Il testo integrale della relazione annuale del sindaco
Sateriale: le dieci cose che dobbiamo fare
05-07-2007 / Giorno per giorno
Un consuntivo delle attività svolte, ma soprattutto l'indicazione programmatica degli impegni da realizzare, con un preciso elenco delle dieci priorità. Il sindaco Gaetano Sateriale ha illustrato le relazione annuale 2007, in maniera non rituale, entrando nel merito dei principali temi sui quali si misura la qualità della vita e lo sviluppo della città.
Ecco il testo integrale dell'intervento.
Autorità, gentili ospiti,
nella cartella potrete trovare le schede sullo stato di attuazione del Programma di Legislatura 2004-2009, aggiornate al giugno di quest'anno e rese pubbliche ieri.
Mi pare, in estrema sintesi, di poter dire che su molti dei 28 progetti i lavori e le spese procedono come previsto e che pertanto esiste una buona probabilità che giungano a compimento entro il 2009. Da qui ad allora ne potremo osservare l'avanzamento con cadenza semestrale sul sito on line del Comune. Non parlerò di questo oggi.
Vorrei invece dedicare questa relazione annuale ad illustrare quelle che a me paiono le priorità (le cose più importanti) che debbono essere assolutamente realizzate entro la fine del mandato. In un'ottica diversa da quella pur importante della rendicontazione. Al contrario, con l'idea che sia utile e giusto indicare alla città, alle sue migliori energie sociali ed economiche, una sorta di piattaforma, da discutere, condividere e in cui riconoscersi tutti. Un'agenda di cose da fare per migliorare la qualità della nostra città e la sua offerta di servizi e di opportunità. Per renderla più attrattiva: di turisti ma anche di investimenti produttivi e finanziari.
Ferrara è fuori dal circuito della grandi città italiane, ovviamente. Non è in grado di competere né con Torino (che ha saputo trovare nuova identità sportiva e culturale senza rinunciare ad essere la capitale industriale dell'automobile) né con Venezia e con Firenze che sono i più grandi attrattori di turisti e di risorse economiche legate al turismo che ci siano in questo paese. Neppure siamo in grado di competere con Bologna (per venire a realtà più vicine) in ricchezza di servizi, infrastrutture e tecnologie.
Ferrara è però perfettamente capace di essere competitiva (e in qualche caso molto competitiva) nella rete delle città di media dimensione (sia italiane che europee). Ha le potenzialità per offrire qualità della vita, spazi insediativi, caratteristiche urbane e territoriali, iniziative culturali del tutto particolari. Può essere attrattiva di nuovi investimenti produttivi e nuovi consumi legati al turismo. Basta solo essere in grado di raggiungere risultati di sistema che appaiono a portata di mano.
A Ferrara, malgrado le buone iniziative degli ultimi anni, manca ancora una squadra coesa, che condivida e lavori (seppure da angolazioni e interessi diversi) alla realizzazione di un unico progetto condiviso. Che non può che essere il miglioramento della nostra città e del nostro territorio. Non parlo della disponibilità alla collaborazione fra soggetti e istituzioni diverse: questa disponibilità io credo ci sia. Quello che mi pare ancora manchi è la volontà di lavorare insieme in maniera non occasionale.
C'è chi sostiene che questa mancanza di volontà sia quasi genetica e, in quanto tale, incurabile. Dovuta alla storica separazione di Ferrara dalle direttive di maggiore vivacità e sviluppo (sia emiliane che venete). C'è chi dice che le divisioni presenti siano ancora il retaggio dei vecchi scontri tra blocchi sociali contrapposti del dopoguerra. Io non so se sia così: sono certo però che se non ci impegnamo tutti a fare il salto necessario (il sistema Ferrara e la squadra Ferrara) perdiamo un'occasione storica e nessuno potrà dire che è colpa degli altri.
Oggi vorrei presentare alcune priorità per migliorare Ferrara. Priorità alla nostra portata, se solo smettessimo di lavorare ciascuno, prevalentemente, per obbiettivi separati.
In passato questa città ha sottoscritto un "Patto per lo sviluppo" di cui, forse, la cosa più rilevante era l'idea di lavorare insieme, il Patto, appunto, che prevaleva sui contenuti. Oggi proverei a fare il contrario. Ad esporre degli obbiettivi. Su questi obbiettivi il Comune lavorerà a testa bassa per i restanti due anni scarsi che restano a questa Amministrazione. Sarebbe un fatto nuovo e una forza in più se questi obbiettivi fossero confrontati, migliorati, condivisi e assunti anche dagli altri soggetti che operano sul nostro territorio.
Esporremo queste scelte e questi obbiettivi nei prossimi mesi anche sotto forma di Piano Strategico della città, dando un'ulteriore occasione di confronto e condivisione a tutti coloro che fossero interessati a "far squadra" per migliorare e rendere più competitiva la nostra bella città. E smettere di piangerci addosso su cosa eravamo e non siamo diventati. Sulle occasioni perdute: sul commercio che chiude, sul centro storico che si spopola e tutte le mitologie apocalittiche che ogni giorno vengono ripetute. Ferrara non è una Caporetto dello sviluppo e nemmeno un Bronx in cui la sicurezza delle persone sia a repentaglio. Non è nemmeno quell'inferno epidemiologico descritto da una discutibile propaganda politica nei mesi scorsi. Chi ama davvero Ferrara non la deve descrivere in negativo solo per speculazione personale. Questa la prima ricetta, se si vuole fare squadra: condividere le analisi e non forzare le interpretazioni sulla base del proprio immediato ritorno.
