Inaugurata la mostra ai Diamanti. Un percorso artistico che incrocia la cultura fra Baudelaire e Freud
La moderna ossessione dei Simbolisti
17-02-2007 / Giorno per giorno
"Una fondamentale corrente artistica che attraversa tutto l'Ottocento e spinge la propria influenza sino agli inizi del Novecento". Così il sindaco Gaetano Sateriale ha definito il simbolismo, in occasione dell'apertura della mostra allestita al palazzo dei Diamanti, 40 anni dopo l'ultima rilevante esposizione fatta in Italia. "In questo orizzonte compreso fra Baudelaire e Freud sembrano anticiparsi alcune delle ossessioni che saranno poi oggetto di studio proprio da parte del padre della psicanalisi. Queste opere esprimono un messaggio modernissimo - ha aggiunto il sindaco - e pongono interrogativi ai quali ancora oggi cerchiamo risposta". Alla conferenza stampa di inaugurazione hanno partecipato anche il presidente della Provincia Pier Giorgio Dall'Acqua ("Ferrara conferma la propria vocazione di capitale della cultura"), l'assessore regionale Alberto Ronchi ("Non inseguiamo cultura-spettacolo ma guardiamo alla diffusione territoriale del sapere attraverso un rapporto forte con enti locali"), Sergio Lenzi (fondazione Carife), Angelo Andreotti (direttore Musei d'arte antica), Andrea Buzzoni (direttore Gallerie d'arte moderna), George Edelman (direttore artistico di Ferrara Musica), Maria Vittoria Marini Clarelli (sovrintendente della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma), Geneviève Lacambre (curatrice della mostra).
Oltre cento sono le opere in mostra provenienti dalle più prestigiose raccolte pubbliche e private di tutto il mondo. L'esposizione, organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma e curata da Geneviève Lacambre con la collaborazione di Dominique Lobstein e Luisa Capodieci si può visitare sino al 20 maggio.
Scheda a cura della direzione delle Gallerie d'arte moderna e contemporanea di Ferrara
IL SIMBOLISMO. DA MOREAU A GAUGUIN A KLIMT
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 18 febbraio - 20 maggio 2007
Dal 18 febbraio Palazzo dei Diamanti ospita una grande retrospettiva dedicata a rileggere e a far conoscere il Simbolismo, una delle correnti artistiche più importanti della fine del XIX secolo.
Con la sua arte evocativa, il simbolismo propose una strada alternativa al naturalismo e all'impressionismo e, piuttosto che investigare la natura, scelse di indagare i territori sconosciuti dell'immaginazione e del sogno. Esso dette forma ai sentimenti, alle idee, agli stati d'animo dell'uomo moderno, anticipando così le ricerche figurative di alcune delle più importanti avanguardie novecentesche, come il surrealismo o l'espressionismo.
La rassegna - la prima in Italia dedicata all'argomento da quasi quarant'anni a questa parte - è organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma ed è curata da Geneviève Lacambre, conservatrice onoraria del Musée d'Orsay, con la collaborazione di Luisa Capodieci e Dominique Lobstein. Una selezione di un centinaio di capolavori, provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche e private del mondo, ripercorre i momenti salienti di quella eccezionale stagione artistica facendola rivivere attraverso alcuni dei suoi temi più ricorrenti: la vita e la morte, lo scorrere del tempo, il sogno e la riflessione, il mistero e i grandi miti.
La mostra prende avvio con i "precursori", quegli artisti visionari che, poco dopo la metà dell'Ottocento, anticiparono la nuova sensibilità creando opere ispirate alla musica e alla letteratura e gremite di simboli e raffinate allegorie. Tra loro spiccano: Gustave Moreau, con la sua la pittura preziosa ed erudita; Pierre Puvis de Chavannes, autore di ieratiche rievocazioni di una perduta età dell'oro; Arnold Böcklin, inventore di atmosfere sospese e romantiche; Rossetti, che dipinse fanciulle dalla bellezza ideale; Edward Burne-Jones, le cui ambientazioni in leggendari mondi cavallereschi stregarono il pubblico del tempo; e Félicien Rops, ideatore di raffigurazioni ironiche e dissacratorie.
Quando nel 1886, a pochi mesi dalla chiusura dell'ottava e ultima mostra impressionista, il poeta Jean Moréas pubblicò a Parigi il Manifesto del simbolismo, il dibattito su questa "nuova arte" si era ormai diffuso in tutti i campi della creazione estetica, diventando, sullo scorcio del secolo, un fenomeno di portata internazionale. Gli artisti protagonisti di questo movimento elessero loro capiscuola quei geniali pittori della generazione precedente e, ispirandosi a loro, crearono opere d'arte straordinarie. La seconda sezione della mostra presenta i più importanti protagonisti di questa stagione: Odilon Redon, con le sue meravigliose creazioni sospese tra realtà e fantasia; Paul Gauguin, inventore di un inedito e raffinato primitivismo; i Nabis con la loro pittura fatta di eleganti arabeschi e colori fulgidi; gli artisti della Rosacroce, tra cui Fernand Khnopff e Jan Delville, sacerdoti di un'arte misteriosa e fuori dal tempo; gli animatori delle esposizioni del Groupe des XX e quelli della Libre Esthétique a Bruxelles, che ospitarono anche Auguste Rodin, Max Klinger e Aubrey Beardsley; e, infine, i tedeschi Hans Thoma e Franz Von Stuck, gli artisti dell'Europa dell'Est e Edvard Munch, che con i suoi quadri creò uno straordinario diario pittorico delle emozioni umane.
La parte conclusiva della mostra illustra il perdurare dell'estetica simbolista oltre la soglia del Novecento. Accanto ad alcuni celebri maestri italiani, come Gaetano Previati, Giovanni Segantini e Giuseppe Pellizza da Volpedo, in questa sezione sono presenti Frantisek Kupka e Piet Mondrian, con opere del loro primo periodo simbolista, Munch, con due capolavori della maturità che preannunciano l'espressionismo e, infine, gli artisti gravitanti nell'ambiente della Secessione viennese. Fra questi, Wilhelm List, Ferdinand Hodler e Gustav Klimt, creatore di meravigliosi dipinti in cui il significato simbolico è affidato alla contrapposizione tra la preziosità delle linee e dei colori ed elementi figurativi di peculiare realismo.