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martedì, 06 maggio 2025.

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Applausi e l'impegno di ritrovarsi fra un anno, così ha chiuso il festival che ha richiamato giornalisti da tutto il mondo

In 17mila a Ferrara per capire la politica internazionale

07-10-2007 / Giorno per giorno

ULTIMA GIORNATA (a cura dell'ufficio stampa del festival Internazionale)
Una novità assoluta nel panorama dei festival italiani che ha sbalordito gli stessi promotori - il Comune di Ferarra, la rivista Internazionale, Arci Ferrara e Ferrara sotto le stelle - per l'entusiasmo e la partecipazione della gente, giunta un po' dovunque per sentire, capire, scoprire cosa accade intorno a noi, fuori dai confini del nostro quotidiano, laddove le distanze diventano irrilveanti nello scenario futuro e quanto accade in un punto qualunque del mondo si riflette inesorabilmente nella nostra realtà.
La folla si è così assiepata nelle sale, ma anche nelle piazze attrezzate con i maxi schermi, per soddisfare quanti non avevano trovato posto all'interno; con discrezione la gente si è adeguata a fare lunghe file o ad attendere paziente la consegna delle cuffie per la traduzione simultanea; ha appaludito a giornalisti "dal fronte" ma anche a fumettesti, fotoreporter e scrittori come fossero delle star.; ha ammirato il sorriso e la spontaneità, ma anche il cuore e la passione di Marjane Satrapi e il coraggio amaro di Roberto Saviano, lungamente applaudito prima e durante il suo intervento a Ferrara, a fianco del giornalista scrittore William Langewiesche (con cui ha discorso del valore e della pericolosità della parola); ha saputo con le sue domande accendere gli animi dell'israeliana Amira Hass e stupire per la presenza attenta il famoso reporter americano David Rieff; ha cercato paziente l'autografo della dolcissima Arundhati Roy e ha riso con un timido e incredulo Gipi.
Insomma un successo, con la soddisfazione di tutti e in particolare del Sindaco Gaetano Sateriale e di Giovani de Mauro, direttore della rivista Internazionale, dal cui incontro è nata l'idea e la voglia di realizzare a Ferrara questa iniziativa unica.
"La città delle biciclette" ha portato il mondo in sella per tre giorni: ora si olia la catena per il prossimo anno.


07 Oct 2007

LA SITUAZIONE MEDIORIENTALE NEI RACCONTI DI DUE TESIMONI D'ECCEZIONE
DALLE RECENTI ELEZIONI IN PAKISTAN AGLI ESTREMISMI IN IRAQ - E IL COMMENTO DI SERGIO ROMANO CHE RICORDA " NON SI PUO' IMPORTARE LA DEMOCRAZIA CON LO STAMPINO".
Centinaia di giovani incollati alle sedie ad ascoltare il dibattito e tanta voglia di fare domande e di capire

