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In ricordo di Gigi Vincenzi

23-06-2011 / A parer mio

di M. Cristina Nascosi Sandri

Ha 'scelto', per andarsene, il primo giorno d'estate, chissà perché.
Lui era nato a novembre 1926, poco dopo un'altra estate, quella indiana, di San Martino, quella dedicata alle persone scomparse come lui, ora.
E' con grande dolore che ho appreso da poche ore della morte di Luigi Vincenzi detto Gigi un grande Maestro della Cultura e Civiltà Ferraresi, quelle davvero con la maiuscola e, per me, uno dei migliori mèntori, un 'raro' padre, quasi come il mio, mancato circa un anno fa.
Aveva un altro simpaticissimo scutmai o nôm de plume che dir si voglia, nella migliore tradizione di casa nostra e di famiglia, TAMBA. Anche l'amatissimo zio materno, infatti, il colonnello Nino Tagliani, pure scrittore e poeta, ne possedeva uno, Fanghét.
Era figlio del 'suo' Po, cui aveva dedicato tante liriche e persino nell'unica opera in prosa che aveva scritto, il dramma vagamente guareschiano I residuàt ad guèra, c'era il Grande Fiume tra i suoi 'protagonisti. Era nato a Bondeno, territorio di passaggio, di confine dove l'acqua 'la fa da padrona'.
Gigi è stato davvero un grande maestro, anche di scuola.
Aveva insegnato in tutti i comuni della provincia di Ferrara: sue - a ragione e per diritto - tutte le lingue ferraresi parlate che per lui, le minime varianti comprese, non avevano segreti.
Nel suo DNA erano talmente fissate quella cultura e civiltà totae nostrae che riusciva a trasmetterle ai bimbi a cui aveva insegnato anche a …vivere: la sua preparazione e la sua esperienza gli avevano consentito di mantenere nella memoria e di tramandare, con la docenza e l'ars poetica dei suoi scritti, le parole più antiche della nostra polifonica lingua dialettale, quelle che ormai pochi ancora sanno e, ancor meno, ricordano ed usano.
" …La scomparsa delle cose che, per loro natura, son riferite ad un peculiare tipo di cultura e civiltà come quella contadina, ad esempio, procede di pari passo con la 'morte' delle parole popolari e dialettali che, nello specifico, tutto ciò definivano e che resteranno sepolte per sempre, se nessuno mai le 'resusciterà' da tale oblìo o scomparirà l'ultima persona che le pronunciava…".
Cito a memoria questo passo fondamentale di Gian Luigi Beccaria, insigne linguista e saggista, e nessuna affermazione potrebbe esser più vera, riferita alle parole del nostro dialetto, dei dialetti e delle lingue in via di estinzione, in generale.
Ed era proprio contro questa perdita inesorabile e definitiva che si rivolgeva Grépul, la silloge di poesie e testi in lingua ferrarese del Maestro Vincenzi, del 2003, un testo comprendente la sua opera omnia che ho avuto l'onore di curare e da cui traggo, in omaggio a Gigi, una lirica di speranza, Am par'd santir, una di quelle da lui scritte per la prima nipotina, l'adorata Lucrezia, quando al dì dla guàzza ad San Zuàn del 1998, il 24 giugno, la figlia Sabrina annunciò a lui ed alla moglie, la signora Mirella, che presto sarebbero diventati nonni.
A loro, con un forte abbraccio, la dedico a mia volta, con molto affetto ed un 'Non dimenticheremo mai Gigi: ora, senza di lui, il dialetto ferrarese non sarà più lo stesso…'.

Am par'd santir,

Sì!...L'è sicur!...
E' dré rivar Lucrezia!
Am par 'd santir…
un pistazar 'd pidìn ch'al vién vèrs mi;
am par 'd santir…
il so manìn mulsìn che l'im fa ziéra;
am par 'd santir…
i so caviin ad séda
ch'im fa scarmir intant ch'im fa gatuza.
Déntar da mi as armisia i sentimént…
Am par'd santir…
la sò vuslìna frésca
che cucaiand la ciama sò nunón.

Mi pare di sentire

Sì!...E' sicuro!...
Sta arrivando Lucrezia!
Mi pare d'udire…
uno scalpiccìo di piedini che viene verso di me;
mi pare di sentire…
le sue manine soffici che mi accarezzano;
mi pare di sentire…
i suoi capellini di seta
che mi fanno rabbrividire
mentre mi fanno il solletico.
Dentro di me si rimescolano i sentimenti…
Mi par d'udire..
la sua vocina fresca
che 'cucaiando' chiama suo nonno.