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Diario argentino 2011 di tre studentesse volontarie di "Mateando" [I, II, III e IV puntata]

02-03-2011 / A parer mio

di Eleonora, Vincenza e Arianna *

* - Diario dell'esperienza di studio e volontariato di tre studentesse dell'Università di Ferrara - Eleonora Trevisan, Arianna Sermonesi, Vincenza Cicciopastore - a Escobar (Argentina) per l'associazione ferrarese Mateando (http://www.mateandoargentina.com/).

[Argentina - 28 marzo 2011 - IV puntata]

Te saludamos argentina! Con el corazon quebrantado por dejarte…hasta pronto!

Eccoci qui, giunte alla fine di questa meravigliosa e incredibile esperienza. Scrivere queste righe ci rattrista e ci fa piangere il cuore, un mese è passato come un lampo. Sembra ieri la data del nostro arrivo in questa terra sconosciuta, quando dopo un lungo viaggio siamo state accolte in modo caloroso e familiare da Mirian e da sua madre, la carissima "Abuela" della casa Mateando.
Fin da subito il nostro tirocinio ci è sembrato tanto alternativo quanto formativo. I nostri sguardi hanno dovuto cambiare di tonalità a seconda del differente contesto culturale che abbiamo dovuto affrontare. L'Italia ormai ci sembra sempre più lontana, e al nostro rientro avremo acquisito nuovi orizzonti di senso e una notevole metamorfosi dei nostri filtri creativi.
Tutto questo lo dobbiamo alle straordinarie capacità dello staff Mateando, formato da persone in gamba e fortemente motivate, ognuna delle quali porta all'associazione il suo personale e differente contributo. Vorremmo approfittare di queste righe per ringraziare una persona estremamente carismatica e valida, come poche se ne vedono oggigiorno nel mondo del sociale, una persona che ci ha aiutato a vedere la vita in maniera differente e a trasformarci in persone più mature e più aperte. Ci riferiamo ovviamente alla nostra carissima tutor Mirian Mansilla che grazie alla convivenza quotidiana ci ha regalato l'amore e la passione per il lavoro del volontariato e perché è stato un esempio che ci ricorderemo per sempre.
In un solo mese ci ha dato la possibilità di trasformare ciò che avevamo appreso sui libri in un'efficace e tempestiva pratica.
Ora spiegheremo come si è svolto il nostro tirocinio. Inizialmente eravamo partite con l'idea di dover lavorare nella struttura a Escobar con i bambini di Mateando.
Per problemi di ultimazione della struttura ci siamo spostate a Maschwitz a lavorare con i bambini di Mateando.
Infatti, grazie a questo inciampo di percorso, abbiamo avuto la possibilità di attuare una strategia alternativa e innovativa, ovvero un prototipo di ricerca etnografica.
In dettaglio si è trattato, durante questo mese, di ricercare sul campo, osservando e partecipando alle dinamiche del contesto socio-culturale, conoscendo tante persone diverse che lavorano nel sociale e visitando strutture del posto. A questo proposito ci sembra opportuno presentare coloro che per noi sono stati maggiormente significativi a livello formativo.
Ovviamente tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l'aiuto di Mirian, che ci ha guidate in questo percorso.
Uno degli incontri più significativi è stato quello con Gaston, uno dei massimi collaboratori dell'associazione Mateando, ambasciatore O.N.U. per la pace, un uomo imponente e riflessivo, il quale si è mostrato molto disponibile nel coinvolgerci e nell'organizzarci incontri con persone che lavorano nel sociale. La sua imponente fisicità riflette una grande preparazione culturale e una personalità forte ed equilibrata.
Quest'uomo è stato estremamente preparato nel darci informazioni appropriate del contesto culturale argentino, della sua storia, dei suoi costumi e delle sue tradizioni.
Inoltre è riuscito a farci interessare ed entrare subito in sintonia con il contesto che ci circondava, utilizzando un linguaggio semplice ma appropriato.
Un'altra figura chiave per il nostro tirocinio è stata Ramona, un'insegnante e direttrice di una scuola primaria alquanto alternativa e rivoluzionaria nel campo pedagogico.

La sua personalità di grande impatto e di grande carisma ci ha aiutate a capire che nel lavoro socio-pedagogico serve una forza di spirito notevole e un lato ironico sempre vivo.
Molti degli incontri che abbiamo fatto non sarebbero stati possibili senza la straordinaria collaborazione di Cristina, consigliera comunale di Escobar e di sua sorella e segretaria Elizabeth.
Queste due grandi donne meritano tutta la nostra ammirazione, perché in modo disinteressato si sono prodigate per la nostra causa, riuscendo a regalarci tante belle esperienze.
Un'altra grande donna che abbiamo conosciuto è la Tia Elvira, zia di Mirian e sorella dell'Abuela, anch'ella membro attivo del volontariato, soprattutto con gli anziani. Grazie a lei abbiamo avuto modo di entrare in contatto con la casa della cultura di Maschwitz, che è stato un nodo importante poiché ci ha permesso di ampliare la nostra rete di conoscenze.
Ovviamente non possiamo dimenticare la nostra Ester, detta "Abuela", con la quale abbiamo vissuto a stretto contatto per questo mese e che è stata effettivamente come una nonna per noi; non ci sono parole per descrivere l'affetto che proviamo per Ester e sicuramente ci mancherà la sua vitalità, la sua energia e spontaneità che hanno rallegrato la nostra permanenza.
Grazie a questo staff di collaboratori di Mateando, abbiamo potuto attuare un programma di lavoro intenso e variegato fatto di: incontri, interviste, osservazioni sul campo-pedagogiche, attività di volontariato, lavoro didattico-pedagogico, visite turistico-culturali.
Tutto questo ha dato vita ad un'esperienza di grande impatto e crescita formativa che segnerà sicuramente una tappa importante del nostro cammino in quanto studentesse e non solo.
Passiamo ad elencare i centri visitati e le interviste effettuate.
1) CENTRI VISITATI:
Centro di Mateando (Maschwitz), L.E.P. (Luz Esperanza Pureza) fondato da Humberto (Garin), Centro dei veterani di guerra delle Malvinas (Escobar), Centro de dia de Renè Favaloro (Escobar), Istituto superior de Piero (Quilmes), Fulgor de villa crespo (Buenos Aires), Malba (Buenos Aires), Tamaiken, Giardin japonese, monumento alle Malvinas (Escobar), Visita a Buenos Aires, Centro de Jubilados 29 de julio (Maschwitz), Centro di cultura (Maschwitz), Municipalidad (Escobar), Istituto tecnico professionale (Escobar), Centro per il recupero di tossico-dipendenti, Scuola di Jamila, Favelas (Escobar), Centro di salute primario Aurora Pedraza (Escobar), Carnevale a Pilar, Envion, scuola di recupero adolescenti (Maschwitz), Scuola speciale S. Francesco di Assisi (Escobar)