Negli ultimi 30 anni Ferrara è molto migliorata: nella sua immagine, nella sua sostanza. È persino più bella di come era (malgrado le contraddizioni urbane e gli errori di pianificazione che ci sono stati). Basta parlare con coloro che la visitano (per la prima volta o perché la considerano ormai una meta abituale delle loro attività o del loro tempo libero). Non vorrei che fossimo noi, i ferraresi, gli ultimi agguerriti detrattori delle nostre eccellenze e delle nostre potenzialità. Spesso rischiamo di esserlo: soprattutto quando diffondiamo l'idea che non ci sia niente da fare, che nulla possa cambiare in meglio, che nessuno ha le idee buone o le energie per portarle avanti. Che l'unica soluzione è restare fermi come siamo.
Gli imprenditori sanno (e ci insegnano) che non credere nel proprio prodotto è il modo più rapido per chiudere. Questo è vero anche per la propria città. Non serve nemmeno la propaganda vuota, fatta di soli slogan, ovviamente. Ma per qualsiasi amministratore (di un'impresa o di una città, non fa differenza) è necessario avere un'idea realistica della sue potenzialità e una visione precisa di cosa fare nel futuro, se si vuole avere successo.
Quello che vorrei proporre sono una serie di obbiettivi (di cose da fare), che affrontano i problemi di oggi cercando di imprimere anche una dinamica di innovazione e miglioramento condivisibile da parte di tutti. Almeno spero.
Prima di passare all'illustrazione delle Priorità di mandato, vorrei tornare brevemente su un tema di grande rilevanza e attualità: quello dei cosiddetti costi della politica. Non sto a dire quanto questo argomento possa essere trattato in maniera demagogica e agitato contro la buona politica (che ancora, per fortuna esiste, sia localmente che centralmente). È un problema vero e sentito dai cittadini e come tale va trattato, a tutti i livelli. E anche noi dobbiamo fare la nostra parte per far vedere ai cittadini che si sta invertendo la tendenza allo spreco e che si può essere altrettanto efficienti di prima risparmiando risorse pubbliche. Non staremo quindi al gioco del "comincia prima tu" su cui pure qualcuno si esercita da tempo nel paese anche a livello massimo. Vediamo quello che invece possiamo fare: perché dipende esclusivamente dalla volontà locale.
Ho già detto in Consiglio che negli ultimi otto anni abbiamo ridotto di circa 200 dipendenti l'organico del Comune e di più di 20 unità il numero dei dirigenti. Che abbiamo ridotto il numero di membri dei consigli di amministrazione delle aziende. E che siamo intervenuti nel tagliare le spese di rappresentanza generali del 40% e le spese di rappresentanza del Gabinetto del Sindaco del 43%. Senza aspettare che nessuno ci ponesse il tema. Adesso dobbiamo capire cos'altro è possibile fare e darci un criterio generale e non arbitrario o punitivo. La mia idea è che un Consiglio di Amministrazione possa essere composto da un massimo di 3 amministratori, là dove non è sufficiente l'amministratore unico e dove non vi siano altri soci da rappresentare al di fuori del Comune. Altrettanto per le Istituzioni che si dovessero creare, come la prossima Istituzione dei servizi scolastici (ma questa è materia statutaria, quindi demandata alla potestà del Consiglio). È comunque mia opinione che le indennità debbano essere proporzionate a quelle (previste dalla legge) del Sindaco e degli assessori; e che queste indennità debbano essere legate sia alla dimensione reale dell'azienda che alle giornate effettive di impegno e presenza nei consigli di amministrazione.
Sul sistema del decentramento ho già detto il mio parere (anche su questo punto è il Consiglio Comunale a doversi esprimere): si può difendere e potenziare il sistema delle Circoscrizioni (anche per evitare che intervenga il legislatore con sensibilità e ipotesi ben diverse dalle nostre, come si vede dalle proposte che stanno sui giornali di oggi) riducendo (dalle prossime elezioni comunali) il numero dei Consiglieri in maniera proporzionale al numero dei cittadini rappresentati e portando a 5 il numero delle Circoscrizioni.
Apprezzo il lavoro difficile dei Presidenti e dei consiglieri che sono insieme portavoce delle istanze dei cittadini nei confronti dell'Amministrazione e rappresentanti dell'Amministrazione comunale nei confronti dei cittadini. Credo però che la riforma che propongo possa valorizzare di più il loro ruolo e la loro capacità di intervento e di spesa e non tolga significato al decentramento. Per evitare fraintendimenti il modo migliore di operare è discutere con loro di queste ipotesi.
Ma se si vuole affrontare il tema dei costi della politica alla sua origine (quella della moltiplicazione del ceto politico) si deve dire che in un paese davvero normale i Presidenti di circoscrizione starebbero seduti sui banchi del Consiglio comunale, i Sindaci e i Presidenti provinciali starebbero seduti sui banchi del Consiglio regionale e in Parlamento, il Senato sarebbe un Camera delle Regioni e delle Autonomie locali. Ma ciò che è normale e scontato in molti paesi europei da noi appare come un'idea persino eversiva. E ciò autorizza chiunque a dibattere di costi della politica senza sapere di cosa parla esattamente (confondendo la punta con l'iceberg che le sta sotto).