Pakistan e Iraq a confronto, per l'ultima giornata di Internazionale a Ferrara, attraverso due penne autorevoli della stampa dei Paesi Mediorientali: così si sono aperti i lavori all'Apollo dopo una 'colazione' con la rassegna stampa internazionale proposta alla Borsa dalla redazione di Internazionale.
Sono stati Zuhair al Jezairy (direttore dell'agenzia di stampa irachena Aswat al Iraq) e Ahmed Rashid (giornalista pakistano di fama internazionale, anche grazie al suo libro Talebani) a conversare con Sergio Romano portando le loro testimonianze dal fronte e un grato entusiasmo per la manifestazione e la città che li ha ospitati, come ha esordito Rashid.
Una sapiente presentazione e moderazione del dibattito quella di Romano, il giorno dopo le elezioni in Pakistan. "Ma dove molti hanno votato con le schede - ha sottolineato - ancora troppi continuano a votare con le bombe…".
"Il risultato era atteso, le elezioni dirette del 2008 diranno la verità. Nel frattempo - aggiunge Rashid - vi chiedo di restare sempre attenti a quello che accade in Medioriente: voi siete tanti, giovani, vivete in una città bellissima e sicura, so che è difficile pensare ai problemi dell'Afghanistan, ma è necessario perché da questo presente si svilupperà il futuro del mondo intero". E punta l'attenzione sugli errori degli USA in Medioriente colpevole per Rashid di aver lasciato un Paese nell'incertezza per intraprendere una campagna militare nuova, e più dannosa, da cui l'America esce tutt'altro che vincitrice.
"L'Afghanistan è stata la prova generale di quello che gli USA intendevano fare all'Iraq - riprende Romano - e se una iperpotenza come quella americana vince, si hanno delle conseguenze: ma anche se perde. Il problema non sarà quando l'America se ne andrà dall'Iraq ma come, in quali tempi: se se ne andasse improvvisamente sarebbe disastroso".
"Commette un errore - continua Romano - chi pensa che in Medioriente si possa arrivare alla mediazione con gli estremisti islamici talebani la cui 'agenda' non lascia spazio alla mediazione. E si illude chi spera nella possibilità che nasca uno Stato Mediorientale che escluda o si opponga all'Islam, che andrà invece in qualche modo assorbito: un processo lento e laborioso di cui non si vede ancora la fine. E l'intervento armato degli Stati Uniti non ha che accentuato ed aggravato le crisi, fino a creare in Iraq un campo di battaglia dove l'islam radicale può ancor più facilmente reclutare nuovi combattenti".
Un Paese, quest'ultimo, che Al Jezairy racconta con occhi e parole. "Svegliarsi a Baghdad con un'esplosione è nella norma, ma le persone poi continuano la loro vita, portano i bambini a scuola, vanno al lavoro o a fare spesa. Ogni momento, ogni giorno rischiano di trovarsi uccisi da un'esplosione". Ma "life goes on, day by day" lo dice lui a nome di tutta la popolazione. In questo clima i media assumono un significato ed un compito ignoto al mondo occidentale. "Secondo quanto viene detto dai media, la gente sa se può muoversi, se il giorno dopo potrà andare a lavorare. La gente chiede informazione. Quando ci furono le elezioni voleva sapere chi andava a votare: ho visto anziani che votavano per la prima volta, donne che si recavano a esprimere la propria opinione, sempre valutando se era un momento opportuno per recarsi ai seggi. Certi risultati non hanno cambiato molto le cose: il popolo desidera la democrazia, ma siamo solo ai primi passi del processo, e vuole sapere come sarà il futuro. Sono ancora troppe le domande senza risposta".
La democrazia non si può esportare, dunque: "E' stato troppo chiedere una coscienza democratica in un solo anno con 3 elezioni: le persone hanno votato per etnie credendo di tutelare io propri interessi senza curarsi dei programmi". Per la creare una democrazia - conclude Romano - occorre infatti creare prima un cittadino iraqueno, ma non possiamo importarlo


07 Oct 2007

IL SUDAFRICANO MATSHIKIZA, DA DEPORTATO AD ACUTO COLUMNIST DI MAIL & GUARDIAN, DIALOGA AD INTERNAZIONALE A FERRARA CON LA "BARBARICA" DARIA BIGNARDI
"In questo Festival ci sono giornalisti competenti su ogni tema trattato; per il Sudafrica volevano uno sguardo non specializzato…per questo hanno chiamato me!". Daria Bignardi ha aperto così la sua intervista a John Matshikiza, compensando la sua dichiarata incompetenza sul tema con uno stile informale ma preciso nelle interviste, grazie al quale si è riusciti ad apprezzare la variegata ed affascinante personalità del columnist del settimanale sudafricano Mail&Guardian.
Militante dell'African National Congress ed esiliato per anni dal suo paese, Matshikiza si è rifugiato negli Stati Uniti, in Inghilterra e in altre nazioni che gli hanno offerto ospitalità, sempre con il desiderio di tornare in Sudafrica, ma con la consapevolezza che, come ha affermato, "i ponti rotti non si ricostruiscono". Ci è riuscito finalmente a quasi 40 anni, dopo la fine dell'apartheid, scoprendo con sofferenza che tornando riconosceva i vecchi amici ma non il suo paese. Difficile quindi il compito di raccontarlo dalle pagine del Mail&Guardian, con l'animo diviso tra l'entusiasmo ritrovato e la constatazione di quanto sia problematico superare le divisioni razziali, linguistiche, urbanistiche, durate anni. "Ancora esistono riserve militari, questo non fa pensare ad un paese in pace", ha detto con amarezza.
Il suo impegno rimane però quello di denunciare questa realtà "senza compiacere nessun potere". E in chiusura la Bignardi lo ha voluto incalzare sull'altra sua attività: quella di attore. Senza farsi pregare, ha raccontato di quando ha fatto un film con Angelina Jolie. "Mi sono presentato un giorno prima sul set, appositamente per conoscerla. Ma l'ho vista solo di nuca…e il giorno delle riprese lei si è ammalata! Fine dell'avventura!". Anche se nella realtà la sua avventura, quella vera, continua ogni giorno con coraggio.