2) INTERVISTE EFFETTUATE:
Gaston, Ramona, Olga, Tia Elvira, Claudia, Mirian, Abuela, Humberto, Anita, Medico-Pediatra dott. Olmos, Veterani di Guerra, Castilano
Mariarosa, Mirta, Direttrice del Centro de dia, Reggente dell'Istituto tecnico, Infermiere centro primario di salute

Concludiamo questo nostro resoconto ringraziando immensamente tutto lo staff di Mateando, che ci ha organizzato questi incontri. Non abbiamo parole per descrivere quanto questa esperienza ci ha donato e arricchito; questo non sarebbe stato possibile se non ci fossimo incontrate con Mateando e in particolar modo con Mirian, la nostra tutor e supervisore di tirocinio.
Mirian ci ha seguito passo a passo, dandoci la giusta lente di osservazione, indirizzandoci nei percorsi migliori con grande lungimiranza e reinventandoci giorno dopo giorno.
Nella quotidianità Mirian e l'Abuela sono riuscite a darci gli strumenti adeguati per affrontare il difficile contesto socio-culturale che ci trovavamo ad affrontare, non lasciandoci mai incanalare in un'unica visione del mondo in cui ci trovavamo ad operare.
La nostra gratitudine rimarrà sempre vivida e il nostro grazie viene dalla parte più profonda del cuore. Sarebbe stato bello poter rimanere un mese in più per approfondire quanto sopra elencato.
Grazie di nuovo a Mateando per questo tirocinio che si è rivelato un viaggio formativo che sicuramente ha modellato il nostro essere, rendendoci persone migliori e più ricche umanamente parlando. Questo è un grande dono che dovremo sempre rinnovare per poter perseguire la nostra personale forma migliore.

Eleonora Trevisan, Arianna Sermonesi, Vincenza Cicciopastore


[Argentina - 14 marzo 2011 - III puntata]

IL GUSTO DI SAPER ASCOLTARE "L'ALTRO" - Nel tardo pomeriggio siamo stati a visitare a Garin una struttura dove il volontariato riesce a coprire i bisogni di circa 100 famiglie. Qui il volontariato è profondamente vissuto e sentito, abbiamo conosciuto il presidente di questo centro sociale (il signor Umberto), uomo dotato di grande profezia nel riscatto sociale e nella speranza di un miglioramento futuro nelle condizioni di vita di questa gente. L'associazione chiamata "luz esperanza pureza" è una struttura dove esistono diversi valori che se applicati, potrebbero rendere la quotidianità più serena e meno frustrante. Contrariamente a quella che troviamo in Italia.
Questi valori si riassumono in:
C COMPROMISO;
R RESPETTO
E SFUERZO
A AMOR
R RESPONSABILIDAD
T TRABAJO EN EQUIPE
E ESPERANZE E SOLIDARIDAD;
Come si nota sono tutti valori che nella vita di tutti i giorni molto spesso vengono ignorati oppure non considerati.
Cosa si può trovare di migliore se non educare il prossimo ad essere rispettoso con un suo simile, donarsi e concedersi in tutto e per tutto attraverso l'amore. Sforzarsi di comprendere l'altro in un'ottica diversa dalla propria, oppure essere fiduciosi e solidali con chi ti chiede un aiuto e una mano.
Oggi giorno la società è priva proprio di questo ultimo elemento, la solidarietà è qualcosa di inutile e superfluo, è più comodo pensare a se stessi e a come evitare che l'altro ci calpesti.
Quanto sarebbe più facile e semplice se ognuno di noi assumesse coscienza e responsabilità. Concentrarsi sul fatto che se vogliamo cambiare il mondo o meglio, se intendiamo migliorarlo, sta a noi decidere di farlo.
Per quanto mi riguarda, e per quello che continuo a comprendere giorno dopo giorno da questa fantastica esperienza, che "Mateando" mi sta facendo vivere ,è sapersi mettere sempre in discussione e non dare mai niente per scontato.
Lo vedo in continuazione anche quando esco dalla nostra struttura, la gente con poco cerca di alleviare le difficoltà di chi non ha il necessario per sfamarsi …
Dal povero non possiamo che imparare, sono persone che cercano di IMPROVVISARE e dare vita in qualche modo ad un sistema che non li faccia sentire inutili.
Ad esempio c'è una famiglia nel nostro quartiere che un giorno a settimana distribuisce latte gratis a tutte quelle mamme e famiglie che non hanno nulla per nutrire i propri piccoli.
Vedere la fila di queste povere donne mi fa veramente male, sorge nella mia mente un riferimento spontaneo all'Italia, dove per fare del volontariato è necessario passare attraverso rigide tappe burocratiche, senza comunque ottenere ciò di cui necessita il bisognoso.
Qui c'è tanto da imparare e da capire, la differenza tra il nostro paese estremamente globalizzato e questo, in cui l'unica cosa che conta ( e a mio parere è l'unica a essere valida) è proprio il provare ad "APPRENDERE da chi non ha nulla tra le mani".
Mettersi in gioco ed essere sempre creativi nella vita è ciò che ci serve, non essere convinti che solo i libri possono insegnarci qualcosa di utile, quelli servono solo ad approfondire la nostra conoscenza e il nostro modo di rapportarci con l'altro.
Penso che il "CUORE" di ognuno sia l'unica strada che riesce a portarci avanti nel nostro cammino di solidarietà, e in particolar modo il "SAPER ASCOLTARE" chi ci sta vicino. Posso confessarvi che è una qualità che non molti hanno, anzi molto spesso si pensa di voler fare del bene, provocando solo danni. La mancanza di sensibilità e il non essere abbastanza empatici con l'altro è ciò che toglie il gusto all'apprendere grazie alla relazione con l'altro. (Eleonora Trevisan, Vincenza Cicciopastore)