Se dovessimo poi parlare del sistema amministrativo e di Governo della Regione, vorremmo suggerire al Presidente e ai Consiglieri di non moltiplicare all'infinito la creazione delle Agenzie (d'ambito territoriale o settoriale che siano). Perché ciò aumenta i costi e l'entropia del sistema di governo: dissipa energia. Non contesto il modello basato sull'idea che un soggetto regolatore debba essere terzo tra le Istituzioni e le imprese: ma credo che una Regione coesa come la nostra possa fare benissimo con una sola agenzia forte e autorevole a livello regionale. Una per ogni necessità comprovata. Senza esagerare: sapendo che per ogni agenzia che si crea si moltiplicano i passaggi e le rivalità tra soggetti, non si semplifica il governo del territorio.
Veniamo ora alle Priorità di Mandato
1) La priorità numero uno, quel che viene davvero prima di tutto è il sistema sociosanitario e ospedaliero del nostro territorio. Non tornerò sulla situazione epidemiologica e della salute nostra e dei nostri concittadini. Un recente Consiglio comunale straordinario ha chiarito che a Ferrara non vi è nessuna emergenza sanitaria e che è sbagliato diffondere questa immagine. Tuttavia è necessario intervenire in maniera più efficace con informazione, prevenzione e cure. Agire sulle abitudini di vita in un'ottica preventiva soprattutto per la popolazione anziana. Integrare la rete territoriale dell'assistenza a partire dalla medicina di base (come stiamo facendo con un progetto sperimentale riconosciuto dalla Regione), soprattutto completare la rete degli Ospedali del territorio.
La Priorità numero uno per la nostra città è il completamento e l'apertura dell'Ospedale di Cona nei tempi previsti dal bando di gara e cioè entro il febbraio 2009.
Di recente, per la prima volta, il Consiglio Comunale si è espresso in maniera pressoché unanime perché questo obbiettivo venga conseguito: perché la città, dopo tanti rinvii e ritardi, abbia l'ospedale nuovo di cui ha bisogno e che merita. Al Presidente Errani dico (come ho già fatto in un recente incontro) che non devono essere concesse proroghe alle imprese che lavorano al progetto. È vero che ci sono stati problemi oggettivi e complicazioni normative che spiegano i ritardi, ma questo non significa che quei ritardi non possano essere recuperati con una più efficiente organizzazione dei lavori del cantiere.
Ogni ulteriore dilazione vedrebbe la mia personale opposizione e, voglio credere, anche quella della città.
È urgente che si completi Cona nella sua parte assistenziale e in quella didattica anche perché il Sant'Anna non è più dignitoso. Al Sant'Anna, così come abbiamo convenuto con Ospedale, Usl e Università verranno mantenute (come definito dalla cosiddetta "Commissione Lugli") attività ambulatoriali e presidi sanitari di primo livello, gestiti dalle Aziende Usl e Ospedaliero-Universitaria.
Il centro traumatologico San Giorgio resterà collocato nello spazio della "Casa del Pellegrino", che di pellegrini nella sua vita ne ha visti pochissimi, ma che può ben ospitare in permanenza una struttura medica ospedaliera che rappresenta una vera eccellenza nazionale.
Toccherà alle Istituzioni mantenere gli impegni per la realizzazione delle principali infrastrutture di mobilità necessarie per raggiungere Cona. Il recente Accordo sottoscritto con il Ministro dei Trasporti ci mette al riparo da ulteriori slittamenti della costruzione della Metropolitana di superficie. Abbiamo anzi chiesto al Ministro e alle Ferrovie dell'Emilia Romagna di aiutarci a completare quella tratta metropolitana fino a Pontelagoscuro e se possibile (dato il raddoppio del ponte sul Po) fino a Occhiobello-Santa Maria Maddalena, in modo da ridurre la pendolarità automobilistica verso il nostro centro urbano.
2) La seconda priorità per la città è costituita dall'approvazione del nuovo Piano Strutturale Comunale che è, come noto, strumento diverso dal vecchio Prg sia nella visione (poiché non ha più scadenze) sia nel percorso di condivisione che nei contenuti. L'approvazione del Psc (Rue e Poc) era un obbiettivo che stava nel programma elettorale del 2004, non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlarne. Invece è utile ribadire che lo sviluppo della città (abitativo, economico, industriale, commerciale, turistico, universitario) ha bisogno di nuove regole certe e non di una infinita stagione di varianti a un piano regolatore scaduto da tempo.
Se qualcuno pensa che sarebbe più giusto definire una fase transitoria con le vecchie regole e le varianti piuttosto che non avere un nuovo quadro di vincoli e obbiettivi si sbaglia. La pratica delle varianti garantisce gli interessi più forti e non uno sviluppo equilibrato della città. Se fossimo in Parlamento direi che sul Psc andrebbe posta la fiducia da parte del governo. Non abbiamo questa possibilità e quindi continueremo a discutere e ad approfondire i problemi. Ma entro luglio vorremmo andare in Consiglio e lì contarci. È un atto amministrativo persino più importante di un bilancio e quindi credo sia giusto che ogni forza politica si assuma le proprie responsabilità di voto.
Ma io sono ottimista. Non è dentro la maggioranza che ci sono problemi. Possono esserci sfumature e sensibilità diverse ma stiamo lavorando per risolverle. È in città che si è creata una certa rassegnazione (in qualche caso un'aspettativa) per il rinvio. Su questo, la cosa più onesta che io possa dire è che sul nuovo Psc ci si confronterà fino all'ultimo minuto utile con tutti, alla luce del sole, ma poi tocca a noi la responsabilità di decidere e lo faremo.
