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A un 'giovane 91enne', il Maestro Corrado Celada

20-04-2012 / A parer mio

di M.Cristina Nascosi Sandri

Il Maestro Corrado Celada è stato primo mandolino della centoquattordicenne e gloriosa orchestra a plettro estense «Gino Neri» per oltre cinquant'anni. Suo strumento d'elezione è, da sempre, uno splendido mandolino ultracentenario, opera di Luigi Mozzani, uno dei migliori liutai del cento-pievese a cavallo tra '800 e '900.


[Foto di repertorio della Gino Neri, Premio Assostampa 1974]

Docente, oltreché musicista e fine poeta e compositore, è noto studioso di etno-musicologia, ricercatore e trascrittore appassionato di cante otto-novecentesche in lingua dialettale ferrarese e conservatore ed estensore di repertori di termini della nostra dialettalità più antica - quella che ormai si va perdendo ineluttabilmente e che lui va raccogliendo da decenni, ormai, con intelligente ed accorto accanimento.
La musicalità, in una persona dotata di una sensibilità peculiare come quella del Maestro, è innata, quasi d'obbligo, si potrebbe dire, carpibile e godibile anche nelle sue liriche più lievi o nelle sue ironiche zzirudèli che raccontano di un tempo ferrarese - ma pure universale - che ormai non è più. Con armonia egli ricrea atmosfere, situazioni che, come Cultura delle nostre radici, ricordiamo o come memoria cosmica ormai insita in noi, nel nostro DNA, o per sentito narrare dai nostri genitori o dai nostri nonni.
Sue le raffinate ed apprezzate musiche di scena originali - tra cui la ripresa di un antico canto rivierasco-padano (la lingua prodromica della nostra dialettale) - che elaborò per la rappresentazione de il Don Zzésar, nell'edizione 2002 proposta al Teatro Comunale, la commedia celebrativa degli allora Settant'anni della Straferrara, la compagnia teatrale dialettale più antica nostra che a fine gennaio scorso ha festeggiato, sempre al Comunale di Ferrara, con un altro bellissimo dramma, Il malato immaginario ridotto e adattato da Molière, i suoi primi Ottant'anni anni di ininterrotte rappresentazioni.

A seguire, in occasione dell'appena trascorso 19 aprile, giorno del suo 91° compleanno, piace riportare due pezzi davvero unici, autentiche rarità, frutto della ricerca etno-musicologica cui sopra s'accennava.

NINA NANA
(dialetto rivierasco padano)
 
Din dón campanón,
la campana 'd Fra Simón,
tri putìn in a gh'iéra sóta:
un balàva, un saltàva,
un faséva i capié 'd pàia…
 
Din dón campanón,
la campana 'd Fra Simón,
tuti i dì la sunàva,
pan e vin la guadagnàva,
la guadagnàva un par 'd capùn
da purtàr ai ssò padrùn.
E i ssò padrùn i n'iéra a cà,
a iéra a cà cla vècia màta
ch'la sunàva la campàna,
la sunàva tànta fort
ch'la butàva zó il port…
 
Tun tun malandrìn,
dà un pugn a'n buratìn,
quand ch'l'è stà 'd cò dla pòrta
l'a catà 'na piégra morta.
Con la pèl al ss'è vastì
e la càran a l'à magnì…
 
(Filastrocca - Zzirudèla!! Proveniente dalla Vox populi espressa in dialetto rivierasco padano, antecedente la nostra lingua dialettale ferrarese, trascritta dal Maestro Corrado CELADA e tratta, in parte, dal testo di Ferri e De Sisti, A l'ombra dal castèl, Antologia dialettale ferrarese, Palermo, Sandron, 1924)

 
PITA PITÈLA
 
(Una 'specie' del conteggio giocoso Unci Dunci Trinci
in dialetto rivierasco padano)
 
Pita Pitèla
culór ch'a si bèla.
Par Santa Martina
la bèla pulinàra
la salta la scala,
la scala al scalón
apés a un mudión*.
 
La bèla Citèla
parùca pastèla…
 
La figlia del re
di tirar su
questo tuo bello pè,
io lo dico
ancora a te…
 
* legno
 
(Una 'specie' del noto conteggio giocoso Unci Dunci Trinci, pure proveniente dalla Vox populi espressa in dialetto rivierasco padano, antecedente la nostra lingua dialettale ferrarese e trascritta dal Maestro Corrado CELADA).