Modi e mode dell'andar sulle due ruote. Le criticità, le possibili soluzioni
Ciclisti si nasce buoni ciclisti si diventa
19-07-2007 / Giorno per giorno
Ferrara città di biciclette che percorrono quotidianamente, a qualsiasi ora e con qualsiasi tempo quartieri, strade, piazze e vicoli: tutte virtuali piste ciclabili di una rete che conta un'ottantina di chilometri di ciclabili vere, disseminate qui e là, tra il trafficato ingresso sud di via Bologna e l'affascinante destra Po, passando per via Canapa e i nuclei abitati di Barco e Pontelagoscuro, tra quella recente di via Modena e quella a est che fende la campagna da Francolino a via Pomposa, attraversando Pontegradella. Senza tralasciare lo storico circuito ciclopedonale delle Mura Estensi, su due livelli.
Migliaia di due ruote dei modelli più diversi possedute dai ferraresi (stime approssimative ne indicano 170mila), ereditate dai nonni o di moderna fattura, scintillanti e super accessoriate, trasportano altrettanti cittadini giovanissimi, adulti e anziani, per raggiungere la scuola, i luoghi di lavoro o di svago. Il fenomeno è considerato unico in Italia: chi sbarca in città alla stazione ferroviaria ha di fronte uno spettacolo di "arte moderna urbana" che non ha paragoni creato dalle migliaia di biciclette periodicamente accatastate da proprietari legittimi e illegittimi. Fra queste non è difficile individuare anche rottami o comunque mezzi non idonei circolare, secondo il codice della strada. Freni e parti meccaniche (manubrio, pedali e ruote), rimangono assemblati in modo precario. Fanali anteriori e posteriori sono rari. Chi ha invece la fortuna e l'opportunità di ricoverare la bici in garage e in luoghi sicuri la cura come un gioiellino: efficiente, funzionante, sicura e talvolta si investono risorse anche in manutenzione, con buone prospettive di conservarla e preservarla magari con un enorme lucchetto a prova di ladro. Anche da questo versante Ferrara rappresenta un caso emblematico: al furto di due ruote che alimenta un mercato parallelo e illegale si affianca il "prestito a non rendere", spesso praticato da soggetti che hanno individuato come luogo di raccolta il piazzale della stazione ferroviaria, appunto. Da un'indagine sulla "Sicurezza" effettuata a campione nel 2001, emerge che il 7,1% delle famiglie ferraresi intervistate ha dichiarato di avere subito un furto di bicicletta nel triennio precedente e di queste solo un terzo hanno però denuncia il reato. Oggi il dato, che vale la pena non sottovalutare, potrebbe essere sensibilmente più alto considerato quello fornito dalla prefettura relativo ai furti denunciati nel 2006.
Tra luoghi comuni, leggende metropolitane, passa parola, ci sono però dei dati inconfutabili, illuminanti e significativi nella loro consistenza. Quelli relativi alla sicurezza stradale e agli incidenti che coinvolgono cicli e ciclisti.
Le statistiche
E' innegabile che l'aumento generalizzato del traffico veicolare, in particolare dei mezzi a motore, abbia creato negli anni nuove problematiche anche in relazione al fatto che comunque a Ferrara rimane ben radicato, continuo e diffuso tra bambini adulti e anziani l'utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto casa-scuola, casa-lavoro e casa-shopping, dalle periferie al centro e viceversa. I punti di contatto fra le diverse tipologie di mezzi sono certamente oggi più critici. A fronte di una sensibile diminuzione del numero totale di infortunati sulla strada, da cinque anni a questa parte si sta verificando un leggero ma costante incremento dell'incidentalità su due ruote (+5,4% sul totale). Partendo dal dato ultimo disponibile (2006) sono stati registrati 185 ciclisti coinvolti in incidenti stradali più o meno gravi, pari al 20,8% del numero complessivo dei feriti sulle strade del nostro territorio (888). Nel 2006 di questi il 71.1% ha visto il coinvolgimento di mezzi a 4 ruote, il 13.7% di mezzi a due ruote (motocicli e cicli) e una percentuale appena poco inferiore quelli che non hanno coinvolto altri veicoli. Da sottolineare come gran parte dei ciclisti infortunati si concentri nella fascia 13 - 27 anni (21.3%) e in forma ancora più evidente in quella over 68 (37.1%), in particolare i maschi ultra 78enni (fatto che ricorre anche nella categoria pedoni per numero di incidenti rispetto al totale ma con equilibrio maschio-femmina). Mentre nella fascia più giovane potrebbe giocare il fattore "educazione stradale" e il mancato rispetto del codice della strada, con gli anziani entrerebbe in gioco la sottovalutazione della propria condizione fisica, del fisiologico mutamento della capacità uditive e visive, della diversa agilità e velocità nei movimenti rispetto a un contesto di viabilità motorizzata più articolato e trafficato rispetto al passato.