PROHIBIDO OLVIDAR - Durante questa settimana abbiamo visitato il Centro dei Veterani della Guerra delle Malvinas. Una struttura questa che accoglie i sopravvissuti del conflitto e fornisce loro uno stabile nel quale riunirsi. Eravamo attese dalla signora Cristina, consigliere comunale ed organizzatrice dell'incontro con due veterani. Inizialmente eravamo un po' timide perché non sapevamo come comportarci né cosa chiedere, la guerra d'altronde è sempre un argomento delicato. Sergio Munos (che prestò servizio come Soldado Conscripto en el Regimiento de In fanteria Mecanizado N° 3 de la Tablada, combattente nel Porto Argentino) e Daniel Pereira (Soldato conscripto en el grupo de Artilleria de Defensa Aerea 601 (GADA 601) del Esercito Argentino, combattente nel Porto Argentino, Ganso verde e fatto prigioniero in San Carlos), non si sono mostrati imbarazzati ed hanno iniziato a raccontare il loro passato militare, entrambi arruolati all'età di 18 anni, nel 1982.
La guerra scoppiò a causa dell'egoismo inglese che spinse il proprio esercito alla conquista di un territorio naturalmente ricco.
Successivamente si è aggiunto alla conversazione anche un altro veterano, Juan Carlos Monti, un uomo basso e muscoloso, più anziano degli altri, di origine siciliana. Monti svolse nella guerra il ruolo di Cabo Segundo Maquinista en el Destructor A.R.A. "Bouchard".
Questa guerra, secondo le parole di Monti, fu uno degli insuccessi della dittatura militare e il suo fallimento non fece altro che contribuire a screditarla. In tutte le province argentine esistono centri come questo e tutti hanno la medesima funzione, mantenere viva la storia e la memoria di una guerra che è costata la vita a migliaia di innocenti. Una cosa che mi ha particolarmente colpito sono le sedie presenti in questa struttura, con impresse le immagini delle isole Malvinas accompagnate dalla scritta "PROHIBIDO OLVIDAR".
Il signor Monti, ha voluto sottolineare il fatto che neppure una volta terminata la guerra, tantomeno oggi sentono riconosciuto il loro valore dal governo statale.
Il centro dei veterani di Escobar, per esempio, è stato costruito senza alcun supporto statale, grazie soprattutto a fondi popolari. Su un milione di pesos circa lo stato ha donato per la sua costruzione solo 6000 pesos! E' normale che queste persone, obbligate a prendere parte ad atrocità fin da giovanissime (dai 18 anni) avvertano la necessità che venga riconosciuto il loro valore.
Lo Stato glielo deve, perché si prese la loro gioventù e nella maggior parte dei casi, la loro vita.
Ma lo Stato è anche lo stesso a non voler ricordare (...).
Juan Carlos ci ha anche parlato delle conseguenze che questa guerra (come tutte le guerre) ha portato: tantissimi ex soldati si sono suicidati per il trauma posteriore e moltissimi dei veterani soffrono di problemi psichici. Anche per questo motivo il centro mette a disposizione uno psicologo. Mi è piaciuto molto sentire parlare queste persone, come tutte quelle che ho incontrato fino ad ora, sono state veramente accoglienti e sinceramente contente della nostra presenza, tanto da invitarci il giorno seguente a prendere parte a un pranzo fatto apposta per noi nella loro struttura, a base di "asado", carne buonissima alla griglia tipica argentina.
Come ricordo del loro passato e come gesto di orgoglio, di amicizia e di accettazione, hanno donato a Mirian una delle loro sedie con scritto "Prohibido olvidar". Questo è stato un gesto di ringraziamento per quello che Mateando fa sul loro territorio.
Concludo con questa frase di Penalba Julio Cesar: "Malvinas: El orgullo de haber formado parte de la Historia de quienes defendieron las Islas y un vacio en el alma, porque una parte mia quedò para sempre junto a los que no volvieron". (Arianna Sermonesi)

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[Argentina - 4 marzo 2011 - II puntata]

