La mala parata
31-05-2012 / A parer mio
di Daniele Lugli
In molti con modi appropriati e inappropriati e con argomenti più o meno persuasivi, ma a quanto pare tutti inefficaci, hanno suggerito la non effettuazione della parata militare del 2 giugno. Spiace che il Presidente della Repubblica abbia ritenuto di non accogliere l'invito per riaffermare una sfilata che testimonierebbe dell'unità nazionale, particolarmente importante in un momento di crisi e lutto. Unica concessione, a quel che sembra, la riduzione dei passaggi delle Frecce tricolori e dello sferragliare di carri armati.
Io mi ritrovo nell'invito del Movimento Nonviolento, che precede il sisma, ad abolire la sfilata militare come caratterizzante la festa della Repubblica, cioè di un bene che è di tutti e non in primo luogo dei militari, che hanno il compito, non esclusivamente loro, di difenderla. Il terremoto ha reso solo più evidente quanto sia inappropriato il rito celebrativo del 2 giugno. Articolo 1 della Costituzione: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. E a conclusione dei principi fondamentali, prima dell'indicazione del tricolore, sta l'articolo 11, che ricordo per intero: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Quanto all'articolo 11, in violazione della Costituzione e della Carta della Nazioni Unite, non sono mancati e non mancano interventi militari che vanno al di là della previsione, pur essa costituzionale, della difesa della patria, articolo 52. Né conforta l'essere in compagnia di altri paesi in queste violazioni. Quanto all'articolo 1 non starò a sottolineare come gli stessi diritti di libertà abbiano la loro radice nel diritto al lavoro e del lavoro. E questo, pur solennemente riaffermato dalla Costituzione e dalle leggi, è fortemente insidiato per lavoratori maturi espulsi e per giovani e donne, che faticano ad accedervi. I lavoratori, vittime del sisma e della mancanza di sicurezza delle costruzioni, ci ricordano dolorosamente la precarietà di tutte le conquiste del lavoro e del diritto. Le vicende che hanno visto la morte principalmente di operai che avevano ripreso il lavoro, per loro e la comunità, ci ricorda però quale sia il fondamento della nostra Repubblica, del nostro vivere assieme. E quali pericoli realmente la minaccino. Non abbiamo messo in sicurezza un patrimonio storico unico al mondo, né i luoghi dove la gente lavora ed abita, pur essendo da secoli a conoscenza della fragilità del nostro territorio. Abbiamo in compenso varato pacchetti sicurezza di nessuna utilità per i cittadini, in odio agli immigrati, imbarbarendo, per tutti, la nostra legislazione.
Leggo che parata viene dal "parare", latino che significa preparare e in particolare addobbare con ornamenti o evitare un colpo. Il sostantivo latino, che è maschile, " paratus" indica preparazione, ma anche apparato, pompa, abbigliamento. È il primo significato quello da promuovere. Occorre essere preparati, come suggerisce il Vangelo: "estote parati", "siate pronti", sia agli eventi salvifici che a quelli catastrofici. Soldati e volontari, ben preparati e coordinati dalla protezione civile, possono attenuare l'effetto dei duri colpi ricevuti dalla popolazione, evitare le conseguenze peggiori di quelli che arriveranno. È questa la "parata" che ci necessita. A tutti, secondo responsabilità e competenze sta dunque agire per prevenire con efficacia e costruire vera sicurezza.
Vedo infine che il significato specifico di "parata", come rivista militare, deriverebbe dal "parada" spagnolo e dal "parade" francese, in origine indicanti il fermare il cavallo per esibirsi in groppa al destriero. Cogliamo l'occasione per fermare, almeno per il futuro, un'esibizione di cui non si sente alcun bisogno. Anche nel mio attuale compito di Difensore civico rilevo quotidianamente il distacco crescente dai cittadini dalle istituzioni, che dovrebbero rappresentarli e nella quali dovrebbero riconoscersi. La rituale parata in armi non mi pare dia alcun positivo contributo.