Partendo da questi dati ed da elementi statistici relativi al mezzo bicicletta e a i suoi utenti, abbiamo coinvolto in riflessioni generali sul "modo" di utilizzare questo mezzo di trasporto e specifiche sulle più evidenti criticità alcuni addetti ai lavori, come gli operatori il Corpo di Polizia Municipale e dell'Ufficio Biciclette del Comune (il primo, ad essere attivato in Italia) e appassionati del mondo delle due ruote come gli Amici della bicicletta, associazione onlus aderente alla Fiab nazionale, punto di riferimento anche a livello istituzionale.
In prima linea, sulla strada
Per il comandante Carlo di Palma e per il suo staff "i recenti interventi di riorganizzazione della viabilità, in via Comacchio , via Modena tra Pontelagoscuro e Barco, tra Francolino, Malborghetto, Ferrara, in Via Carli-Caretti sono state realizzate piste ciclabili protette che hanno avuto benefici effetti in termini di sicurezza e mobilità cittadina. In questo senso l'impegno dell'amministrazione in tema di sicurezza è importante".
La criticità - secondo la Polizia Municipale - rimane il centro città per il rapporto auto/cicli in circolazione; una situazione che non è facilmente risolvibile per l'assetto urbanistico esistente". "Anche l'ampia area istituita come Zona a Traffico Limitato o Pedonale ha incentivato l'uso delle due ruote, producendo di riflesso effetti positivi per quanto riguarda l'inquinamento, aumentando la sicurezza per le due ruote". "Tra le criticità va citata via Bologna dove si rileva un alto tasso d'incidentalità: la frequentatissima pista ciclabile presente, non protetta nel tratto tra via Putinati e via Wagner, non garantisce la sicurezza necessaria al tipo di utenza. E' auspicabile che i progettati lavori di riqualificazione, con nuovi percorsi ciclabili protetti, vengano effettuati al più presto".
Sui comportamenti, voi che siete tutti i giorni in prima linea? "Molti ciclisti che percorrono le nostre strade non si curano abbastanza di rispettare le regole della circolazione stradale - spiega il comandante Di Palma - e il fenomeno è presente in qualche misura anche tra i meno giovani. Questo atteggiamento di indisciplina generalizzata dei ciclisti è in un certo modo favorito dalle 'particolari e specifiche regole' del transito nelle zone a traffico limitato. Significa che in modo indiretto e involontario si hanno effetti "diseducativi" dalla eccessiva libertà di movimento in queste 'zone franche', dove sono i ciclisti sono ammessi a circolare liberamente e in deroga ai divieti; in alcune strade a senso unico di marcia per i veicoli a motore, le due ruote sono autorizzate a circolare in senso opposto (ndr: sul lato desto, non contro mano!). Queste abitudini hanno contribuito a radicare nei criteri di guida del ciclista medio, un approccio scorretto con le regole stradali, che talvolta finiscono con l'essere infrante anche al di fuori delle zone a traffico limitato. Ne è un esempio, oltre alla condotta di guida, anche l'omesso uso dei dispositivi di illuminazione quando necessario, ponendo a rischio non solo la propria incolumità, ma anche la sicurezza degli altri utenti della strada. A vanificare i propositi di contrastare proprio queste nocive abitudini, è intervenuta anche un'incomprensibile riforma del Codice della Strada che nel 2003, verosimilmente per distrazione legislativa, ha abrogato l'obbligo dei dispositivi di illuminazione per i cicli, (ndr: rimane l'obbligo di utilizzo delle luci in orari notturni, mezz'ora prima del tramonto e mezz'ora dopo l'alba)".
Cosa può fare la Polizia Municipale per aumentare la sicurezza dei ciclisti? "Nella nostra città come altrove in Italia e per comprensibili motivi, la polizia locale è stata nel tempo chiamata a focalizzare in modo e misura sempre più intensi, le proprie energie nel contrasto dei più gravi e pericolosi comportamenti, di cui si rendono responsabili massimi gli utenti dei veicoli a motore. A questa esigenza che ha così orientato nel tempo l'attività di controllo, va aggiunto l'impegno dedicato da questo Corpo alla salvaguardia delle vaste e numerose aree pedonali e a traffico limitato, sino a dovere distogliere, in parte, l'attenzione dalle infrazioni commesse dai conducenti di velocipedi. Sono convinto che il problema, se affrontato con metodi soltanto repressivi, non approderebbe a soddisfacenti soluzioni. Più delle sanzioni o insieme ad esse, potrà una saggia e ben orchestrata opera di persuasione imperniata sul senso civico e sulla necessità di tutelare la sicurezza stradale dei ciclisti e non solo. Il tutto facendo leva sulle implementate attività di sensibilizzazione, informazione, prevenzione e controllo che il nuovo Piano di Sicurezza Stradale, attualmente in fase di redazione, pare fin da ora prevedere.
