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Illustrate le finalità da Comune, Unione delle comunità ebraiche e Cdec

I primi passi del museo nazionale dell'Ebraismo e della Shoah di Ferrara

28-01-2007 / Giorno per giorno

La prima pietra del museo nazionale dell'Ebraismo e dalla Shoah è stata idealmente posata domenica 28 gennaio a Ferrara con l'illustrazione delle finalità della nuova istituzione culturale fatta dai rappresentanti degli enti fondatori: il sindaco Gaetano Sateriale per il Comune di Ferrara, il presidente Renzo Gattegna per l'Unione delle comunità ebraiche, il direttore Michele Sarfatti per il Centro di documentazione ebraica contemporanea.
"Abbiamo davanti due grandi obiettivi - ha dichiarato Sateriale - La definizione del progetto scientifico e l'avvio dell'iter di progettazione del museo". Al riguardo il sindaco ha evidenziato come la sede ipotizzata, nell'ex carcere di via Piangipane, abbia incontrato il gradimento dei soci della Fondazione. "La struttura - ha detto - è a ridosso della parte medievale della città, non distante dal ghetto, si presta alla creazione di un nuovo ingresso cittadino ed è già dotata di un consistente numero di parcheggi che potranno essere ulteriormente ampliati. L'intervento - ha aggiunto - consentirà anche la piena riqualificazione di quell'area urbana e la creazione di un nuovo interessante percorso turistico-culturale".
Renzo Gattegna ha sottolineato come il museo costituisca "una forma di educazione dinamica, non ingessata nella cultura scolastica tradizionale, che può vitalizzare la conoscenza e la consapevolezza della Shoah nei giovani". Ma il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche ha anche voluto enfatizzare "l'unicità del museo nazionale di Ferrara, che testimonierà per primo in Italia anche la cultura e la parte viva dell'ebraismo, documentando i duemila anni di presenza degli ebrei" nel nostro Paese.
Concorde si è dichiarata la presidente onoraria del Centro di documentazione ebraica contemporanea, Luisella Mortara Ottolenghi, affermando che "il nuovo museo colmerà la lacuna dovuta all'assenza di una sede in cui sia coltivata la memoria dell'Ebraismo in Italia".
Michele Sacerdoti e Paolo Ravenna, rappresentanti della comunità ebraica ferrarese hanno rispettivamente segnalato "la congruità dell'impostazione scientifica del museo, oltre all'adeguatezza della sede individuata", nonché i "molti e fondamentali spunti per rendere il museo una grande iniziativa in termini di conoscenza, ma anche di dialogo interculturale".
In mattinata, nel salone delle Lapidi della residenza municipale è anche stata inaugurata la mostra "1938/1945, la persecuzione degli ebrei in Italia". "Vogliamo fare vedere agli italiani di oggi la condizione degli ebrei di allora e cosa accadde in Italia in quegli anni - ha detto con eloquente semplicità Michele Sarfatti, direttore del Cdec, che ha curato l'esposizione documentaria, costituita in gran parte da atti ufficiali e riproduzioni di giornali dell'epoca. "Vogliamo mostrare - ha aggiunto - come tutta la complessità della storia sia composta in grande misura da azioni in sé banali, come una firma messa o non messa in un pezzo di carta".
A proposito del museo, il direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea ha segnalato gli interrogativi ai quali la Fondazione dovrà cercare risposta assieme agli esperti che costituiranno il comitato scientifico, circa l'impostazione (cronologica o tematica, lineare o "a finestre", storica o geografica...) del museo. "Noi ci impegniamo a garantire l'assoluta esattezza di dati e informazioni. Si tratta di una sfida appassionate - ha affermato - quella di costruire un museo storico, di cui in Italia abbiamo poca esperienza".