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Previsto per settembre il completamento del recupero delle opere

San Cristoforo, un restauro che non finisce di stupire

15-02-2007 / Giorno per giorno

Ancora qualche mese di attesa e il complesso intervento di recupero del tempio di San Cristoforo sarà portato a termine con la restituzione di tutte le opere pittoriche e degli arredi ancora in fase di restauro. La riconsegna, alla fine del lungo lavoro di risanamento, è infatti prevista per il prossimo settembre, tra le iniziative dell'anno dedicato agli Estensi.
Numerosi, intanto, sono stati i visitatori che negli ultimi mesi si sono recati ad ammirare gli esiti della prima fase di recupero architettonico e artistico della chiesa. A confermarlo è il direttore dei musei civici di Arte antica Angelo Andreotti che si ritiene pienamente soddisfatto del risultato. "Dal 4 dicembre scorso, nel primo mese di riapertura del tempio - dichiara -, sono state registrate più di tremila visite nelle ore di apertura al pubblico, risposta che ci appare molto gratificante se si considera che solitamente, per i musei di Arte antica, quelli di dicembre, gennaio e febbraio sono mesi di ridotto afflusso turistico".
Finanziato da Comune di Ferrara, Fondazione Carife, Ministero per i Beni e le attività culturali e Regione Emilia Romagna, l'intervento è stato realizzato a partire dal 2004, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni architettonici e la Soprintendenza per il patrimonio storico e artistico. I lavori di recupero strutturale hanno consentito di migliorare la fruibilità e le condizioni di conservazione dell'intero edificio, mentre il progetto di restauro artistico, condotto da quindici diversi laboratori specializzati, ha riguardato un elevato numero di opere pittoriche e di arredi storici. Alcune fra queste, riportate al loro antico splendore, si possono già ammirare tra le mura di San Cristoforo, prima fra tutte l'antico ciborio ligneo che si erge in fondo alla navata centrale. Qui, un tempo, accanto a diverse altre opere di piccole dimensioni si trovava esposto anche un olio su rame eseguito dai Carracci, ora custodito nella Pinacoteca nazionale di Ferrara.
"Durante la seconda guerra mondiale - ricorda Andreotti -, il ciborio è stato miracolosamente risparmiato dalle due bombe cadute a brevissima distanza. Un terzo ordigno ha invece provocato notevoli danni alla quinta cappella laterale di sinistra".
In fondo alla chiesa, all'interno dell'ancona absidale di Ercole Aviati si staglia il San Cristoforo del Bastianino e nelle cappelle laterali le ancone con le pale di Nicolò Roselli raffiguranti gli episodi salienti della vita di Cristo.
"E' un restauro che continua a sorprendere giorno dopo giorno gli addetti ai lavori - dichiara Andreotti - e persino le opere che apparivano di poco valore si sono poi rivelate reperti di grande pregio artistico". Sorprendenti anche i tempi di riconsegna, più celeri di quanto inizialmente preventivato. Il direttore aveva infatti previsto per l'apertura di dicembre solo la riconsegna delle pale e delle ancone delle cappelle di sinistra, mentre già ora è possibile ammirare una decorazione, seppur parziale, che si estende su entrambe le parti della chiesa.
Oltre alle due pale del Bastianino raffiguranti l'Ascensione di Cristo e il Giudizio Universale, di cui Brera rimane proprietaria, presto si potranno vedere opere di artisti come il Bastarolo, il Naselli, l'Avanzi, il Massari, accanto a quelle di altri nomi del panorama pittorico ferrarese che dal 1565 hanno partecipato alla decorazione del monumento certosino, di luoghi a esso adiacenti o di monasteri nel tempo soppressi.
Quello del recupero di San Cristoforo è un progetto di lunga data che testimonia "come gli attuali interventi non siano stati affatto improvvisati", afferma il professor Ranieri Varese che se ne occupò negli anni '70, in veste di direttore dei musei civici di Arte antica. Le prove di quel primo recupero sono ancora visibili a palazzo Schifanoia dove si trovano custoditi cinque stalli del coro absidale.
Dedicata proprio al Santo solitamente invocato in periodi di disgrazie o calamità naturali, la chiesa è riuscita a sopravvivere nei secoli ai terremoti, alle bombe e a un clima da sempre avverso. L'elevato livello di umidità che caratterizza il territorio ferrarese non ha infatti risparmiato negli anni il patrimonio artistico del tempio e per prevenire ulteriori deterioramenti di legni e stucchi l'Amministrazione comunale ha provveduto a installare all'interno della chiesa un impianto di monitoraggio climatico. "Il sistema - precisa Andreotti - consente un continuo ed efficace controllo a distanza di umidità, temperatura e altri dati relativi ai microhabitat che sono inseriti nel più ampio e dispersivo ambiente interno della chiesa".
Custodi di innumerevoli testimonianze storiche e culturali le mura di San Cristoforo conservano le glorie, gli onori e le tragedie di secoli di storia. Pur rappresentando un luogo di sacro raccoglimento il tempio "dà sempre un'impressione lieta, quasi di festa. C'è ben poco, davvero, che parli della morte", affermava Bassani.
Le sue pareti sono ricoperte da bassorilievi delle imprese estensi: dal paraduro all'unicorno, dall'aquila bianca alla granata, simboli, tranne quest'ultima, dei lavori di bonifica avviati già con Leonello d'Este nel Polesine di Ferrara. Alla sua storia sono inoltre legati i nomi dei primi duchi d'Este. Borso promosse, infatti, l'erezione della primitiva chiesa nel 1452 ed Ercole I, con la sua celebre addizione, inglobò nel nucleo urbano l'antico tempio, fino ad allora isolato, come imponeva la regola dell'ordine certosino. Il nome di Alfonso I, infine, appare nella dedica di fine '500 posta in fondo alla navata principale.
La costruzione dell'attuale San Cristoforo fu avviata nel 1498 su progetto di Biagio Rossetti e già nel 1570 l'edificio subì i danni del disastroso terremoto che provocò lo sfollamento di più di 11mila ferraresi. Alla fine del '700 fu oggetto di razzia da parte delle truppe napoleoniche che provocarono la dispersione del patrimonio artistico e lo scioglimento della comunità monastica, la quale tuttavia poté ritrovare la propria pace già nel 1813, quando il Comune di Ferrara, attraverso l'atto a Grenoble, ridivenne proprietario della chiesa. Le ultime ferite, le più profonde, sono quelle provocate dalle tre bombe cadute nel 1944.
Esempio di collaborazione tra pubblico e privato, il recupero architettonico e artistico del tempio di San Cristoforo è "merito - come ricordato dal sindaco Sateriale - di volontà che hanno abbandonato percorsi personali per unirsi verso un comune obiettivo, impensabile da affrontare singolarmente. Sarà - ha dichiarato ancora il sindaco - un risultato importante tornare ad avere in Certosa una chiesa davvero funzionante, sia per il culto, sia per la conoscenza, dopo anni di abbandono, dovuti non certo all'incuria ma all'impotenza. Per questo sento l'obbligo di affermare che quanto si sta facendo non va visto come un merito, ma come un dovere".
Se i lavori procedono con questa velocità e il medesimo impegno, a settembre Ferrara potrà ancora contare su uno dei luoghi più affascinanti della storia estense, proprio nell'anno dedicato all'illustre casata.