A GIUSTA DISTANZA - L'obiettivo visivo che cerca di avvicinarsi e allontanarsi non appena si è troppo vicini. Oggi è stata una di quelle giornate che in Italia si possono solo sognare, uscire di casa con un programma non del tutto stabilito. Come tutti i giorni, il lavoro ci aspetta sin dal primo mattino fino a sera tardi, quando ci si ritrova tutti insieme a confrontarci e a raccontarci ogni più piccola sensazione captata. Si è sempre in movimento e sempre attive. Ci era stato detto che molto probabilmente saremmo andate a vedere le favelas o meglio conosciute le "villa de miserias" [...]. Ci siamo dirette con la mamma di Mirian verso le favelas, e mentre eravamo di passaggio, ci siamo fermate in un centro di primieros ausilios (pronto soccorso) che è non molto distante dalla zona.
La mamma di Mirian ["abuela"], ci ha aiutato a fare alcune domande circa il funzionamento del centro, degli utenti che lo frequentano e da chi è gestito; in una sola parola, capire e comprendere come funziona il sistema sanitario. Non è stato semplice improvvisare le domande da rivolgere al personale, ma ci siamo riuscite. Uscite dall'ambulatorio ci siamo dirette verso le favelas, pronte a vedere dal vivo la 'realtà emarginata'. E' stato commovente, il cuore mi batteva a tal punto che sarei stata pronta a fermarlo con la mano, eccitata di scoprire ciò che esiste di nuovo e vero rispetto a ciò che si legge e viene descritto sui libri. Ci immergiamo in questo clima di sensazione neutra. Ci era stato detto di non filmare assolutamente e che non sarebbe stata una semplice e tranquilla passeggiata.
Per un istante ho pensato e sono entrata in crisi per quello che stavo facendo, per la privacy che violavo nel momento in cui sbirciavo nei loro luoghi, ma subito dopo ho pensato che loro alla fine 'non vivono alcun stato di disagio' così cole lo percepiamo noi, a parte quello materiale di spazi e luoghi e quello di 'chi li osserva con compassione'.
Non c'è nulla da compatire, c'è solo da comprendere che sono uguali a noi in quanto uomini ma diversi a causa dello stato in cui si trovano quotidianamente a vivere, sono stati coraggiosi a prendere tutto [...], condizioni disumane, territori abusivi. Accanto si trova la stazione in cui i treni sfrecciano a gran velocità.
Immagino il pericolo. I bambini che vivono per strade piene di terra e pietre, a piedi nudi. Penso ai campi di calcetto che hanno improvvisato per giocare tra di loro, alle malattie che possono prendere tra le fogne a cielo aperto e l'acqua inquinata dei canali.
Tutto ciò ci induce a riflettere su cosa realmente manca in questo territorio e obbliga gli abitanti a non chiedere niente a nessuno, essendo privi di diritti e di riconoscimenti.
L'individualismo non fa parte di questo contesto, l'anonimato è un termine che non si conosce qui.
La gente rivolgeva su di noi lo sguardo attento e approfondito; cercavano di leggere nei nostri occhi per comprendere le motivazioni che ci avevano spinto in un territorio che non ci apparteneva.
Si saranno chiesti: chi sono? Cosa vogliono? Perche sono qui? Qual è il loro scopo? In particolare si chiederanno: saranno assistenti sociali? Sono qui per vedere le condizioni dei minori ed eventualmente toglierci i figli?
Anche loro non mi sono apparsi del tutto tranquilli. Ma eravamo li per svolgere una ricerca sul campo e per cercare una cara amica della mamma di Mirian. Chiedevamo in giro se qualcuno fosse in grado di aiutarci e per pochi secondi è esistita un'apertura nei nostri confronti.
 La 'abuela' ci spiegava che questa donna di nome Ramona, abitava e lavorava nelle favelas, e il lavoro di cartonera le permetteva di sopravvivere. Anche qui come in ogni contesto sociale c'è chi lavora con gran fatica e sudore e chi si invece agisce illegalmente, vende droghe o si prostituisce.
Le scuole sono viste come un optional, l'istruzione e l'educazione avviene principalmente sulle strade, qui servirebbe un vero piano educativo mirato alla valorizzazione dell'individuo.
Sarebbe bellissimo riuscire a far capire ai bambini quanto importante e utile sarebbe imparare a leggere, a scrivere, a rapportarsi con gli altri. Aiutarli a capire che non esistono differenze tra chi abita in una favelas e chi abita a 100 metri da loro, all'interno di un 'country', dove il lusso non li rende certo migliori ma al contrario, vivono con bisogni differenti e indotti, che a mio avviso risultano piuttosto snaturati.
Bisognerebbe trovare una via di mezzo e dare le stesse opportunità a questi bambini perchè si sentissero uguali e non discriminati, perchè si riuscissero ad incontrare, focalizzando i valori e l'etica dell'esistenza umana. (Vincenza Cicciopastore)

