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ESTATE BAMBINI 2010 - Giovedì 9 settembre incontro pubblico nella sede del Centro per le Famiglie in piazza XXIV Maggio

Come difendere la qualità dei servizi per l'infanzia e le famiglie, aspetti e criticità

08-09-2010 / Giorno per giorno

Nell'ambito della rassegna Estate Bambini 2010, giovedì 9 settembre alle 18.15, nella sala Azzurra del Centro per le Famiglie di Piazza XXIV Maggio (Aquedotto) avrà luogo un incontro pubblico sul tema "Come difendere la qualità dei servizi per l'infanzia e le famiglie?". Interverranno il sindaco Tiziano Tagliani, la direttrice dell'Istituzione Servizi Scolastici Educativi Loredana Bondi, la rappresentante del Comitato Genitori Scuole Materne Gloria Poltronieri, il rappresentante del Coordinamento Istruzione Pubblica Francesco Borciani. Introdurrà e coordinerà il dibattito Tullio Monini, responsabile Centri per le Famiglie di Ferrara.

LA SCHEDA (a cura degli organizzatori) - Pubblica, come l'acqua: la scuola: quest'anno allo stand ristoro e al kinder-caffé di EstateBambini si beve non solo acqua minerale in bottiglie di plastica ma anche e soprattutto ottima acqua di rubinetto, liscia o gassata, completamente gratuita e, per chi lo desidera, anche opportunamente refrigerata grazie a due distributori messi a disposizione per questo da Hera. Acqua "pubblica" dunque in coerenza con le battaglie di tanti cittadini ferraresi e di ogni regione italiana che questa primavera hanno chiesto a gran voce di considerare l'acqua "bene comune", bene non commerciabile che deve rimanere fondamentalmente "pubblico" a garanzia che tutti, proprio tutti, possano sempre berla e servirsene.
La scuola italiana, di ogni ordine e grado, è un altro "bene" di primaria importanza, fondamentale come l'acqua e l'aria non solo alla crescita di bambini e ragazzi quanto alla "sopravvivenza" stessa di una cultura condivisa e di una convivenza civile tra le persone. Per questo è fondamentale che rimanga un forte investimento pubblico in ogni settore scolastico e che non vengano fatte mancare alla scuola risorse umane (e quindi intelligenze e passioni) e finanziarie (e quindi mezzi, attrezzature, edifici sicuri, libri e personale). Come l'acqua anche la scuola italiana è però da tempo sotto attacco e non passa mese che non vengano disposizioni governative che mortificano la scuola pubblica, tagliano fondi e ne depauperano le risorse mettendo in crescente difficoltà enti locali e autonomie scolastiche. Reagire a questo stato di cose deve e può essere un impegno comune di amministratori, insegnanti e genitori, così come è opportuno siano il più possibile condivise le scelte che nella situazione data è necessario comunque prevedere a livello locale. Di tutto questo parleremo dunque giovedì pomeriggio ad Estate Bambini e l'incontro è aperto a tutti gli interessati.

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(Pensieri in EstateBambini 2010)
Da un articolo pubblicato dal giornale La Repubblica giovedì 2 settembre 2010
Cari adulti, imparate a restare bambini
di Piero Citati

