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Riaperta all'attività liturgica la chiesa di San Cristoforo alla Certosa

Un tempio patrimonio della città e del mondo, restaurato e restituito al culto

02-12-2006 / Giorno per giorno

"Questa operazione di restauro e di recupero del Tempio di San Cristoforo, le cui modalità sono un esempio raro in Italia, di fatto inaugura l'anno che come amministrazione comunale ci apprestiamo a dedicare agli Estensi". Con queste parole il sindaco Gaetano Sateriale ha sottolineato davanti alle autorità religiose e civili della città l'importanza di un evento che Ferrara sta vivendo in queste ore: la riapertura della "chiesa museo" e la restituzione al culto dell'edificio danneggiato gravemente nel corso della II Guerra Mondiale.

A 62 anni dal terribile bombardamento subito da Ferrara nel 1944, dopo anni di intenso restauro, domenica 3 dicembre la chiesa di San Cristoforo alla Certosa è stata riaperta al culto con una messa celebrata dall'arcivescovo di Ferrara e Comacchio Paolo Rabitti. L'architettura di San Cristoforo progettata da Biagio Rossetti alla fine del Quattrocento è ricomparsa nella sua elegante, raffinata scansione, per il momento solo in parte adorna dell'immenso patrimonio di opere d'arte che la pietà popolare vi aveva accumulato nel corso dei secoli. Intanto, 15 laboratori di restauro continueranno a lavorare a pieno ritmo sulle centinaia di tavole, tele, arredi, cori lignei, paramenti che facevano di San Cristoforo un meraviglioso museo sacro. La loro ricollocazione è prevista nell'arco del 2007. Torneranno in San Cristoforo anche i celebri Bastianino allontananti dal Tempio e dalla città nel corso delle campagne napoleoniche.
La riapertura completa di San Cristoforo interamente ritrovato confermerà appieno il rango di Ferrara come Città Patrimonio dell'Umanità. L'immenso sforzo scientifico, oltre che economico, richiesto da questa impresa davvero colossale ha unito il Comune e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara a tutte le migliori forze cittadine. "Recuperando San Cristoforo, Ferrara e la cultura recuperano" è la convinzione del sindaco Gaetano Sateriale e del presidente della Fondazione Sergio Lenzi "non solo un gioiello d'architettura e di arte ma una testimonianza importante della storia italiana".
Un raro esempio di cooperazione tra pubblico e privato ha permesso di avviare un progetto complesso e strutturato, articolato in due fasi: la prima, tesa innanzitutto a recuperare dal punto di vista architettonico l'originario splendore della chiesa; la seconda, rivolta invece agli arredi, alle suppellettili e alle opere in essa collocate.
Iniziato nel febbraio 2004, il restauro architettonico (finanziato dallo Stato, dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Ferrara e realizzato sotto la tutela della Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio di Ravenna, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini) ha migliorato la fruibilità e le condizioni di conservazione dell'intero edificio, mentre accurate ricerche hanno guidato la metodologia d'intervento relativa al restauro dell'apparato ornamentale, costituito da cornicioni in cotto, da stucchi, da elementi lapidei e affreschi. Precise analisi stratigrafiche hanno consentito, inoltre, di riscoprire l'originaria tinteggiatura a calce verde olivigno delle pareti che amalgama il complesso decorativo con la struttura architettonica, creando un effetto di straordinaria efficacia e bellezza che esalta l'atmosfera del tempio rinascimentale. Qui, fra l'altro, verrà collocato il nuovo altare realizzato dall'Officina Rivadossi di Brescia secondo i precetti liturgici sanciti dal Concilio Vaticano II. Parallelamente a questo intervento, ha preso corpo il progetto di restauro e ricollocazione delle opere pittoriche e degli arredi storici, un lavoro di raro impegno per la quantità e qualità degli oggetti interessati. Si è trattato infatti di catalogare, studiare, restaurare e ricollocare complessivamente circa 130 quadri, tre cori lignei, il ciborio con annesso altare, 14 ancone con le relative pale (tele e tavole), tre crocifissi, gli arredi lignei della sagrestia e, inoltre, numerosi inginocchiatoi e