Tutto il mondo (occidentale) è paese...
"Nel mondo occidentale i ciclisti si comportano tutti allo stesso modo" parola di Gianni Stefanati, esperto comunale di mobilità ciclabile, responsabile del primo Ufficio Biciclette italiano che ancora oggi costituisce un punto di riferimento nazionale (e non solo) per lo sviluppo di buone pratiche. "A fare la differenza qui come in altre realtà sono le condizioni strutturali delle città, la rete viaria, le scelte strategiche delle amministrazioni e dei governi - precisa Stefanati - ma a parità di condizioni le abitudini sono identiche". Ogni città, in particolare quelle con origini antiche, deve fari i conti con la propria storia, con il tracciato preesistente delle strade, con una pianificazione urbanistica che spesso evolve rincorrendo situazioni da sanare e non pianificabili. "Da oltre dieci anni a questa parte l'Amministrazione comunale ha certamente fatto buoni passi in avanti sul fronte degli interventi in favore della mobilità ciclabile grazie anche a specifici finanziamenti governativi e regionali. Venuti a mancare questi aiuti con il precedente Governo oggi siamo in attesa che qualche cosa si muova e su certi progetti ci siamo purtroppo un po' arenati". Ma le piste ciclabili sono efficaci per limitare i pericoli degli utenti a due ruote? "Certamente producono un senso di sicurezza maggiore in chi le percorre, una percezione che può rivelarsi fatale poi quando si arriva in punti critici dove la ciclabile riprende contatto anche temporaneamente con la viabilità generale, vedi gli attraversamenti ciclo-pedonali, le rotatorie o altri nodi di congiunzione". Stefanati conferma che sono stati adottati diversi accorgimenti tecnici per evitare questi pericoli da "contatto" (vedi via Comacchio), ma il concetto sul quale insiste è che "occorre concepire le piste ciclabili non come zona franca o luogo di segregazione delle biciclette; anzi vanno individuati e favoriti interventi di integrazione per abituare i diversi utenti della strada a coesistere". E in attesa che si possano elaborare nuovi progetti o realizzare idee già sulla carta? "Vale la pena mettere in campo soluzioni tampone nei punti più critici - conclude Stefanati - con piccoli investimenti rivolti alla sicurezza non solo dei ciclisti".
I punti "neri"
"Le piste ciclabili realizzate sono belle e sono tante ma hanno anche anelli deboli, quelli che noi da tempo segnaliamo e chiamiamo punti neri, quando queste si interrompono o si allacciano alla viabilità generale". Su questo tema, da diversi anni, l'associazione ferrarese degli Amici della Bicicletta, affiliata alla Fiab nazionale, pone grande attenzione sulla struttura della rete viaria del nostro territorio evidenziando criticità e proponendo soluzioni". "Nella città delle biciclette - sottolineano con determinazione - il conflitto biciclette-veicoli a motore esiste, lo dicono le statistiche sugli incidenti stradali che mettono in evidenza elementi da tenere ben presenti quando si realizzano interventi strutturali o si progetta la mobilità cittadina". Sulla questione comportamenti dei ciclisti, pur riconoscendo un generale peggioramento delle abitudini e dell'insofferenza a rispettare le regole sulla strada "e su questo fronte gli automobilisti non sono da meno", precisano che "anche soluzioni di viabilità adottate in diverse parti della città inducono gli utenti a commettere scorrettezze, talvolta anche per salvarsi la pelle e non essere investiti dalle auto" e citano esempi relativi a via Fabbri, via Bologna e via Comacchio e alcune vie storiche. Tra le proposte fatte negli anni dall'associazione di volontariato, anche corsi di alfabetizzazione ciclabile per gli studenti universitari e gli extracomunitari, "due categorie di ciclisti oggi più a rischio sicurezza nella nostra città". A settembre un convegno organizzato dagli Amici della Bicicletta ferraresi metterà ulteriormente sotto la lente di ingrandimento la situazione attuale e le problematiche da risolvere secondo una "priorità di interventi imprescindibili" sottolineano coralmente. "L'uso della bicicletta è un valore per la città è va favorito, sostenuto e sviluppato, su questo tutti sembriamo essere d'accordo. Il territorio negli anni è cambiato, le periferie immerse nella campagna oggi sono città. Questo è il contesto in cui dobbiamo pensare una nuova e più sicura mobilità per le biciclette". Senza dimenticare che buoni ciclisti, educati e attenti, rispettosi delle regole, lo si può e lo si deve diventare: è un diritto-dovere di qualsiasi utente (motorizzato e non) della strada che circoli per qualsiasi ragione e titolo.