SCORCI DI SANITA' - Una delle strutture che abbiamo visitato nel quartiere in cui abitiamo, è il Centro di Salute primario (Centro Aurora Pedraza), una sorta di Pronto Soccorso. Questa struttura ci ha colpito subito per la sue piccole dimensioni. La si poteva scambiare per una casa.
Una volta entrate, la Abuela ci ha incoraggiate a fare domande alle due infermiere presenti, che si sono dimostrate subito disponibili a risponderci. Abbiamo scoperto che questo centro è l'unico di Primo Soccorso nel quartiere Stone, finanziato dal comune di Escobar e dalla provincia di Buenos Aires.
Ogni giorno vengono qui tra le 100 e le 200 persone. Il centro è composto da una sala pediatrica, una clinica e una sala per il trattamento della tubercolosi. Il pediatra segue soprattutto i bambini denutriti della Villa de miseria vicina, che si ammalano per le precarie condizioni di diarrea, tubercolosi, meningite e durante la stagione invernale, di broncopolmonite. Il medico di guardia presta servizio due volte a settimana ma a causa delle ridotte dimensioni della struttura, non esistono gli strumenti per effettuare analisi cliniche, radiologie, ecografie, elettroencefalogrammi. Oltre a ciò, mi ha stupito il fatto che non ci sia l'ambulanza, perciò è il medico stesso a raggiungere con la sua macchina il paziente e a portarlo all'ospedale più vicino. Una infermiera ci ha inoltre mostrato le stanze interne al Centro: erano solo 3, con il minimo indispensabile al loro interno, niente a che vedere con i Pronto Soccorsi italiani. Per fortuna, non tutti i Pronto Soccorsi sono così in questo paese! (Arianna Sermonesi)

PERCHE' DONNE [3 marzo 2011] - Vorrei dedicare questa pagina alle donne. È poco tempo che sono qua, ma ho riscoperto la forza delle donne. Ne ho incontrate ed intervistate alcune e vi posso garantire, sono una forza della natura. Il sociale e il volontariato è tutto in mano a loro, donne coraggiose e sorridenti. La loro grinta e tenacia non ha niente a che vedere con la forza e la competitività maschile, è differente. A mio avviso ciò che le distingue dagli uomini è semplicemente la determinazione e l'amore delle loro cure. Le donne sono capaci di curare ogni piccolo aspetto della vita quotidiana, e viene data loro la possibilità di affinare questa capacità con il volontariato o con il lavoro sociale, vedrete un qualcosa di sorprendente. A queste donne non sfugge nulla, colgono ogni tua espressione, ogni tuo comportamento e sono sempre pronte a porgerti una mano. L'altro non è mai percepito come un peso, la sofferenza e il disagio altrui non rappresenta mai una complicazione, l' altro viene guardato sempre, qualunque peso porti, semplicemente perché potresti essere tu. Le donne hanno la fortuna di poter mostrare entrambi i lati del cuore, quello forte e quello fragile, trovando in ognuno di essi la luce.
Sono orgogliosa di essere donna e mi dispiace vedere quanto molto spesso ci snaturiamo per inseguire un modello maschile che non ci appartiene. A questo proposito riporto l' esempio della famiglia di Mirian, una famiglia a maggioranza maschile, sono presenti solo tre donne: Mirian, Abuela e Tia, queste hanno deciso di dedicare tutta la loro vita al volontariato, alla cura del prossimo, scelta per nulla scontata. Queste tre persone in poco tempo mi hanno insegnato tantissimo, più di molti libri di pedagogia o psicologia, mi hanno fatto capire l'importanza delle passione in questo lavoro, passione che non deve cedere il passo alle difficoltà, che in questo mestiere sono più delle gratificazioni. Il mondo del sociale non è fatto per egocentrici, anzi molto spesso ti devi annullare per capire veramente chi necessita di te, cosa difficile soprattutto per le donne che ancora troppo spesso vengono calpestate e umiliate, si vedono negare diritti fondamentali. Il sudamerica è famoso per un aspetto non molto piacevole, le ragazze madri, giovani ragazze sedotte e abbandonate, lasciate da sole con la loro gravidanza. L'aborto non viene contemplato e queste portano avanti la vita con una dignità impari. Molto spesso, negano al fidanzato la possibilità di dare il loro cognome al bambino.
Mi spigano che qua per gli uomini tradire e normale, è normale anche abbandonare una donna incinta. Mi accorgo che è veramente la routine, tutti quelli che ho conosciuto hanno storie simili, fatta di abbandoni e tradimenti. Mi spiegano che manca una educazione improntata sul rispetto delle donne. È facile vedere ragazzine con uomini molto maturi e la moglie consapevole aspetta a casa. Concludo questa mia riflessione sul mondo femminile parlando di Olga, una ragazza giovane, bella dai colori latini. È una maestra che si occupa dei bambini diversamente abili, ci spiga delle scuole nate per loro, qua i ragazzi con abilità differenti non vanno nelle scuole normali, noi li spieghiamo che in Italia si sta tutti insieme e che esistono insegnanti di sostegno, la cosa la incuriosisce e nasce fra noi un intenso dibattito pedagogico.
Dice di amare molto il suo lavoro,nonostante la paga non sia delle migliori. Prima faceva un lavoro nel settore della moda, nonostante prendesse di più non le piaceva, troppo competitivo e poco soddisfacente dal punto di vista umano. Adesso è felice anche se ci sono giorni in cui l'incomprensione e le difficoltà del suo mestiere sono più forti della sua vocazione. (Eleonora Trevisan)

