INTERNAZIONALE (3ott08) - L'analisi attenta e pungente di Napoleoni, Dinmore, Weber e Clark
Crisi finanziaria americana e riflessi sull'Europa
04-10-2008 / Giorno per giorno
Era piena di giovani la sala più grande del cinema Apollo tutti curiosi di sapere che cosa riserverà il futuro dopo la grave crisi finanziaria americana. Si è aperta con il parallelismo tra la crisi economica del '29 negli Stati Uniti e quella attuale, ed è sfociata nell'attesa per il voto americano, l'incontro sulla finanza creativa che si è tenuto venerdì pomeriggio (3 ottobre), e che ha avuto come relatori l'economista Loretta Napoleoni e i giornalisti Guy Dinmore, Frank Paul Weber, Jennifer Clark. "Il sistema liberista e neoliberista, che vede il mercato sovrano - ha spiegato Napoleoni - e un'euforia finanziaria che ha fatto sì che aumentasse la domanda e dunque il valore delle azioni sono alla base sia della crisi del '29 che di quella attuale che si sta verificando negli Stati Uniti".
Senza dare nulla per scontato l'economista Napoleoni ha spiegato al pubblico del Cinema Apollo le dinamiche che hanno portato allo scoppio della bolla immobiliare che ha messo in ginocchio diversi istituti di credito statunitensi. "Se nel '29 - ha detto ancora Napoleoni - la crisi della fiducia nelle banche aveva come causa la mancanza di liquidità, oggi il problema sono i derivati che hanno portato gli istituti bancari a indebitarsi sempre di più facendo colare a picco il valore delle loro stesse azioni". Secondo Napoleoni il piano di salvataggio Polsen sarebbe necessario a salvare la situazione e a riportare nel mercato la fiducia. "Tuttavia il problema sembra essere politico", su questo sono state d'accordo Napoleoni e Clark, corrispondente del Wall Street Journal che ha descritto come la vicinanza con le elezioni presidenziali e il clima elettorale abbia letteralmente paralizzato la crisi. "Molti elettori americani non erano favorevoli al salvataggio - ha spiegato Clark - dunque alcuni repubblicani hanno votato no al piano Polsen dimostrando di non pensare al bene del paese, dall'altra parte la democratica Nancy Pelosi ha tenuto un vero discorso elettorale invece di dimostrarsi collaborativa per risolvere la crisi".
Il discorso si è poi spostato all'Europa con l'intervento del corrispondente del quotidiano francese La Tribune, Frank Paul Weber. "Si pensava - ha detto - che l'Europa se la sarebbe cavata bene e invece abbiamo avuto la dimostrazione che non siamo immuni, a dimostrarlo ci sono le difficoltà che alcune banche stanno attraversando in questi giorni". Ad aggravare tutto questo poi secondo il giornalista ci sarebbe anche una diversa visione di intervento da parte degli stati europei. "La Francia - ha spiegato - è favorevole a un piano comune europeo in grado di tamponare situazioni problematiche, mentre il governo tedesco è convinto che ciascuno stato debba pensare a se stesso in caso di crisi. In Italia bisogna essere preoccupati, perché qui le aziende sono molto esposte in quanto fanno largo uso del credito bancario, cosa che non succede per esempio in Germania. L'intervento di Guy Dinmore, corrispondente a Roma per il Financial Times si è focalizzato sugli Stati Uniti come potenza planetaria e in particolare sulla questione della guerra in Iraq. "Il prossimo presidente degli Stati Uniti - ha detto Dinmore - dovrà resistere alla tentazione di volere riaffermare la supremazia americana sia a livello diplomatico che militare. Inoltre credo che l'opinione pubblica non sia disposta ad accettare che vengano spesi fondi per la guerra in Iraq, per questo è molto probabile che questa crisi finanziaria avrà il potere di fare finire prima la guerra in Iraq".