Sul numero del 31 agosto, Repubblica riferisce un' inchiesta svoltasi, in Inghilterra, tra migliaia di genitori e bambini dai cinque ai quindici anni. I genitori inglesi (come certo quelli italiani) non sanno giocare con i figli: siedono accanto a loro davanti a un videogioco, tacciono, e si annoiano profondissimamente. Quando vengono interrogati, hanno sempre una scusa pronta: non hanno tempo, soffrono di stress (questa parola orribile), sono preoccupati per la crisi economica, per la guerra in Afghanistan, per le prossime vacanze in Italia, per la salute della madre, per le prossime elezioni politiche, per una partita a bridge con il cugino; e se hanno più di un figlio, li accusano di essere incapaci di giocare, perché litigano incessantemente. Poi, come è naturale, qualsiasi cosa accada, «tutta la colpa è sempre della società». L' inchiesta inglese rivela una condizione tremenda. Sebbene si proclamino intelligenti e progrediti, gli uomini del 2010 hanno (…) ucciso la loro anima infantile, che dovrebbe accompagnarli sino alla morte. Appena l' infanzia muore o si esaurisce in noi, si spegne l' immaginazione, il cuore, l' intelligenza, l' intuizione psicologica, l' estro, il gioco, l' eccentricità, la solitudine, la tenerezza, il divertimento. Diventiamo spettri lenti e tediosi. Non abbiamo più né amori né amicizie. Non riusciamo a respirare. (…) Soltanto se restiamo in qualche misura infantili, continuiamo a capire l' infanzia: ciò che è uno dei massimi doni dell' esistenza. Perché lì, in quelle risa e in quei pianti e in quei rossori e in quelle parole e affermazioni impossibili, si nasconde qualcosa che non appartiene al «qui»: soffia un altro tempo, un altro spazio, un' altra musica. Se non riusciamo a cogliere questo soffio siamo creature diminuite. Così, dobbiamo moltiplicare i nostri rapporti con i bambini. Per esempio leggere ai figli «Pinocchio» e l' «Iliade» e «Alice nel paese delle meraviglie» e la storia dell' elefante nel fiume e le «Favole italiane» di Calvino: nostro figlio ci fissa, spaventato e divertito; e noi seguiamo sul suo volto l' aspetto sconosciuto che prende in lui il libro che conosciamo. Mentre ascolta, il bambino riflette in sé il padre e la madre: li fa rivivere in sé; è felice di avere una simile affinità con loro. Non c' è momento, forse, in cui padre e madre siano così prossimi al figlio. La lettura finisce. Il bambino fugge, prende a scalare un albero o a scavare una fossa, come se volesse scostare da sé con un gesto il peso delle cose che ha appena ascoltato. Non riemergono più durante il giorno e sembra che se ne sia perduta ogni traccia. Ma vi sono degli istanti rivelatori. Prima del sonno o dopo il sonno, quando il bambino pare abbandonato a sé stesso, in certi lunghi pigolii - monologhi, dove la sua esperienza viene ripresa e riepilogata, ritornano sulla sua bocca i nomi dei libri: l'elefante si bagna di nuovo nel fiume, Patroclo viene pianto dal suo fratello di elezione, Pinocchio vola sulle ali del grande colombo, Alice attraversa lo specchio, i cinque italiani avventurosi compiono il loro viaggio picaresco verso Parigi. (…) Non importa che egli ora afferri solo una piccola parte dei loro significati. Se lascerà depositare nella sua mente queste storie, se crescendo continuerà a consultarle e ad ascoltarle in se stesso come ora le ascolta dalla bocca degli altri, finirà per comprendere per quale ragione egli è insieme Achille ed Ulisse, Cenerentola ed Robinson, la Bestia moribonda e il mai nato burattino di legno.
Tra padre, madre e figli tutto può diventare gioco, perché lo spirito dell' infanzia si impadronisce di tutto. E niente insegna più dei giochi. Uno di questi, per esempio, è il (…) il gioco dei giochi: quello con le biglie sulla spiaggia. Non c' è nulla di più divertente: nulla che susciti in questo modo l' abilità, l' emulazione, la vanità, l' astuzia, l' accortezza. In primo luogo bisogna bagnare la sabbia con l' acqua di mare e renderla compatta: poi costruire la pista, più larga o più stretta, con curve amplissime, ponti, salite, abissi da varcare d' un balzo e perfide trappole. Infine, distesi sulla sabbia, spingere la biglia con un colpo secco del dito medio puntato sul pollice, con la giusta forza. Molto meglio se ci sono bambini di altre famiglie. E bisogna ricordarsi di una cosa. I bambini devono vincere quasi sempre: non si può togliere loro questo immenso piacere. Alcune ingiustizie possono essere tollerate. Ma, qualche volta, la biglia del padre o della madre deve arrivare per prima. Così accade nella realtà, dove vincono i grandi; e, sebbene i giochi appartengano al regno dell' immaginazione, debbono risvegliare, all' orecchio del bambino, almeno un' eco lontana del mondo reale.