----------- [ I puntata ] ---------------------------

24/02/2011 - LA PARTENZA
Partiamo da Bologna alle 7:00 del mattino destinazione Buenos Aires. Siamo tre studentesse di scienze dell'Educazione dell'Università di Ferrara. Partiamo grazie ad un progetto pedagogico coordinato dalla professoressa Gramigna, docente di pedagogia solidale e della marginalità. Ma prima di tutto siamo tre ragazze estremamente diverse, siamo tre stagioni. Io sono espansiva e estroversa, Arianna è introversa e meticolosa, Cinzia è dolce e paziente.
L'Argentina ci ospiterà per un mese, il tempo stabilito per il nostro tirocinio. Abbiamo aspettato un anno per partire e ormai non stiamo più nella pelle. Il viaggio sarà lungo, quattordici ore di volo, con quattro ore di fuso orario. Appena arrivate, all'1 di notte, ora italiana, ci aspettano in aeroporto Mirian, la fondatrice di Mateando l'associazione che da sette anni si occupa del sociale nella zona di Escobar e suo fratello Juan. Abiteremo nella casa di Mirian e di sua madre. La città dove opereremo si chiama Escobar ed è nella provincia di Buenos Aires, dista circa cinquanta km dalla capitale. La casa si trova nella periferia della cittadina.
Appena arrivate, stanche e confuse, balza subito agli occhi l'ospitalità e il calore dei familiari di Mirian. Sua madre, che si presenta come "abuela" (nonna), ci fa trovare una cena squisita, parla solo spagnolo e noi facciamo inizialmente fatica a capirla ma è in grado di comunicare con tutto il resto, ci trasmette calore e umanità. Abuela è un ex-infermiera ed è molto conosciuta e appezzata in tutta la zona; ancora oggi assiste e cura le persone del suo quartiere, è una donna di una forza incredibile che ha palesemente trasmesso alla figlia.
Da subito entrambe ci mostrano a cuore aperto la gioia di vederci nella loro casa nel loro paese e io, sembrerà strano, mi sento a casa. Quest'accoglienza fa capire lo spirito di Matendo, uno spirito gioioso e solidale che si riflette nei sorrisi della gente che da sette anni lavora in questa struttura.

25/02/2011 - Il primo giorno porta con sè la stanchezza del viaggio ma decidiamo ugualmente di fare una passeggiata nel centro di Escobar.
Camminando si nota come tutto sia immerso nel verde, tutto è invaso da una luce splendida. Il cielo è azzurro, sembra dipinto, l'atmosfera è limpida,capisco i colori dell'Argentina, bianco e azzurro, come la sua bandiera. Il paesaggio viene continuamente accompagnato dalla musica sudamericane proveniente dalle case.
Mi stupisce la diversità delle case, qui ognuno si costruisce la casa come più gli piace, non si segue un piano urbanistico. Ogni abitazione è caratteristica e questo rende la zona molto colorata e genuina.
Un aspetto particolare è che puoi trovare la villetta vicino ad una baracca fatta di lamiere ed Eternit. Le vie non sono asfaltate e le fognature sono all'aperto.
La vita sociale avviene per strada: è il ritrovo per ragazzi e bambini, i quali si divertono giocare a calcio.
L'abuela ci tiene a precisare che qui la gente "es muy comunicativa e abierta", effettivamente i ciao che sento sono molti.

26/02/2011 - Sono le 9:00 del mattino la casa si sveglia e c'è chi prepara il caffé e c'è chi prepara il mate, bevanda tipica argentina che da il nome all'associazione di Mirian: "Mateando".Oggi incontreremo Gaston, uno stretto collaboratore di Matendo, ci aiuterò a inserirci nella cultura e nella mentalità Argentina, attraverso l'organizzazione di vari incontri con persone che lavorano nel sociale e si occupano di assistenza, con immigranti italiani e con professori universitari.
Gaston è ambasciatore ONU, assessore per la cultura a Pilar e insegna oratoria. Un uomo che da 40 anni lavora nel volontariato, è estremamente gentile e garbato, una persona molto interessante e con una cultura immensa. Ci spiega della nascita dell'Argentina, della sua bandiera, degli indigeni e della conquista spagnola. Grazie a lui e a Mirian, riusciremo a svolgere il nostro tirocinio nel migliore dei modi.
La sera siamo invitate da Gaston a vedere il carnevale di Pilar (20 km da Escobar), il primo che si festeggia dopo vent'anni per via della dittatura. Raggiungiamo Pilar con un autobus che sfreccia lungo la strada. Qui il codice stradale non viene molto rispettato, vige la regola del più forte. I semafori sono un consiglio non un obbligo, tutto questo rende le strade simili a una giungla fatta di macchine vecchie e mal ridotte. Possedere una macchina è un lusso che pochi si possono permettere e i pochi che possiedono una buona macchina passano molto tempo a lavarla.
Pilar è invasa da gente, mi colpisce immediatamente la giovane età delle persone, abituata all'Italia paese che invecchia ogni anno di più. Ci sono ragazzine con figli o incinta, le madri sono giovanissime. I bambini sono tantissimi, presenti in ogni angolo delle strade, sono scatenati e osservarli è guardare la vita in tutta la sua forza.
Il carnevale è meraviglioso, pieno di luci, colori e musica. La gente ha voglia di divertirsi, come per esorcizzare tanti dispiaceri. La parata è emozionate, ogni comune limitrofo sfila facendo indossare ai bambini i costumi tipici, questi ballano benissimo a ritmo di samba ed è impressionante il linguaggio del corpo. Sinceramente non trovo parole per descrivere il clima che si respira a Pilar in un giorno di festa.
Dopo la parata Gaston ci fa conoscere Guillermo, un uomo non udente, pioniere in sud america della legge per la tutela dei sordomuti. Si appoggerà a Mateando per pubblicare il suo quotidiano nato appositamente per divulgare le notizie e mettere in contatto i sordomuti in tutta l'Argentina; ci spiega che la discriminazione dei sordomuti in questo paese è un problema molto sentito.
Questo incontro mi fa capire quanto Mateando sia presente e importante per questo territorio, dove la voce di molti non viene ascoltata. Penso a Mirian e alla Abuela che da sette anni lavorano senza sosta per questa gente, con una politica improntata verso fatti concreti. Mirian dice: "poche parole, sono i fatti che contano".

