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4 novembre - Festa dell'Unità Nazionale e giornata delle Forze Armate

Intervento del vicesindaco Rita Tagliati alla cerimonia in piazza Trento Trieste

04-11-2006 / Giorno per giorno

In occasione della ricorrenza della festa dell'Unità Nazionale e della giornata delle Forze Armate, in piazza Trento Trieste si è svolta la cerimonia di deposizione di una corona d'alloro alla Torre della Vittoria. Il programma prevedeva poi la lettura del messaggio del capo dello stato Giorgio Napolitano e quindi gli interventi del generale Roberto Iacomino e del vicesindaco di Ferrara Rita Tagliati. Questo il testo dell'intervento del vicesindaco:

"L'altro ieri, il 2 novembre, abbiamo deposto una corona d'alloro in onore dei caduti di tutte le guerre. La piccola cappella che ricorda i nostri concittadini soldati ne riporta i nomi e le date di nascita e di morte. Le abbiamo osservate: in maggioranza ventenni o poco più. Quella guerra, la prima guerra mondiale, di morti ne ha lasciati milioni.
Per l'Italia - vittoriosa, ma a quale prezzo di vite umane - la fine del conflitto significò un traguardo importantissimo per l'unità nazionale rincorsa fin dai moti risorgimentali. Il 4 novembre è stato a lungo celebrato come festa della vittoria. Ora ha assunto un nuovo significato. Oltre a tributare simbolicamente alle forze armate il grazie dei cittadini italiani, si afferma come valore l'unità nazionale. E' passato quasi un secolo dagli eventi che oggi richiamiamo alla memoria, un secolo che ha visto altri conflitti devastanti, nella disperata ammissione che la storia non insegna.
Un secolo che qui ha contrapposto di nuovo - a causa della trascinante follia di qualcuno - italiani contro italiani, ferraresi contro ferraresi. Un secolo che però ha tratto, proprio dal sacrificio di chi si è immolato per la patria, dal valore dell'unità nazionale, dalla resistenza, grandi segni di maturità e consapevolezza, sfociati nella costruzione degli stati democratici.
Le Nazioni dell'Europa occidentale uscite dalle guerre hanno stretto alleanze di vario genere e hanno scelto la pace. La nostra Costituzione afferma la volontà di pace con parole forti, come quella dell'Unione europea. L'art. 11 della nostra Costituzione comincia così: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…".
Una pace che tuttavia dimostra di non saper reggere sulle sole volontà diplomatiche e che ha bisogno di intelligenza e forza attente e vigili. Molte parti del mondo sono tuttora in fiamme. I motivi veri sono sempre i soliti: supremazia sui confini territoriali e vantaggi economici. Le armi non sono più le baionette della prima guerra mondiale, ma i più avanzati esiti di tecnologia e scienza.
L'art. 11 della nostra Costituzione dice anche: "L'Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Per il nostro Stato e per i Paesi dell'Europa è così forte la tensione verso la pace, così bruciante il ricordo del passato, da confluire nell'impegno per essere anche altrove operatori di pace.
Per questo solo auspicio, le nostre forze armate esistono - pur in periodo di pace affermata e difesa - e lavorano, i nostri soldati continuano a sacrificare la propria vita. E non sempre nei luoghi di conflitto bellico acclarato.
Le società urbane sono sempre più agitate dalla paura delle diversità e dalle difficoltà di integrazione. Il periodo in cui viviamo ha tanto bisogno di seminare e diffondere i principi della solidarietà, della tolleranza, dell'accoglienza vicendevole, della fratellanza, dei valori positivi di ciascun credo religioso o della laica convinzione illuminista che eleva l'uomo alla civiltà.
Ecco perché oggi siamo qui a ringraziare chi si impegna - per scelta personale, con etica professionalità e profonda fede - a garantire i presupposti della civile convivenza intervenendo dove l'uomo, singolo o in gruppo, si esprime negando la pace ed aggredendo.
Dalla simbolica tomba del milite ignoto, dalle lapidi dei soldati ferraresi onorati in Certosa e dal ricordo doloroso dei loro parenti, dallo sguardo verso questa piazza punteggiata oggi dalla rappresentanza militare in festa, dal portamento fiero delle associazioni combattentistiche e di quelle partigiane che più di tutti testimoniano realmente la storia vera da cui siamo nati, dall'impegno delle ragazze e dei ragazzi che dedicano un anno della vita al servizio volontario civile, dall'abnegazione delle crocerossine sempre pronte e attive a supporto di ogni situazione, dal servizio ordinario delle forze dell'ordine nella nostra città, dal cammino compiuto partendo dall'unità nazionale verso la costruzione dell'Europa, dal sacrificio dei nostri soldati impegnati nelle missioni, dal progetto di una città che intende dedicare un museo nuovo alla cultura ebraica ed alla Shoah, traiamo insieme un unico grido: pace!"