Tra l'altro, il nuovo Psc consente, al contrario dei Prg tradizionali, di separare i diritti di edificazione dai diritti di proprietà delle aree. Questo, come abbiamo già spiegato decine di volte, può facilitare la composizione dei legittimi interessi degli imprenditori privati con gli indirizzi di piano. Purché ci sia disponibilità da entrambe le parti. Se dovesse prevalere un certo atteggiamento (posso dire "tradizionale"?) per cui il piano su cui stiamo lavorando da anni con l'Università di Venezia viene considerato solo un insieme di discorsi generali di nessun peso e alla fine quel che conta è solo "quanti metri cubi posso costruire sulla mia area" , la composizione tra interessi privati e criteri pubblici di pianificazione sarebbe molto più faticosa, forse impossibile.
Più semplicemente: nel Psc c'è spazio per realizzare abitazioni e servizi di cui la città ha bisogno. In una logica prevalente di riqualificazione piuttosto che non di espansione. Io credo che le imprese locali e non locali possano trovare molte occasioni per sviluppare la loro preziosa attività dentro le linee del Piano.
Allo scopo di rafforzare i vincoli sugli spazi verdi e le aree agricole prospicienti la città abbiamo accolto con interesse la proposta di Italia Nostra di riconoscere Ferrara come nuova stazione del Parco regionale del Delta, come era nell'impostazione originaria di quel progetto.
3) Strettamente collegata a questa impostazione è l'approvazione del Programma d'Area del Centro Storico della città dal parte della Regione. Anche questo Programma è un'occasione di cooperazione tra soggetti privati e pubblici per accrescere la qualità e l'appeal del nostro magnifico centro storico (patrimonio Unesco). Ma non è un intento solo estetico quello che ci ha mosso a definire i progetti di riqualificazione delle piazze e delle strade e degli esercizi commerciali. Vogliamo un centro storico bello ma non museificato: vivo per chi vi abita e per un turismo di qualità. In parte siamo già andati in questa direzione con molta evidenza, negli ultimi anni. Ma ora occorrono interventi di miglioramento e valorizzazione strutturale, in coerenza con lo strumento dei Piani di gestione previsti e resi obbligatori dall'Unesco per i propri siti.
Il Programma è noto nelle sue articolazioni: introdurrà nuovi parcheggi, nuove aree mercatali in luogo di piazze piene di auto, nuova illuminazione e nuovo look per le attività terziarie. Il Programma d'area porterà sul centro storico molte decine di milioni di Euro tra investimenti pubblici (regionali e locali) e privati. È davvero la migliore occasione per provare a trasformarci in una squadra che gioca insieme in campo. Noi agiremo comunque per realizzare quel Programma d'Area, perché la città ne ha bisogno. Speriamo di non essere i soli a crederci e lavoriamo perché non sia così.
Ma anche sul Programma d'Area del Centro storico è meglio giocare a carte scoperte, nel rispetto di tutte le posizioni. È vero, il nostro centro storico ha grandi potenzialità che però non costituiscono ancora un sistema: penso agli alberghi, al settore della ristorazione, alle sale per iniziative convegnistiche. Segnalare questo limite è giusto così come è giusto provare a costruire pacchetti di offerta complessivi e non tante offerte separate che non vengono percepite. Ma pensare che sia necessario sempre costruire una cosa in più (un nuovo albergo, un nuovo centro congressi) per supplire a questa mancanza è sbagliato. È più ragionevole valorizzare quello che abbiamo e poi valutare come evolve la domanda e allora decidere quali investimenti siano davvero necessari.
All'interno del Programma d'area del Centro Storico per richiesta e in accordo con la Regione c'è da sempre la questione della riqualificazione di quelle aree del Sant'Anna che non saranno adibite né ad attività sociosanitarie né ad attività didattiche e di ricerca. Crediamo che questa impostazione sia la più giusta per mandare avanti con celerità quel progetto. È l'occasione di riaprire alla città un'area dell'entro mura e adattarla alle esigenze della riqualificazione urbana. Anche in questo caso però non dobbiamo prendere scorciatoie sbagliate. Non abbiamo intenzione di fissare i volumi da costruire in anticipo e indipendentemente dal quadro di vincoli che la Sovrintendenza regionale deve ancora indicare per quell'area. Non abbiamo accettato questa impostazione che guardava prioritariamente ai volumi nel 1999, quando c'era un'emergenza finanziaria legata al progetto di Cona, non l'accettiamo oggi, che l'emergenza finanziaria non c'è. Anche in questo caso, se si agisce con buon senso, abbiamo davanti un'occasione magnifica per costruire una parte nuova della città in un ambito centrale e storico. Bisogna muoversi bene e con molte precauzioni, se lo faremo può uscirne una delle innovazioni più importanti della Ferrara futura.