mobili di varie tipologie liturgiche e funzionali. Questo monumentale lavoro di recupero sin da subito trovato il generoso sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, da sempre impegnata nella valorizzazione del patrimonio cittadino, che ha affiancato il Comune di Ferrara al fine di sanare una ferita aperta per troppo tempo e di restituire la chiesa al culto, in accordo con le necessità liturgiche indicate dall'Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio. In collaborazione con la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, questo imponente lavoro è scandito da un programma che prevede una prima apertura al pubblico con un allestimento parziale, ma già significativo. In questa occasione il tempio potrà mostrare, all'interno della sua eleganza architettonica, il Ciborio monumentale intagliato nel 1597 da Marcantonio Maldrato su disegno di Nicolò Donati; l'ancona absidale con pala del Bastianino e raffigurante il Santo a cui è dedicata la chiesa; i cori dei transetti realizzati agli inizi del Settecento; le ancone delle cappelle laterali con pale di Nicolò Roselli narranti gli episodi salienti della vita di Cristo. Nel settembre del 2007 verrà compiuto il passo successivo quando, dopo una chiusura di appena due mesi necessaria per consentire i lavori di collocazione, torneranno nella loro originaria sede, oltre a tutte le rimanenti tele, soprattutto le due gigantesche ancone dei transetti (oltre 10 metri di altezza) realizzate dalla bottega di Ercole Aviati che torneranno ad ospitare, per generosa concessione della Soprintendenza di Brera (sotto la cui tutela pervennero a seguito delle soppressioni napoleoniche), le due pale del Bastianino raffiguranti l'Ascensione di Cristo e il Giudizio Universale. Il recupero del Tempio di San Cristoforo si configura così come una grande restituzione alla città di uno dei capitoli più importanti della storia di Ferrara. Fu Borso d'Este a promuovere nel 1452 la costruzione del monastero lontano dal centro abitato, come imponeva la regola dell'ordine certosino. Il suo isolamento fu però breve e già pochi decenni dopo, con il compiersi dell'Addizione Erculea, il complesso venne racchiuso nella cerchia delle mura estensi, perdendo così la caratteristica di "eremo", ma nel corpo della città. Nel 1498, accanto alla primitiva chiesa, fu avviata la costruzione del nuovo e attuale tempio. La grandiosità delle proporzioni, che si sposa con la plasticità dell'architettura modulata dalla luce, ha suggerito l'attribuzione del progetto a Biagio Rossetti. Alla fine del Settecento, a seguito delle soppressioni napoleoniche, i monaci persero il possesso del convento e della chiesa. Da quel momento la Certosa divenne caserma militare, e i dipinti che ne ornavano la chiesa e il monastero vennero collocati nella locale Pinacoteca o in altre collezioni civiche e private.
Acquisita dal Comune di Ferrara, la chiesa venne riaperta al culto nel 1813, mentre l'area adiacente fu adibita a cimitero pubblico su progetto del marchese Ferdinando Canonici. Le trasformazioni furono rilevanti, e interessarono l'abbattimento dell'antica chiesa e di parte del chiostro, mentre in seguito fu costruita l'ala sinistra del portico curvilineo, che segna in modo così caratteristico la piazza antistante. I bombardamenti del secondo conflitto mondiale inflissero anche a San Cristoforo ferite gravissime: nell'estate del 1944 due bombe distrussero parzialmente l'abside, il coro, il lato destro della chiesa e il campanile. Nel dopoguerra seguirono vari interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, cominciando dalla ricostruzione delle parti danneggiate dai bombardamenti. A partire dagli anni Settanta la chiesa fu nuovamente aperta al culto, pur convivendo con la funzione di magazzino per i materiali smontati e ricoverati dietro paratie lignee.
Nel giugno del 2003 il Comune di Ferrara diede finalmente corpo all'istanza di restituire alla città San Cristoforo pienamente funzionante, e dotata di tutti gli arredi sacri presenti nella chiesa prima dei tragici eventi bellici.

(scheda a cura dell'ufficio stampa Studio ESSECI - Sergio Campagnolo, tel. 049.663499, e-mail: info@studioesseci.net, WS: www.studioesseci.net)