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Il sindaco-filosofo di Venezia a Cittàterritorio. I comitati? Un male necessario

Cacciari: "Le istituzioni attuali sono inadeguate al governo delle città"

18-04-2008 / Giorno per giorno

"Comitati e forme di gestione autonome della città sono mali necessari. Si esprimono, anche caoticamente e in modo contradditorio e tumultuoso, ma si esprimono. E le istituzioni si devono confrontare con loro per giungere a qualche forma di decisione". Così Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, filosofo prestato alla politica, ha affrontato uno dei nodi cruciali della politica contemporanea parlando a Cittàterritoriofestival, sollecitato dalle domande del direttore di Carta, Pierluigi Sullo, e del pubblico (quasi 700 persone che gremiva la piazza del Municipio). Ammettendo però che "i vari livelli istituzionali di governo preposti all'amministrazione delle città sono del tutto inadeguati ai bisogni che la città oggi esprime".
"La radice linguisticamente differente del termine città - ha detto in premessa - marca nelle diverse culture un alternativo concetto di ciò che la comunità cittadina rappresenta. Ma la città moderna, la città infinita - ha affermato - assume il carattere di città indefinita, in cui i diversi luoghi e spazi assolvono sempre meno a funzioni specifiche e corrispondono sempre meno a precise distinzioni fra ceti e classi come era in passato". Questo impone un profondo ripensamento delle sue linee di sviluppo.
"L'aporia di fondo dell'urbanistica contemporanea - ha aggiunto - è l'ossessivo rifiuto di tutto ciò che non trasforma lo spazio in tempo, in una frenesia di moblitazione universale assoluta. E, allo stesso tempo - e contraddittoriamente - la ricerca della piazza del luogo protetto, raccolto, sicuro". C'è quindi un conflitto da risolvere.
"Il problema della città infinita, dal punto di vista amministrativo - ha chiarito Cacciari - è quello di una governace di area vasta, poiché tutte le problematiche travalicano il tradizionale ambito delle competenze comunali e i livelli di governo attuali risultano del tutto inadeguati alle necessità".
In questa prospettiva, secondo il sindaco-filosofo, "il vecchio centro storico deve esser ripensato coerentemente con un'immagine di città che si proietta in una dimensione non più metropolitana (in cui i termini di riferimento sono centro e periferia) ma, appunto, vasta e diffusa, in cui il contesto reale diventa quello del territorio. E in questa città - ha precisato - i luoghi devono essere compenetrabili per consentirne una fruizione contemporanea. Diversamente l'uno diventa ostacolo per l'altro in una dinamica di contrapposizione".


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