07 Oct 2007

"ATTENTI ANCHE IN DEMOCRAZIA ALLE MANIPOLAZIONI!"
L'ILLUSTRATRICE IRANIANA MARJANE SATRAPI SOLARE E SIMPATICISSIMA PRESENTA IN ASSOLUTA ANTEPRIMA AD INTERNAZIONALE A FERRARA IL SUO FILM D'ANIMAZIONE PREMIATO A CANNES

FILE LUNGHISSIME DI PUBLICO PER ORE IN ATTESA DELLA PROIEZIONE.
"CHI SCRIVE RACCONTI A FUMETTI E' UN BISESSUALE DELLA CULTURA"
Un lungo applauso ha accolto sabato sera, nella seconda giornata di "Internazionale a Ferrara", l'illustratrice iraniana Marjane Satrapi all'anteprima italiana del suo film d'animazione Persepolis, accompagnato da un incontro esclusivo con l'autrice.
Ma un vero boato si è levato quando a sorpresa, pochi minuti prima della proiezione è uscita per annunciare che ce ne sarebbe stata una seconda a mezzanotte, per permettere la visione a tutti coloro che, pur essendo in coda dal pomeriggio, non erano riusciti ad entrare. Un fuori programma che ha confermato la grande attenzione della fumettista per il suo affezionato pubblico.
Due ore dense di delicate e al contempo struggenti emozioni, quelle delle immagini che ha animato, assieme all'amico Vincent Paronnaud, traendole dall'omonima graphic novel autobiografica uscita in quattro volumi tra il 2003 e il 2004.
Il racconto della propria vita parte dall'infanzia che già denota il suo animo inquieto, e la sua insofferenza all'autorità e alla violenza del regime, fino ad arrivare all'adolescenza segnata dal trasferimento in Austria, a Vienna. L'imprigionamento e l'uccisione di un amato zio, l'assenza di libertà espressiva, l'essere costretta a emigrare, sola, per non venire perseguitata, non fanno che aumentare nell'animo della piccola Marjane lo spirito di ribellione. Ma più forte di tutto è il richiamo delle proprie radici e dei propri affetti che la portano a tornare già maggiorenne in Iran. Nonostante la fine del regime e l'avvento della Repubblica Islamica dell'Iran, i problemi di libertà personale sono rimasti, e per Marjane ormai abituata alle dinamiche europee, doversi sposare per poter passeggiare tranquilla con i proprio fidanzato è davvero troppo. Dopo aver resistito qualche anno, d'accordo con la famiglia decide dolorosamente di ripartire per l'Europa. Questa volta Parigi. Questa volta per sempre.
A stemperare la drammaticità del suo racconto illustrato, l'ironia, ereditata dalla nonna, che riesce sempre a ridare una nuova speranza nel futuro. E l'ironia il suo pubblico l'ha ritrovata nel lungo incontro concesso tra le due proiezioni, che attraverso un megaschermo, anche il pubblico ancora in coda ha potuto seguire.
"Per me che sono abituata a lavorare da sola, collaborare con altre cento persone è stato molto difficile: non li sopportavo più! Poi invece è stato bellissimo…ma come in tutte le cose, me ne sono resa conto solo alla fine!". E sulla collaborazione con Catherine Deneuve e Chiara Mastroianni per il doppiaggio, racconta: "Prima di incontrare la Deneuve, ho dovuto bere tre grappini, con Chiara è stato più facile. E' stata lei stessa a proporsi per il provino dopo aver letto il copione a casa della madre". Sulla vita in Iran ha spiegato:
"E' pericoloso vivere in un regime, ma ancor più in una democrazia dove si illude la gente di vedere e ascoltare delle verità, quando invece si tratta di manipolazioni. In un regime si sta sempre all'erta, ma bisognerebbe rimanere attenti sempre. Il primo nemico di una democrazia non è il dittatore, ma la cultura patriarcale: quando il padre ha l'ultima parola è un po' come il despota, che infatti è considerato il padre della patria. Ora in Iran le donne che studiano sono il doppio degli uomini, ma ci vorrà del tempo prima che arrivino al potere". Sulla sua attività dice:
"Noi che scriviamo racconti in forma di fumetti, siamo come dei bisessuali della cultura. Si sa cos'è un eterosessuale, così come un fumettista. Si sa cos'è un omosessuale, così come uno scrittore. Ma chi narra per illustrazioni crea ancora confusione. Il problema però non è questo, ma che purtroppo con l'arte non si può cambiare il mondo". Lo si può però migliorare. "Io non ho risposte, ma pongo delle domande. E se alla fine del film sarete stati in grado di mettervi nei miei panni, allora entrambi avremo raggiunto un importante obiettivo".

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