In ricordo di Mario Roffi
07-03-2011 / A parer mio
di M.Cristina Nascosi Sandri
Ricordo di Mario ROFFI, l'Uomo che amava le Donne
Si è rubato il titolo, parafrasandolo, ad un vecchio film di François Truffaut del 1977 per ricordare, ad un tempo, una figura della Ferraresità più colta ed alta e la Festa dedicata alla Donna.
Perché questo 'strano' connubio?
Ma per ricordare Mario Roffi, modenese (spilambertese) per nascita, ma 'cittadino' del mondo, dell'universo come lui stesso - con l'ironia ( e l'auto-ironia) che lo contraddistingueva - amava spesso dire.
Signore d'altri tempi, galante con il gentil sesso sempre in maniera quanto mai raffinata, soleva donare gli importanti testi da lui tradotti - era ottimo conoscitore e 'translatore' di classici come Racine o De Musset o Byron, per non citarne che alcuni, data anche la sua laurea in lingue a Ca' Foscari di Venezia - con una dedica personalizzata ed un disegno inconfondibili che apponeva di sghembo sul retro del frontespizio:
"A
con fiori" e, di sèguito, la firma e la data.
La sua tomba, nella nostra bella Certosa Monumentale - a sedici anni lo scorso 4 marzo risale la sua scomparsa - è da poco stata spostata in sede più consona - come da specifico regolamento.
E lo si vuole qui ricordare, a seguire, con parte delle parole dell'avvocato Antonio Boari da lui pronunciate in occasione del conferimento al senatore Mario Roffi del Premio Stampa 1979, riportate poi in uno dei suoi migliori libri, Saggi ferraresi e altri, pubblicato nel 1992 dall'editore Corbo.
Un omaggio ben esplicativo della sua molteplice attività ed amore per Ferrara, 'città della mia scelta' diceva, per cui - si può ben dire - fu uno tra gli ultimi autentici mecenati.
" (
) Il Premio Stampa è quest'anno alla 22a edizione, il che è motivo di soddisfazione per l'Associazione di Ferrara ed in particolare motivo di compiacimento per me che con i colleghi Nicovich, Accorsi, Dolcetti, Pasqualini, Trevisani, Vanni e Canotti ne progettammo l'istituzione nell'ormai lontano 1957.
Perché il Premio Stampa? Eravamo allora all'inizio del Boom Economico e le migliorate condizioni generali del Paese facevano sorgere ovunque iniziative per premi letterari tendenti, così almeno si pensava,a favorire la cultura, l'arte e le scienze ed a segnalarne i maggiori e migliori interpreti.
Ferrara si faceva onore nel campo nazionale con in nomi di BASSANI, ANTONIONI, CARETTI, FOLCO QUILICI, GIUSEPPE RAVEGNANI e pur tuttavia rilevammo, noi dell'Associazione Stampa, che vi era tra i cittadini ferraresi, per natura un po' chiusi in se stessi e schivi dal mettersi in vista, chi meritava, un particolare riconoscimento per avere con gli studi, con gli scritti, con l'opera appassionata contribuito a valorizzare le tradizioni, la storia e la cultura ferrarese.
Ed ecco allora, dopo lunghe discussioni, nascere questo Premio, riservato annualmente al concittadino "che, al di fuori dei campi specifici della politica, della letteratura, delle arti e delle scienze, per le quali erano e son previste altre forme di pubblico riconoscimento, avesse manifestato il proprio amore per Ferrara, valorizzandone le tradizioni, la storia e la cultura".
(
) Quest'anno il premiato è il prof. Mario Roffi, ed io aggiungo, la scelta non poteva essere migliore, perché l'Amico Roffi riunisce in sé tutte le doti e le caratteristiche che son richieste dallo Statuto del Premio.
(
) Il critico e poeta concittadino scomparso Giuseppe Ravegnani, il cui ricordo meriterebbe una ben maggiore considerazione da parte dei ferraresi, ha scritto in una delle sue pagine più belle che "Ferrara, una città che si illumina di storia, ha due anime: una che si vede, si sfiora, si tocca nelle sue pietre, nei suoi monumenti, nella sua topografia, nella sua dosatura architettonica, nei suoi palazzi di fuoco, nelle sue piazze aeree, nelle sue chiese profumate, persino nelle sue memorie che stanno immobili nei manuali e nelle guide; l'altra bisogna scoprirla, scrutarla, quasi fiutarla, essendo impalpabile, segreta, fluida, tutta spirituale, un'aria, un'atmosfera, un tono, una cadenza: colori e luci e respiro. Un'anima fatta più di solitari echi che di musica distesa. Per ascoltarli, i libri eruditi non bastano. Nemmeno l'intelligenza. E' questione di sensi; bisogna saper vedere ad occhi chiusi, bisogna saper percepire attraverso magnetiche captazioni, le cui origini sono ignote".
Da qui, secondo Ravegnani, la 'magìa' di Ferrara.
Ebbene io voglio aggiungere che tale magìa ha conquistato in pieno Mario Roffi, che ha saputo comprendere la storia, l'arte , la cultura, in una parola l'anima, di questa nostra Ferrara che non ha mai dimesso il vestito di antica capitale. Una Ferrara che tanto piaceva al Carducci barbaro ed anche a D'Annunzio di Parisina e delle Città del Silenzio.
Ed è per questo che siam grati a Mario Roffi.
Gli siamo grati per le celebrazioni del Savonarola del 1952, di Frescobaldi del 1953, del Tasso del 1954, di "Rossetti e il Rinascimento Ferrarese" del 1956, di quel magnifico Teatro della Verzura al Palazzo dei Diamanti dal 1954 al 1958, delle celebrazioni ariostesche dal 1974 e 1975, fino al recente simposio europeo sui Centri Storici (
)".
E last but not least (n.d.r.) a Mario Roffi si deve anche la valorizzazione della Cultura Dialettale Ferrarese*: negli anni Cinquanta 'scoprì' per caso, la compagnia della Straferrara ancora di Spadoni ed il suo lavoro ininterrotto a questo 2011 in cui compirà 80 anni, procurandole una sovvenzione statale ed una sede stabile ed idonea, seppur all'aperto, l'Estivo San Guglielmo. Ed ancora: se esistono in sede istituzionale ferrarese il manoscritto ed il microfilm di Madonna Frrara ch'è vvgnù in villa, la commedia di Anonimo del XVII secolo, il prodromo del teatro dialettale ferrarese, redatto in una lingua definibile genericamente come rivierasco-padana, molto 'diretta', quasi 'volgare' - ma nell'accezione moderna del termine, si badi - lo si deve a Roffi che lo trasse e lo traslò dalla Biblioteca Estense di Modena, dove si trovava, tra le carte inedite estensi (fa parte, infatti, del Codice Miscellaneo Estense) scoperte dal professor Alfonso Lazzari.
* (cfr. M.C.Nascosi, I settant'anni della Straferrara, Piccolo percorso tra storia ed immagini di una compagnia teatrale dialettale, Ferrara, Carife, 2001)