4) Sta per essere completato l'iter procedurale per la costituzione di una STU del Comune che ha per obbiettivo il recupero e restauro del Palazzo degli specchi. Si tratta di un'operazione complessa che coinvolgerà anche l'area dell'ex Mof dove verranno costruiti anche uffici comunali, e dell'ex Amga e costituirà occasione di riqualificazione di importanti comparti dell'immediato oltre mura. Qui l' obbiettivo è di aprire il cantiere del Palazzo degli specchi prima della fine del 2008 e realizzare un intervento edilizio che non sia solo di ripristino ma di innovazione per materiali, tecnologie, risparmio energetico e spazi verdi. Il Comune con un'asta pubblica cederà quote della Stu a privati che si obbligheranno, entrando, a realizzare le finalità della Società di riqualificazione urbana. In questo caso la collaborazione fra pubblico e privato sarà attuata anche nella fase realizzativa del progetto. E i partecipanti all'iniziativa verranno selezionati sulla base di una gara pubblica che valuterà le offerte e le caratteristiche delle imprese partecipanti.
5) Contigue all'area dell' ex Mof e dei parcheggi Sud sono le ex Carceri cittadine. Come è noto quell'edificio è stato indicato e accettato come sede del Museo Nazionale dell'Ebraismo e della Shoah. È uno stabile che l'Agenzia nazionale del Demanio ha recuperato dalla Patrimonio Spa per conferirlo al Ministero dei Beni culturali per la realizzazione del Museo. Anche questa è un'occasione importante per la città. Non solo perché aumenta il proprio patrimonio museale con questo prestigioso progetto, ma perché la sua realizzazione potrà essere occasione per ridisegnare un intero comparto cittadino che va dalla Darsena che si affaccerà sulla nuova Idrovia, alla linea dei parcheggi Sud, al tronco di mura non ancora restaurate, al centro storico lungo l'asse Via Ripagrande e Via volte verso il centro medievale e il Ghetto. Si tratta di immaginare un nuovo accesso alla città di tipo pedonale e ciclistico (e magari anche nautico) che si aggiungerebbe a quelli tradizionali. Anche il progetto del Museo ci obbliga a non lasciare a parcheggio abbandonato l'area ex Mof e riprogettare l'intero sistema dei parcheggi Sud, trasformandoli in luoghi di sosta ma anche di servizi turistici e di accesso.
I tempi di realizzazione di questo progetto dipendono essenzialmente dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Abbiamo però condiviso l'obiettivo di far coincidere l'apertura del Museo con i festeggiamenti per i 150 dello Stato Italiano che si celebreranno nel 2011 attorno alle città di Torino, Firenze, Roma e a quelle iniziative di carattere nazionale, come la nostra, che descrivono la molteplicità storica e culturale del paese.
Ho citato l'Agenzia del Demanio. Debbo ricordare che, finalmente, con l'ultima finanziaria i beni demaniali militari sono passati alla competenza dell'Agenzia e che la città di Ferrara ha firmato un accordo alla presenza del Vice Ministro Visco per la valorizzazione dei beni demaniali dello Stato presenti in città. Si chiude così, speriamo, una pagina lunga e incomprensibile di tira e molla tra Comune Ministero della Difesa per l'applicazione di un protocollo del '99 che non è mai stato rispettato, se non da noi. Una pagina che ben meriterebbe davvero l'epiteto di "muro di gomma" per tanta resistenza passiva che abbiamo registrato in questi anni.
Dall'accordo del giugno 2007 potrà finalmente sortire la trasformazione del comparto delle caserme di Via Cisterna del Follo e anche, non è superfluo ricordarlo, un introito per le casse del Comune proporzionato all'incremento di valorizzazione dell'immobile. Si tratta di un accordo molto innovativo, basato sull'idea (esattamente opposta a quella della cartolarizzazione) che la crescita di valore degli immobili demaniali vada lasciata sul territorio e non trasferita a grandi fondi immobiliari nazionali o internazionali. Gli ottimi rapporti tra il Comune e l'Agenzia del Demanio ci hanno permesso di essere una delle prime città italiane a firmare questo tipo di accordo.
6) Abbiamo parlato molto di valorizzazione del centro storico, come è giusto, perché è nel centro il patrimonio urbanistico, architettonico, storico e artistico più importante della città. Ma nel centro storico vive una minoranza dei cittadini di Ferrara. Credo sia nostro dovere intervenire per migliorare le caratteristiche delle periferie cittadine, che non hanno subìto per fortuna il degrado delle periferie delle grandi città, ma che abbisognano di manutenzione e miglioramenti. In questo ambito agiamo con due strumenti. Il primo, nuovo e originale, è costituito dagli 8 PPQ (Programmi Partecipati di Quartiere) firmati con le Circoscrizioni, che prevedono liste di priorità degli investimenti da fare concordate con i cittadini. Nel 2008 scadrà la prima tornata di PPQ e bisognerà preparare la seconda.
L'altro strumento, più tradizionale, di intervento è costituito dal piano triennale di investimenti e opere pubbliche. Non abbiamo le risorse per fare tutto quello che sarebbe necessario e utile per abbellire la città. Gli uffici stanno tuttavia cercando di concentrare le spese su tre piani specifici. Un piano per il verde e la piantumazione di essenze arboree locali ovunque sia utile costituire polmoni verdi, anche lungo le strade urbane principali di accesso alla città. Un piano per innovare l'illuminazione (e la sostituzione degli impianti ormai obsoleti) passando da un criterio classico di illuminazione delle strade a un'idea di illuminazione che metta in risalto l'architettura e l'urbanistica della città e risparmi energia. Abbiamo già iniziato a lavorare così nel centro, dovremo estendere questo metodo ai comparti più pregevoli delle periferie, specie lungo il Volano, le ciclabili e le aree di verde. Il terzo piano riguarda i lavori di manutenzione stradale che risultano sempre più urgenti (non solo nella nostra città, ma anche nella nostra città).