27/02/2011 - Oggi è Domenica, la gente del posto si riposa, noi no. In questi giorni stiamo conoscendo il contesto sociale dove vivremo questa esperienza. Siamo entusiaste di conoscere ogni aspetto della zona, capire i punti deboli e i punti di forza.
Oggi abbiamo conosciuto un italiano di Pescara che vive in Argentina dal 59', è arrivato qui da giovane con tanta voglia di fare ed è riuscito ad aprire una pasticceria con sua moglie che porta avanti con entusiasmo da tantissimi anni. Lavora quindici ore al giorno e dice di non essere mai stanco. Sottolinea il suo amore per la 'madre patria', la nostalgia è tanta, questo mi fa sentire orgogliosa di essere italiana... è strano, non ho mai provato questa sensazione in Italia. Ci saluta con un invito per una cena e un vassoio pieno di pasticcini.
Questi tre giorni sono stati intensi, pieni di domande e curiosità, è tutto in cammino e da costruire giorno dopo giorno.

Eleonora Trevisan
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25/02/11 - PRIME IMPRESSIONI
Primo giorno a Buenos Aires, mille rappresentazioni mentali prima di partire e altrettante curiosità non appena arrivate qui. Già ieri sera avvertivo aria di nuovo, di inaspettato, appena uscite dall'aeroporto mi sentivo come una bambina che ha appena ricevuto un nuovo giocattolo tutto da esplorare. Si, è proprio l'esplorazione ciò che mi affascina: clima, colori, suoni diversi da quelli che comunemente e quotidianamente si vivono in Italia, o meglio nel nord Italia.
Oggi abbiamo incontrato e conosciuto un anziano molto tenero e i suoi occhi comunicavano con trasparenza molto dolore e mascherando il tutto con uno splendido sorriso. Mirian ci ha raccontato della sua grave malattia e nonostante tutto sorrideva e lanciava sguardi luminosi; un po' mi ci sono rispecchiata.
Il contesto ambientale è veramente accogliente e molto stimolante, la gente che si incontra sia per strada che in un semplice supermarket è sempre sorridente e pronta a regalarti un saluto e un sorriso dandoti spensieratezza. Anche la vegetazione verde stimola molto entusiasmo e speranza a non lasciarsi plagiare dalle cose negative, dalla povertà che si incontra per strada, dalle grandi differenze sociali che si notano nello stesso quartiere. Si vedono case ben curate  e ben strutturate accanto a case fatiscenti.
Per strada regna la musica latina, sembra che sia a tutte le ore festa, che lo spirito sia quello del non programmare nulla, del "cogli l'attimo".
                                                                                                 
26/02/11 - ENCANTADA
Oggi è venuto a trovarci un carissimo amico di Mirian, Gaston che collabora con l'associazione Mateando. Ci ha raccontato la suo storia, di cosa si occupa e un po' della storia/cultura argentina. Lavora nell'ambito sociale da 40 anni, è ambasciatore della pace per l'ONU. Con noi si è dimostrato una persona estremamente gentile e ciò che realmente mi ha stupita è stato il suo modo umile e accogliente nei nostri confronti. Si dialogava prettamente in spagnolo. Mi sono sentita solo inizialmente, a disagio a causa della lingua, ma successivamente sono rimasta incantata e stupita del fatto che riuscivo a comprenderlo sempre di più. Ci siamo presentati singolarmente per conoscerci un po' meglio e per far comprendere a lui stesso le nostre motivazioni e propositi per i quali siamo qui, le nostre aspettative. Le presentazioni si sono rivelate personali e informali, in quanto ognuno di noi porta con sé un bagaglio di caratteristiche, sensazioni e uno sguardo critico differente.  In seguito ha programmato gli incontri che faremo per conoscere il contesto argentino che fa parte del programma universitario dell'interscambio Mateando. Ci ha parlato inoltre di un suo amico sordo che sta cercando qualcuno che gli dia una mano a sponsorizzare il suo quotidiano perché a causa della mancanza di fondi non riesce più a pubblicarlo.
Inoltre ci ha parlato di quanto sia difficile oggi aiutare persone con gravi problemi sia fisici sia economici, mancano le risorse materiali e sociali per tamponare i molteplici bisogni che saltano subito agli occhi. Non ci sono strutture sociali che accolgano e possano aiutare persone senza reddito, mancano i servizi sanitari per persone con gravi difficoltà fisiche e psichiche, mancano adeguate strutture di supporto educativo per bambini sia normodotati che non, mancano centri di aggregazione sportivi.
L'unica ancora di salvezza che ci si augura in questo contesto sociale sono le associazioni di volontariato e in particolar modo la struttura in cui siamo ospiti per questo mese, Mateando, che lavora in stretta collaborazione con il Comune di Escobar.
E' gratificante pensare con quanta voglia e quanto amore si possa donare con un semplice atteggiamento di solidarietà perché è ciò di cui questa gente ha bisogno. Basta poco per dare un supporto sociale e per donare speranza.
                                                                                                  
