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Una Pasqua tutta ferrarese

10-04-2012 / A parer mio

di Roberto Bonsi

La Santa Pasqua è come ben sappiamo la principale festa dei cristiani tutti, anche e forse più del Santo Natale. E' la festa della Resurrezione, ed ha un significato di speranza, quella atta a cercar di sanare tutti i mali, e per pensare ad un domani altrove, invitando anche al perdono, che non può venire subito, ma passo dopo passo, cercando di sciogliere un acuminato dilemma interiore. Viviamo in una società ormai cronicizzata dalla stupidità e dall'arroganza dell'uomo, che par aver perso il lume della ragione per inseguire falsi miti ed inutili "totem", "medium freddi" che solo in parte paiono aiutare l'essere umano. Manca il sorriso, ma i tempi, volenti o nolenti, sono grami. Mancano le salde strette di mano, e manca la pietà cristiana, la comune solidarietà, e tante altre positività di questa vita passeggera, che abbiamo dimenticato od anche perso. I miei trascorsi ferraresi, mi fanno ricordare i miei ventisei periodi pasquali, quelli che ho vissuto entro la cinta muraria della città estense prima di migrar altrove. A dir il vero il tempo passato tende ad annebbiare un tantino i ricordi, ed è una nebbia al pari delle prime ed oramai vecchie nebbie ferraresi, quelle che come si soleva dire, non si riusciva a … tagliarle neppure con un coltello affilato. Le mie Pasque ferraresi, erano una sorta di ben programmata "fuga" familiare verso i sette Lidi allora nascenti, dove al posto di una sabbia lunga, larga e ben tratteggiata, dalla battigia ai suoi estremi, vi erano delle alte e quasi insormontabili dune, pressoché inadatte per me, piccino. Poi, sempre con i miei familiari si entrava in qualche trattoria o ristorante "vista mare" oppure nel vicino entroterra, a fare grandi mangiate di pesce fresco, e se non era fresco lì!!!.. Ma questo simbolico, struggente, significativo ma anche festoso periodo dell'anno, mi vedeva anche a tavola nella nostra casa ferrarese, tra passatelli in brodo, oppure "caplìt", lasagne verdi, la mitica salama e la purea di patate, piatto "principe", se non "re" della cucina ferrarese, e che vengono solitamente portati sul desco, sempre insieme, quasi fossero come il .. paguro e l'attinia. Ricordo che "odiavo" il ragù di carne e le zucchine ripiene (sempre di carne). Questi erano e sono i riti "sacrali" ma anche laici di noi ferraresi", di noi tutti. Quelli eran giorni, sì!. Erano giorni …", così cantava e canta la mia amica Gigliola. Gli stessi fan parte del mio, del nostro passato, e li ricordo con affetto, anche se sembrano ora un po' inseriti in una sorta di"mixer" della vita stessa, che scorre fin troppo veloce. I classici uova di cioccolata e la colomba con e senza canditi, erano sempre, come del resto anche oggi, al centro di ogni bella tavola imbandita, e la Santa Pasqua rappresentava ed ancor oggi, crediamo rapprenda dei momenti di serenità nel trambusto della vita quotidiana. Mia Madre, non faceva mai mancare l'uovo in tutte le sue dimensioni, dall'ovetto, all'uovo medio , a quello con la "sorpresa" già premeditata ed inserita al suo interno ad "hoc". Transitava in qualche bar, caffetteria o latteria, sceglieva un numero a caso, e spesso e volentieri si accaparrava il premio migliore, il primo assoluto, un uovo di Pasqua tutto ben incartato e con un grosso fiocco in cima, dalle dimensioni quasi inaudite, una sorta di megauovo da porre in bella vista all'interno di un appartamento. Ne conservo ancora le foto. Ricordo ancora una delle ultime "sorprese", una gran "parure" di vera pelle nera, che mi presi io, in quanto era tutto il necessario per la patente di guida: portachiavi, porta patente, porta libretto di circolazione, ecc. , e che mi fu immediatamente utile in quanto ero da poco neopatentato. Pasque solenni nella Chiesa Madre della nostra città od altri bei tempietti vicini; noi tutti vestiti in "ghingheri", con il cosiddetto abito buono, quello per la festa, per la "vasca" cittadina oppure per "marcar visita" presso le abitazioni dei parenti più stretti o degli amici più cari. Sotto il cielo di Ferrara, c'era l'allegria di una gioventù abbastanza serena e priva di fronzoli, ancora la mente dell'uomo non aveva partoriti i telefonini, in quel tempo l'unico cellulare era quello della Polizia di Stato, per i ferraresi, la nostra mitica "Pula". Non esistevano gli Ipad, gli Ipod, I tablets, i Tom Tom, i Giga, i Megabit., l'USB, e così via, continuando con questo passo ciarliero. Ci si accontentava di meno cose e senza dubbio, se la memoria non mi inganna, anche a livello sociale si era molto più sereni, questo anche se le problematiche, che sono sempre e solo di questo mondo, della natura umana, sono come irti ostacoli che la vita ci riserva. Che cosa è mai la Santa Pasqua, se non una grande, grandissima gioia, che fiorisce da un grande e cocente dolore. Senza "homesick", ma con affetto e simpatia ricordo le mie Pasque oggi lontane, come un momento di vita familiare serena, e per un attimo i problemi erano archiviati, i problemi che tutti noi abbiamo, chi più chi meno, questa è la vita. Lo scrittore piemonteseGianni Rodari scrisse una filastrocca intitolata: "L'uovo di Pasqua", che così cantilenava, e qui ne diamo un brevissimo estratto: " ... sui muri, nel cielo e per terra: viva la pace, abbasso la guerra. Dall'uovo di Pasqua è uscito un pulcino di gesso arancione col becco turchino. Ha detto: "Vado mi metto in viaggio e porto a tutti un gran messaggio!" E svolazzando di qua e di là, attraversando paesi e città …"-. Ora il bel messaggio del pulcino di gesso, lo si dirige a voi: -"Passata la Pasqua, non è … "gabbato lo santo", continuate …, o meglio continuiamo sulla strada del bene, per un netto ripristino dei valori, quelli essenziali della vita, per la vita. Che ricordanze le Pasque ferraresi!!!. E le sacre processioni, si fanno ancora?. Oppure si svolgono solo nel solatio e malmenato Sud di questo nostro stupendo, ma purtroppo oggi "Emmental -Paese"?. E che la Santa Pasqua, come del resto il Santo Natale, sia tutti i santi giorni, non per una sorta di ludici momenti, una sorta di Bengodi, ma per una fiera ripresa della nostra spiritualità, ed ora che puntiamo all'"Era dell'Acquario", vogliamo forse trovarci tutti impreparati?. E qui la profezia dei Maya non centra nulla e neppure l'Apocalisse. Buona Pasqua per ogni giorno della nostra vita!. Ed un appello a quelli come me che sono migrati dal suolo natio: -"non si perda la pur sempre acuta ferraresità che è racchiusa nel nostro animo, nei nostri cuori"-. Che belle che erano le Pasque ferraresi, quelle della mia generazione, ben intendo!.

di Roberto Bonsi, un ferrarese a Milano