7) Abbiamo tenuto martedì a Roma, assieme alla Provincia e alla Regione, una Conferenza stampa di presentazione dell'Anno degli estensi e del centro Ermitage Italia alla presenza del Ministro Rutelli. Basterebbe ricordare che l'accordo tra Ferrara ed Ermitage è stato firmato a Bari davanti ai Presidenti Putin e Prodi, che la presentazione italiana è stata fatta assieme al Ministro Rutelli, che la mostra sulla pittura ferrarese del 400 sarà aperta a settembre dal Presidente della Camera Bertinotti e che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano verrà in ottobre a inaugurare il centro Ermitage Italia per capire che non siamo di fronte alle tradizionali, seppur qualificate, attività culturali della città di Ferrara. Si apre una nuova stagione per la nostra città (a Roma è stato perfettamente colto dal Ministro Rutelli) in cui vengono potenziate le attività (basti dire che sono programmate 5 grandi mostre per i prossimi 18 mesi) e nello stesso tempo cresce la dotazione di musei e centri culturali permanenti.
Abbiamo lavorato in questi mesi per raggiungere una dimensione nuova della nostra politica culturale e del turismo ad essa collegato. E mi pare di poter dire che, malgrado qualche immancabile diffidenza locale, ci siamo riusciti. L'idea era quella di mettere insieme tutte le maggiori iniziative culturali della città sotto un marchio unico che le tutelasse e le diffondesse con maggior forza. Quel nuovo marchio lo trovate in cartella. "Fr", "Ferrara: città del rinascimento" sarà l'etichetta con cui presentare non solo l'anno Estense ma anche le iniziative degli anni futuri. Quel marchio, se lo vorremo, caratterizzerà d'ora in poi il tratto culturale della città.
Perché questa scelta? Per due ragioni. La prima è fare sistema della nostra offerta: fare un portafoglio prodotti sempre riconducibile allo stesso marchio (e non a tante etichette separate, come siamo abituati a fare). La seconda è che è proprio la città di Ferrara il "prodotto" in grado di trainare le iniziative: è la città col suo non replicabile fascino a dare ancor più valore a ciò che vi si svolge. In poche parole: vogliamo passare dall'idea che si viene a Ferrara per vedere una mostra o un concerto e si scopre una bella città, come è stato fino ad ora, al fatto che si venga a Ferrara (quasi in ogni stagione) sicuri di avere qualcosa di bello da vedere e qualche evento culturale importante cui assistere, magari prenotando tutto tramite Internet.
Io non pretendo che gli specialisti di storia dell'arte o gli esperti di musica o gli appassionati di teatro colgano questa differenza, ma chi si occupa, anche per mestiere, di mercati, di prodotti, di industria, di finanza, di turismo sono certo che saprà ben capire quale è il salto di dimensione che stiamo avviando. Dalla bottega artigiana di qualità ad una produzione industriale che non rinuncia al meglio delle sue lavorazioni ma si apre a nuovi mercati. Oppure, se vogliamo rinunciare alla metafora, da una città di provincia che fa delle belle iniziative, come succede sempre più spesso in Italia, ad una città che si colloca in un circuito stabile di attrazione di un turismo culturale colto e che non rinuncia ai grandi numeri.
Anche in questo caso è giusto che si dichiari quali sono le intenzioni di questa Amministrazione fino al compimento del mandato. Poi saranno altri a decidere la rotta migliore da prendere. Io credo che questa città non possa permettersi 3 grandi mostre l'anno (nemmeno se nuove risorse private intervenissero a sostituire per intero quelle pubbliche insufficienti). Può permettersi la collaborazione con altre città alla realizzazione di mostre, questo sì, grazie all'esperienza fin qui maturata (ne stiamo parlando con il Sindaco Cofferati per quanto riguarda il loro nuovo spazio espositivo, il Mambo). Ma per quel che riguarda Ferrara continueremo a fare 2 grandi mostre negli anni "normali" mentre negli anni in cui saranno previste le mostre fatte da Ermitage Italia, Ferrara Arte ne organizzerà una sola.
Ma io credo che sarebbe suicida se noi, sul piano della programmazione, della comunicazione e dell'organizzazione facessimo agire separatamente i due centri motori di attività espositive ed editoriali che sono e resteranno Ferrara Arte e Ermitage Italia. Ecco perché abbiamo presentato insieme le attività a Roma martedì, ed ecco perché continueremo a farlo per il futuro.
8) Veniamo al punto che riguarda il progetto di bonifica e reindustrializzazione dell'area petrolchimica che prevede come noto la costruzione della nuova centrale a gas naturale da 800 MW.
Ho letto che qualcuno lamenta una incertezza della politica su questo tema. Non mi è chiaro chi sia il destinatario di questa critica. Non credo, onestamente, si possa dire che Comune e Provincia hanno cambiato opinione e nemmeno perso tempo al riguardo. Anzi: avevamo detto che era necessario un nuovo Accordo di Programma e ora quel testo, che contiene orientamenti di sviluppo e tutela ambientale, ma anche piani di investimento precisi da parte di ciascuna delle Aziende presenti, è condiviso e pronto per essere firmato.
Avevamo auspicato un accordo bonario con Eni per la riduzione ulteriore delle emissioni atmosferiche di Nox rispetto al vincolo della Via del 2002 e anche quell'accordo è pronto per essere firmato. Così, ci risulta, sia pronto l'accordo fra le Aziende che dovrebbe contenere le condizioni (i servizi e i costi relativi) per i nuovi insediamenti nell'area petrolchimica.
