Il capo dello Stato in città per l'inaugurazione di Ermitage Italia
Il presidente Napolitano: Ferrara ha un respiro internazionale
20-10-2007 / Giorno per giorno

L'apertura di Ermitage Italia e la mostra sull'arte del Quattrocento, allestita a palazzo dei Diamanti, confermano il respiro internazionale di Ferrara e il suo ruolo privilegiato nella cultura europea. E' questo il commento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine di un'intensa mattinata di visita che ha visto il presidente giungere a Ferrara ed entrare in palazzo municipale alle 10,15 accolto dal sindaco, dal prefetto, dal presidente della Provincia, dal presidente della Regione e dalla presidente del Consiglio regionale. Al benvenuto della città al capo dello Stato da parte del sindaco Sateriale, è seguito un breve colloquio e la consegna di un'antica copia di pregio artistico dell'Orlando Furioso di Ariosto: una stampa originale della seconda metà del Cinquecento in forma di breviario, con incisioni e rilegatura in fregi d'oro.
Il presidente ha quindi presenziato in castello alla cerimonia di inaugurazione della sede di Ermitage Italia e si è successivamente trasferito in visita al complesso Giglioli che ospiterà il centro studi di Ermitage, quindi all'Università, per ultimare la mattinata a Palazzo dei Diamanti ad ammirare la mostra "Cosmé Tura e Francesco del Cossa, l'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este".
Nel pomeriggio conclusione della visita del presidente della Repubblica con l'incontro con gli imprenditori e le categorie economiche nella sede della Cassa di Risparmio di Ferrara.
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Testo del saluto del sindaco Gaetano Sateriale al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Signor Presidente della Repubblica,
nel porgerLe il benvenuto dei cittadini di Ferrara e delle loro Istituzioni, vorrei confermarLe il più sentito apprezzamento per l'alta funzione di garanzia costituzionale da Lei interpretata e per il costante impegno assunto, per ruolo ma anche per indole personale, nel richiamare la politica italiana ad un maggiore senso etico e della convivenza civile. Stia certo, Signor Presidente, che le nostre Istituzioni, in questa fase di difficile relazione tra istanze di governo, organizzazioni politiche e società, guardano alle Sue parole come ad un riferimento forte, attorno a cui orientare la propria azione.
Le Istituzioni locali qui rappresentate assumono quotidianamente decisioni rivolte a meglio interpretare le crescenti esigenze dei cittadini. Non sempre sono scelte facili e scontate: anzi, quasi mai. Per scarsità di risorse e per l'impegno a contrarre progressivamente spesa e intervento pubblico diretti. Sono decisioni prese in un'opera di costante coinvolgimento, sempre costruttivo anche se spesso difficile, delle numerose Associazioni e soprattutto dei cittadini, con gli strumenti della partecipazione. Tuttavia, come Lei ha recentemente ammonito, le Istituzioni elette hanno il dovere di scegliere, in trasparenza e con senso di responsabilità, quella che ritengono la soluzione migliore per il bene della loro comunità. E hanno il dovere di realizzare gli obbiettivi del loro mandato. A tali criteri di partecipazione, ascolto e responsabilità di decisione ci ispiriamo nella nostra funzione di governo della città e del territorio.
Ferrara non ha mai avuto una economia specializzata o sbilanciata su un settore solo, come è accaduto nelle realtà più forti della nostra Regione. Possediamo una industria significativa e un artigianato dinamico, senza essere diventati una città prevalentemente industriale. Conserviamo una agricoltura diversificata e attenta ai processi di trasformazione industriale, senza essere più una provincia agricola. Negli ultimi anni abbiamo moltiplicato il numero delle presenze turistiche (e delle strutture di servizio collegate al turismo) senza tuttavia diventare una città museificata, come è capitato ad altri centri storici del Paese.
Per mantenere questo equilibrio multisettoriale abbiamo deciso di perseguire politiche di attrazione di nuovi insediamenti industriali, seppure compatibili con le caratteristiche ambientali, politiche di qualificazione in agricoltura e di valorizzazione della ricca eredità storica artistica di una città e un territorio riconosciuti dall'Unesco patrimonio dell'Umanità. Ciascuna di queste decisioni produce, come ovvio, discussioni, critiche e, alle volte, opposizioni forti (come nel caso della costruzione di una nuova centrale elettrica a gas naturale nell'area petrolchimica o del potenziamento dell'impianto di smaltimento dei rifiuti del territorio). Sono però scelte che noi consideriamo giuste e persino obbligate, se si vuole che Ferrara resti agganciata alle dinamiche di sviluppo sociale ed economico del resto dell'Emilia Romagna e mantenga alta la qualità dei servizi pubblici locali. Pur nella massima attenzione alla salute delle persone e dell'ambiente.
