'unico modo per non farsi 'invadere', è fare affidamento sulle proprie capacità critiche.
A questo scopo, Elisabetta Bello (Dinamica Media) ha sottolineato l'utilità di definire alcune linee guida per una comunicazione attenta al rispetto della parità dei ruoli nella società.
Trasversalità, equità, complessività e rappresentatività sono le caratteristiche fondamentali di una comunicazione giusta. E' necessario sia integrare la donna nelle strategie e nelle politiche della comunicazione, evitandone gli stereotipi, sia introdurre declinazioni al femminile e al maschile, per dare equa visibilità. Così come è importante rappresentare in maniera varia e diversificata i ruoli professionali svolti dalle donne.
Nella comunicazione è necessario utilizzare un target reale ed evitare di utilizzare il corpo della donna per attirare attenzione sul prodotto da pubblicizzare.
Alla luce di queste considerazioni possiamo osservare che le parole che si sono ripetute in maniera ciclica e constante sono: comunicazione, media, marketing e consapevolezza. L'analisi tecnica della comunicazione è importante, ma tutta la vita umana è in realtà influenzata dai messaggi dei media che vogliono convincerci a fare qualcosa. In questo contesto è estremamente difficile parlare di libertà, nella nostra formazione è importante il genere a cui apparteniamo, siamo condizionati da questo e dobbiamo soddisfare le aspettative cui siamo primi soggetti.
"L'Italia è un paese fortemente maschilista, le donne incontrano maggiori difficoltà nel fare carriera, subiscono mobbing e sono spesso soggette a differenze salariali" ha sottolineato Stefania Guglielmi (CTO Forum). Tutto questo incide inevitabilmente nel rapporto con i media e si riflette nell'immaginario collettivo dei 'cittadini consumatori'.
* - studentessa di Scienze della Comunicazione (Università di Bologna)