Allora, qual è il punto? Il punto è molto semplice. Il Ministero dell'Ambiente non ha ancora deciso se e come predisporre una nuova Via per valutare il progetto di combustione degli off gas nella centrale. Il Ministero delle Attività Produttive non ha ancora deciso se sia possibile e utile produrre un nuovo progetto di combustione degli off gas mediante una caldaia aggiuntiva e sganciata dal ciclo della centrale.
Io penso semplicemente che, in attesa delle decisioni dei due Ministeri, la centrale non possa e non debba nemmeno procedere alla fase sperimentale di avviamento delle turbine. Perché ritengo che sarebbe una scorrettezza partire in pendenza di decisioni tecniche che devono ancora essere assunte e formalizzate.
In poche parole: quello che secondo noi è davvero necessario fare per avviare l'impianto e per migliorare il suo impatto ambientale sta scritto negli accordi che ho richiamato. Il nome del Comune di Ferrara è al terzo posto nello spazio lasciato alle firme. Prima c'è quello del Ministro delle Attività Produttive e quello dell'Amministratore delegato di Eni. Credo sia giusto che si prendano tutto il tempo necessario a trovare le soluzioni industriali ed ambientali più adatte. Noi firmeremo quei documenti solo dopo che avranno firmato loro. Molto semplice e molto trasparente.
Del resto, i vertici Eni e quelli del Ministero sono stati formalmente avvisati di questa nostra posizione. Noi abbiamo bisogno di sapere formalmente se la nostra centrale è ancora ritenuta necessaria per lo sviluppo energetico del paese e compatibile con l'ambiente locale e i protocolli di Kyoto. Lo vogliamo sapere da parte delle massime autorità competenti in materia (come è stato nel 2001 e 2002). Non vogliamo mettere fretta a nessuno ma nessuno pensi di metterci fretta perché quel che dovevamo fare noi l'abbiamo già fatto.
Nel frattempo invece auspichiamo che l'intenzione di insediamento da parte di un'azienda che intende produrre wafer di silicio e pannelli solari possa essere realizzata mediante gli accordi necessari con le Aziende e il Consorzio del Petrolchimico. Sarebbe un fatto estremamente importante (anche sul versante simbolico) vedere che la tanto discussa produzione di energia da metano consente la produzione di pannelli per ricavare energia fotovoltaica. Parimenti auspichiamo che l'accordo per la fornitura di vapore da parte di Sef a Hera consenta di estendere la rete di geotermia e spegnere altre caldaie di uso civile. Anche dalla conclusione di queste vicende trarremo le nostre valutazioni sul comportamento da tenere in futuro.
La scelta della reindustrializzazione e dell'attrazione di nuovi investimenti industriali è l'unica risposta strategica alle crisi aziendali che ripetutamente si aprono in provincia.
Difenderemo una per una le aziende del territorio, cercheremo nuove soluzioni per ciascuna di esse, ma la vera risposta alle crisi la si ha se Ferrara riesce ad agganciare il processo di sviluppo in corso irrobustendo la sua dotazione industriale.
9) Un tema su cui la città si è poco appassionata, a me pare, è invece quello della grande trasformazione in corso delle aziende di servizi pubblici locali ferraresi, che è iniziata qualche anno fa e procede con passi importanti verso una prospettiva di irrobustimento e di ulteriori fusioni. Non voglio ricordare tutto: la partecipazione alla creazione di Hera, una delle più grandi multiutilities del paese, la creazione della nostra holding Ferrara Servizi srl che con un Amministratore unico controlla le partecipate locali del Comune, il percorso di fusione tra Acft e Atc di Bologna che sta attraversando una fase cruciale, l'accordo con il Comune di Bologna per l'integrazione dei servizi cimiteriali e di onoranze funebri che darà luogo, in questo settore, ad un polo di rilevanza regionale, la Divisione del verde pubblico che vogliamo costituire all'interno di Amsefc per potenziare e migliorare i servizi di cura di una delle risorse più abbondanti e insieme più trascurate nella nostra città.
Mi limito a toccare due temi centrali per il futuro dei cittadini e del loro rapporto con le Aziende. Il tema dei rifiuti e quello dell'acqua.
Per quanto attiene ai rifiuti, è sotto gli occhi di tutti cosa voglia dire non fare scelte di smaltimento. Noi intendiamo invece operare (secondo i criteri del Piano provinciale dei rifiuti) per ridurre la produzione, aumentare la quota di raccolta differenziata (entrerà in funzione una nuova piattaforma ecologica lungo Via Ferraresi), aumentare la capacità di riciclaggio e bruciare la quota residua, senza aprire nuove discariche: senza importare e senza esportare rifiuti. A noi sembra una scelta ragionevole e civile, fino a che non verranno messe a punto tecnologie nuove in grado di trattare le migliaia di tonnellate annue che la nostra città o meglio noi stessi, dovremmo dire, produciamo.
La scelta del potenziare la quota differenziata e il riciclaggio è scelta obbligata. Che sta dando, tra l'altro, primi risultati interessanti. Basti pensare alla grande attività di macinazione e riutilizzo delle plastiche delle bottiglie che è sorta e si sta sviluppando accanto a Hera Sot Ferrara per iniziativa privata.
