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Ventitrè anni dopo il no dei cittadini al nucleare

08-11-2010 / A parer mio

di M.Teresa Pistocchi

E' fin troppo facile. Rifiutare la scelta di ritorno al nucleare è un semplice esercizio di memoria , di logica e di buon senso, niente di più. Non ci vogliono i grandi "esperti" sui temi dell'energia e dell'economia per capire che nel terzo millennio la scelta del nucleare è semplicemente follia allo stato puro.
Con l'aggravante tutta italiana di un attacco alla Costituzione e tradimento della volontà popolare che esattamente 23 anni fa l'aveva rifiutato attraverso uno degli strumenti più importanti di democrazia diretta, il referendum. La stessa volontà popolare invocata ogni giorno dai sostenitori del governo per gridare contro un eventuale soluzione di transizione che ci traghetti fuori dal pantano di questi mesi. Curiosa questa democrazia a singhiozzo! O meglio, ad personam.
Il NO NUKE viene dai costi altissimi degli impianti, dai tempi lunghi ( che in Italia raddoppiano sempre) di realizzazione , dalle bugie sulla fame di energia per uno "sviluppo" misurato solo in termini di mercato e di consumo. Viene dalla consapevolezza che attirebbe come carta moschicida i grandi affari malavitosi di cui è pregna l'imprenditoria di questo Paese. Viene dalle storie atroci della popolazione dei paesi poveri dalle cui miniere si estrae l'uranio, materia prima peraltro destinata a finire, esattamente come il petrolio.
Ciò che fa il colosso nucleare francese Areva in Niger è emblematico. Un paese in cui da decenni la popolazione soffre, si ammala e muore per le contaminazioni, per lo sfruttamento umano e delle risorse vitali, per fame e anche per le guerre civili frutto di squilibri interni, conseguenze di queste atroci condizioni di vita.
E' fin troppo facile il NO NUKE per gli aspetti della sicurezza, sui quali continuano a raccontarci odiose bugie nascondendo incidenti che da molti anni provocano danni ambientali e sanitari nelle aree a più alta concentrazione, Francia in primis. L'aggravante sta nella pericolosità intrinseca, lo capisce anche un bambino, quella che la renderebbe inaccettabile anche a percentuali infinitesime di rischio. Che comunque infinitesime non sono. Cernobyl docet.
Poi si potrebbe parlare della diffusa sismicità del nostro territorio che accresce i rischi , o dell'uso "sporco" di parte degli scarti dell'uranio che finiscono nelle armi, ma...
...ma anche immaginando per assurdo che fin qui siano fregnacce, che le centinaia di pagine scritte ogni giorno su carta e su web non siano vere o lo siano solo in parte, resta comunque IL problema dei problemi, quello irrisolto e irrisolvibile delle scorie, i pericolosissimi scarti che regaleremo a decine e decine di generazioni future. Su un pianeta meraviglioso che si trasforma ogni giorno di più in un'immensa pattumiera saccheggiata di ogni sua risorsa e sfregiata nelle sue bellezze.
Spero che tutto questo si fermi e che l'intelligenza e la consapevolezza si risveglino. Magari in extremis e a danni avanzati, come la storia ci insegna , ma sono certa che si fermerà. L'Italia NON vuole il nucleare, nè i cittadini nè gli amministratori locali come dimostrano le posizioni prese in questi mesi da molte Regioni, a tutela del proprio territorio. Per tutto questo e molto altro siamo scesi in piazza a Ferrara domenica mattina, 7 novembre. La partita è cominciata e, anche se ci sembra già truccata, la giocheremo fino in fondo.

M. Teresa. Pistocchi - Associazione Grilli Estensi