27/02/11 - FIESTA: "LA VITA ES UN CARNAVAL"
Stamane siamo state invitate da Gaston a partecipare a una festa di folklore e popolare argentina, cioè il carnevale del comune di "Pilar" un paese che dista 30 minuti da Escobar. Il tragitto per l'andata è stato molto entusiasmante, abbiamo preso una corriera  da Escobar e ci siamo diretti  nella città di Pilar, la sensazione captata nell'attesa di prendere il pullman era quella di osservare e fotografare ciò che per me sembrava sconosciuto. La città e con essa i ritmi cambiano completamente con il variare delle ore infatti in questo momento della giornata si vedono per strada le macchine che sfrecciano nel traffico; tra le auto c'è una gran varietà di modelli, dall'automobile più sofisticata ad automobili antichissime di campagna. L'odore e i colori della città assumono altre sfumature, i piccoli negozietti che continuano a vendere e la gente che gira con abiti poco sofisticati, senza dare molta importanza a cosa e come bisogna vestirsi per uscire fuori casa...
Nel bus c'è gente di tutte le età, dai ragazzini alle famiglie ,alle persone più anziane che si dirigono a casa magari dopo aver fatto acquisti.
Arrivati a Pilar c'è il nostro amico che ci aspetta e accoglie come al solito molto gentilmente e affettuosamente, qui la gente sembra sempre solare e sorridente in qualsiasi momento, pronta a donarsi al 100% senza ricevere nulla in cambio, l'atmosfera è di festa, c'è tanta allegria per strada, la gente gira con una bevanda tipica di questo paese che è il "mate".
Questo carnevale è stato organizzato dal Comune dopo ben 20 anni che non si festeggiava più tale evento, le motivazioni di questo mancato festeggiamento erano dovute alla paura che la gente potesse ritrovarsi e quindi aggregarsi (provocando momenti di tensioni e squilibri) considerando la storia stessa di questo paese e la dittatura che la dominava. Gli abiti tipici della parata erano pieni di colori e ciò che mi ha colpito più di tutto, è stata la gioia che traspirava negli occhi dei bambini e degli adulti che sfilavano e ballavano per le strade.
I miei occhi erano sbalorditi da questa atmosfera di spensieratezza, della gente che osservavo; continuavano a ridere e a ballare come se nulla fosse, come se si vivesse in un contesto di benessere tale da non preoccuparsi minimamente del domani e della propria condizione psico-socio-economica.
Non so se io al loro posto avrei reagito in quel modo, so solo che c'è tanta grinta e tanta voglia di sorridere alla vita, accettandola così com'è senza farsi tanti problemi, pensare all'oggi e goderselo fino in fondo. Penso che sia questa la caratteristica che distingua ermeneuticamente questo popolo.

Vincenza Cicciopastore

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27-02-11 - ESCOBAR
Sono ormai 4 giorni che Escobar è diventata la mia nuova casa. In essa ci hanno accolte a braccia aperte Mirian e sua madre e fin da subito ci è stata fatta capire l'importanza di impegnarsi a essere e a comportarsi come in una famiglia. Vivere all'interno e all'esterno della casa in un clima di cooperazione e di rispetto reciproco, attenti ai bisogni degli altri più che dei propri, senza avere paura di chiedere, di fare domande, senza avere paura di essere giudicati. Perché tutti siamo imperfetti, tutti siamo in crescita.
La prima cosa che abbiamo fatto è stata fare un giro per la città per avere una prima impressione di essa. Subito mi si è presentata agli occhi l'enorme quantità di verde che fiancheggia le strade, soprattutto nel quartiere dove risiediamo. Quello che ha colpito tutte è stata l'alternanza di case belle e visivamente ricche con case degradate, quindi queste differenze così vicine, nello stesso quartiere, nella stessa strada. Inoltre ci si è presentato subito agli occhi il fenomeno del randagismo; tantissimi sono i cani che girano pacificamente per le strade.
Una sera, girando per il quartiere, ho notato che ai lati delle strade, fuori dalle case, c'erano molti bambini e ragazzi. Questo ci ha colpito perché qui i giovani e i bambini si incontrano con i vicini e stanno fuori, usando la strada come punto di incontro e di gioco.
Un incontro molto importante che abbiamo fatto è stato con un collaboratore fondamentale per Mateando e ambasciatore per la pace dell'ONU. Gaston è un persona sulla cinquantina, imponente e gentile, di natura riflessiva e pacata. Si è presentato con delle paste, così ci siamo accomodati attorno al tavolo rotondo della cucina. Ci ha spiegato un po' chi è, di cosa si occupa, e ha inoltre steso un programma di incontri che avremo con persone che si occupano del sociale. I prossimi 10 giorni saranno dedicati infatti a capire la situazione, a entrare nel contesto per una migliore comprensione di esso, a visitare strutture e a incontrare gente. Una di queste è il direttore di un giornale per sordi, sordo lui stesso, che già abbiamo incontrato. Quest'uomo ha mostrato subito la sua personalità forte.
E' non udente ma non muto, capisce bene il labiale ed è impegnato socialmente a favore dei diritti dei sordomuti, persone poco considerate nella società argentina. Fu lui infatti a farsi promotore di pressioni sul governo per l'approvazione di una legge a favore dei sordomuti su impronta di una approvata in Italia negli anni '80.
Egli è il direttore di un giornale che autofinanzia assieme ai suoi collaboratori sordi, dove tratta temi e informazioni che possono interessare i sordomuti e sensibilizzare i cosiddetti 'normodotati'. Per questo cerca in Mateando un aiuto esterno che possa permettere a questo giornale di continuare a svolgere il suo operato e una sua ulteriore funzione: quella di dare lavoro ai sordomuti, che in Argentina vengono lasciati a sé stessi e che faticano a trovarlo. La cosa è molto brutta perché solo a causa di una 'mancanza fisica' non è permesso alla persona di esprimersi come cittadino in maniera completa, le viene a mancare la libertà fondamentale, quella di crescita e di sviluppo della propria umanità, poiché lo stato non fornisce gli strumenti. E' stato un incontro molto interessante, che ripeteremo.
Abbiamo quindi iniziato il percorso del progetto di Mateando nell'ambito sociale del territorio, molto vario. Capendo il contesto sociale in cui ci troviamo, potremo poi avere gli strumenti per iniziare a lavorare con i bambini.

Arianna Sermonesi

GRAZIE...