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INTERNAZIONALE, FESTIVAL DEL GIORNALISMO

Da Ferrara si guarda il mondo

06-10-2007 / Giorno per giorno

Il Festival di Internazionale si è aperto venerdì a Ferrara segnando già il tutto esaurito: quasi 3 mila presenze ai primi quattro incontri del Festival.
Il più seguito è stato quello del tardo pomeriggio con la giornalista Amira Hass del quotidiano israeliano Ha'aretz, a colloquio con la storica israeliana Raya Cohen.
Un Festival all'insegna di giovani e giovanissimi. La quinta classe della Smiling, la scuola elementare di lingua inglese, ha allegramente invaso in mattinata l'ufficio stampa, interrompendo l'intervista al blogger dissidente cinese Cai Chongguo per fargli delle domande in lingua sulla difficoltà di fare il giornalista, alle quali lui ha risposto divertito con grande disponibilità. Poi l'attenzione del pubblico in erba è stata catturata dall'arrivo del sindaco venuto a portare il saluto della città. Circondato dai più piccoli ha dovuto firmare autografi a tutti per non deludere la calorosa accoglienza. Sono state poi le classi del Liceo Classico Ariosto, Liceo Scientifico Roiti, Istituto Marco Polo, Iti e Liceo Sociale Carducci, ad assiepare l'incontro della mattinata su "Italieni, l'Italia vista dagli altri", seguendo con grande attenzione il punto di vista dei giornalisti stranieri sul nostro Paese.
Nel pomeriggio centinaia di persone hanno atteso in lunghe code sotto il sole ancora caldo di questo inizio autunno, davanti alla Sala Estense e al Cinema Apollo, per seguire gli incontri sulle tematiche dell'America Latina, della Cina e del Medio Oriente. In serata ancora sala gremita per assistere all'incontro su "Reportage, Memorie di un mondo a venire", il racconto la grande narratrice bielorussa Svetlana Aleksievic sull'ex Urss, a colloquio con la giornalista saggista Maria Nadotti.
Anche la stampa italiana non si è fatta attendere a Ferrara per assistere e partecipare al Festival: oltre cento i giornalisti che si sono accreditati oggi tra agenzia stampa nazionali, quotidiani e radio-televisioni. Gli organizzatori, vista la partecipazione, hanno deciso si spostare al Cinema Apollo anche gli appuntamenti previsti domani alla Sala Estense.

ANCHE LA SINISTRA LATINOAMERICANA SOTTO LA LENTE DEL FESTIVAL DI FERRARA CON TRE TESTIMONI D'ECCEZIONE
In più di 300 hanno assistito nel primo pomeriggio di venerdì, in una Sala Estense gremita, all'incontro "America Latina, Lula e Chavez: i due volti della sinistra latinoamericana". "In realtà i volti della sinistra latinoamericana - ha precisato Ugo Pipitone, giornalista e professore di economia all'Università di Città del Messico - non sono solo due, ma tre, quattro, mille!".
Pipitone, collaboratore di Internazionale, ha per l'occasione moderato l'incontro che ha visto confrontarsi la giornalista venezuelana Cristina Marcano e il giornalista brasiliano Mino Carta, sulle figure dei rispettivi capi di stato. Pipitone, di origini italiane, si è trasferito in Cile proprio nel 1973 poco prima del colpo di stato di Pinochet, inevitabile quindi per lui aprire l'incontro mettendo in guardia verso ogni figura di "leader carismatico che pretendendo di guidare il popolo finisce con l'annullarlo. Quando i leader diventano più importanti dei partiti, dei sindacati e mettono la propria volontà davanti al programma, allora la democrazia è in pericolo". Positivo però il suo giudizio sull'operato di Lula: "un'altra storia - ha affermato Pipitone - una sinistra che accetta le regole della democrazia e del pluralismo e cerca di farle funzionare a favore dei più poveri".
"Più che gli interessi dei poveri Lula ha fatto gli interessi dei banchieri!" non ha esitato a controbattere Carta, direttore del settimanale brasiliano Carta Capital, opponendo all'analisi di Pipitone, la voce appassionata di un vecchio sostenitore deluso. "Conosco Lula da 30 anni, quando ancora era un sindacalista, nutrivo grandi speranze in lui, ma se non risolve la corruzione nel suo partito, come potrà sanare il paese?". Non meno critica la Marcano, giornalista del quotidiano venezuelano El nacional, con il suo presidente Ugo Chavez, che definisce "leader accentratore di un regime autoritario consentito. E' riuscito a farsi amare dalla popolazione per i suoi attacchi a Bush e per le sue continue apparizioni sui media, ma lasciano perplessi le sue manovre populiste e repentine, come la recente virata verso il socialismo". Meno determinato il presidente brasiliano, troppo autoritario quello venezuelano, è il responso dell'incontro di venerdì, che lascia aperta la domanda se esista una sinistra davvero rappresentativa in America Latina.

foto di Filippo Massellani














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