Abbiamo, in coerenza con questa impostazione, favorito la chiusura di due forni inceneritori vecchi e sostenuto la creazione di due linee nuove (che producono anche energia). La linea vecchia resterà ferma e le due linee nuove smaltiranno le quote di rifiuti non altrimenti smaltibili.
Ho già detto e ripeto che sulla materia insiste un accordo che prevede precisi impegni da parte nostra e di Hera nei confronti dei cittadini della Circoscrizione Mizzana Cassana Porotto. Quell'accordo va applicato per intero e fino a quel momento non sarà possibile far funzionare un impianto di maggior potenza del precedente.
Sull'acqua è necessario prima di tutto individuare il tema. L'acqua è una risorsa scarsa e strategica. Qui da noi il bacino dell'acqua potabile è, per di più, estremamente inquinato. L'acqua non deve essere sciupata o dispersa, non deve diventare un bene sottoposto alle leggi del mercato. Noi difendiamo l'idea che il ciclo della potabilizzazione e distribuzione dell'acqua sia gestito da un'azienda a controllo pubblico, come è il caso di Hera.
Detto questo, riteniamo auspicabile avviare una campagna di sensibilizzazione della popolazione sul risparmio dell'acqua della rete e su un suo consumo più proprio. Tale campagna deve essere sostenuta da precise garanzie di analisi e controllo non solo della potabilizzazione ma anche della qualità dell'acqua. Ora che la vertenza sindacale sui laboratori si è conclusa possiamo dirlo: noi riteniamo che sia necessario potenziare i servizi locali di controllo della qualità e della potabilità della nostra acqua e non indebolirli.
Su questi due punti, acqua e rifiuti, con molta calma e spirito costruttivo, intendiamo nel prossimo autunno aprire un confronto tra proprietà e azienda a nome delle rinnovate esigenze dei cittadini.
10) Ultima delle priorità perché non ancora precisamente definita nei suoi contenuti, ma senz'altro tra le prime in quanto a importanza per il futuro è la ripresa di un'azione di indirizzo e di creazione di occasioni di lavoro per i giovani, nelle aziende private e nelle istituzioni pubbliche. Lo abbiamo fatto con i Cpe e con buoni risultati all'inizio della precedente legislatura, poi la scarsità di risorse dei nostri bilanci ci ha fatto tornare sulle più tradizionali forme di precariato come i Co.Co.Co. Ora, in collaborazione con l'Università, vorremmo sperimentare nuove forme di tirocinio fatte di formazione e esperienze di lavoro vere e proprie. Crediamo che sia un importante servizio che possiamo dare ai giovani che escono dall'Università e cercano lavoro.
Crediamo al progetto di fare di Ferrara una città universitaria e su questo stiamo collaborando sia alla costituzione dei diversi Poli della didattica e della ricerca (compreso quello medico di Cona), sia a garantire che il centro della nostra città e i suoi palazzi storici, continuino ad essere una sorta di campus universitario aperto e dalle caratteristiche straordinarie.
Per restare al mondo giovanile, ricorderei che inizieremo a lavorare nei prossimi giorni per la creazione di uno spazio dedicato alla creatività giovanile nella zona del baluardo del Montagnone. Qui stabiliremo attraverso una opportuna convenzione sia le finalità che le regole di gestione di quello spazio da parte delle associazioni giovanili interessate. Se non fosse troppo ambizioso ci piacerebbe chiamarla la "Cittadella della musica" perché la zona richiama appunto l'idea di una cittadella, in questo caso non più arroccata e chiusa ma aperta ai cittadini di tutte le età.
Un'ultima considerazione fuori dalle priorità di mandato sul tema della sicurezza. Che è una delle priorità con cui questa Amministrazione si è misurata, da sempre.
Abbiamo costituito un Consiglio delle comunità straniere con funzione di mediazione e di interlocuzione con i nuovi cittadini. Penso che se vogliamo che tale Organo elettivo possa svolgere un ruolo attivo che vada oltre la testimonianza, bisogna metterlo in grado di funzionare in maniera più continua ed efficace in rapporto al Comune e alle altre Istituzioni che operano in questo campo.
Non possiamo dire che esista un'emergenza né in materia di sicurezza né in materia di numeri di nuove cittadinanze. Ce lo dicono le statistiche e le autorità competenti.
Tuttavia c'è un disagio crescente in certe aree dove, malgrado gli interventi effettuati dal Comune e dalle forze dell'ordine, che ringraziamo per il lavoro fatto, non viene percepito un cambiamento soddisfacente da parte dei cittadini. Penso ancora all'area del Grattacielo, a via Krasnodar e a Via Baluardi. Non è vero che sono state fatte promesse e non sono state mantenute: siamo intervenuti più volte con maggiore illuminazione, videosorveglianza e controllo. Le forze di polizia sono intervenute più volte.
Credo comunque che il lavoro non sia finito: che dovremo impegnarci di più specie in queste aree. A partire da una maggiore presenza delle forze dell'ordine fino ad arrivare ad una puntuale repressione dei reati commessi.
Le politiche dell'accoglienza, dell' integrazione, della pienezza dei diritti (con la casa, l'assistenza e il lavoro) funzionano solo se sostenute dal consenso dei cittadini. Ma perché questo consenso ci sia è necessario che la repressione della violazione delle leggi sia evidente, continua e duratura. Altrimenti rischiano di fallire anche i migliori propositi e le migliori politiche di accoglienza e integrazione.