Soprattutto, Signor Presidente, abbiamo deciso, assieme alla nostra Università, "antica per storia e giovane per vocazione", come Enti territoriali, di investire nei campi della ricerca, dell'innovazione e della valorizzazione culturale. Partendo dal patrimonio artistico (i palazzi, le chiese, l'impianto urbanistico, le opere d'arte) per produrre iniziative culturali di valore (non solo locale) e strutture permanenti in grado di attrarre un turismo qualificato, e arricchire il bagaglio di conoscenze dei nostri concittadini. Penso alla costruzione del futuro Museo Nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah, al recente ripristino della Chiesa Museo di San Cristoforo alla Certosa, alla grande mostra sulla pittura ferrarese del '400 che Lei avrà modo di visitare in mattinata, alle ricche stagioni musicali e teatrali di cui Lei è stato graditissimo testimone negli anni scorsi. Penso soprattutto alla realizzazione del Centro Ermitage Italia che inauguriamo oggi, terza sede europea di uno dei più prestigiosi musei del mondo, dopo Amsterdam e Londra.
Quando un anno fa decidemmo di dar vita ad un programma particolarmente ricco di eventi, dedicato al periodo Estense, con il titolo di "Ferrara: città del rinascimento", non eravamo ancora certi che Ermitage avrebbe scelto la nostra città, tra tanti qualificati concorrenti. Oggi siamo orgogliosi di questa scelta ma anche consapevoli delle responsabilità che abbiamo assunto nel rappresentare non solo e non tanto una città, quanto il nostro Paese, nell'ambito delle relazioni culturali con Ermitage e con la Russia.
La Ferrara tra 400 e 500 era un crocevia di pittori, musicisti, poeti, letterati, umanisti attratti qui da una corte intelligente e colta. Ne daremo prova con gli eventi previsti nei prossimi mesi. Oggi siamo molto fieri, in tutt'altro contesto storico, di essere nuovamente riusciti a fare della nostra città un luogo in cui si conoscono e si confrontano uomini di cultura, studiosi ed esperti internazionali di varia competenza.
Il mondo è certamente più aperto e interrelato di quanto non fosse 20 anni fa. Tuttavia la sua conflittualità appare in crescita, e sembra interessare ambiti culturali, religiosi ed etnici che speravamo fossero ormai al riparo dalla tragedia delle guerre. La conoscenza reciproca, lo scambio di esperienze, l'incontro tra diversità sono le premesse necessarie perché la diplomazia e la politica ristabiliscano le regole di convivenza, evitando il moltiplicarsi dei conflitti. Siamo per questo molto felici che Ermitage abbia accettato l'idea di realizzare nel 2009 una grande mostra a Ferrara proprio sull'Islam e la sua arte.
A noi sembra che le giovani generazioni siano lontane ed estranee alla logica dello "scontro fra civiltà". L' abbiamo verificato nel successo del recente Festival Internazionale a Ferrara, dove si è confermato un grande desiderio di conoscere, capire e confrontarsi da parte di migliaia di giovani. Abbiamo respirato, in quei giorni, la voglia di avere una informazione approfondita e diretta sugli avvenimenti di paesi lontani. Il desiderio di un'informazione buona per crearsi un'opinione propria: di una politica buona che accenda il desiderio di partecipare.
Investire in innovazione significa anche investire sulle generazioni più giovani.
La scelta di innovare l'offerta culturale della città l' abbiamo compiuta, Signor Presidente, in una doppia consapevolezza. La prima, che stiamo seguendo una nostra particolare vocazione di sviluppo. La seconda, che il patrimonio culturale e artistico italiano è una risorsa enorme, su cui il nostro Paese, se decidesse di investire seriamente sulla sua valorizzazione, non dovrebbe temere confronti competitivi in Europa: un settore di possibile e permanente eccellenza.
Purtroppo nel realizzare queste politiche di valorizzazione locale, che si sono avviate in molte città storiche come la nostra, ogni tanto ci sentiamo un po' soli. Come se fosse possibile uno sviluppo dei territori indipendente e separato dallo sviluppo economico e sociale del paese. Come se ci fosse un Governo nazionale indipendente e separato dai livelli del governo territoriale.
Sembra doversi purtroppo constatare, in una parola, che lo spirito e la cultura del titolo V della Costituzione sono molto meno diffusi e praticati di quanto il Referendum del 2001 avrebbe fatto sperare. Tuttavia siamo fiduciosi che, seppur lentamente, le cose stiano cambiando: nella coscienza delle persone e nelle iniziative parlamentari. Confidiamo che la nuova stagione di riforme istituzionali che sembra aprirsi in questi giorni abbia maggiore efficacia della precedente e renda più coese la politica e le istituzioni italiane.
Grazie della Sua presenza e del sostegno alle nostre iniziative, Signor Presidente.